mercoledì 29 maggio 2019



Lovecraft & Venere


H.P. Lovecraft menziona il pianeta che prende il nome dalla dea romana della bellezza molte volte nei suoi racconti.
Nel racconto “Il Caso di Charles Dexter Ward” (The Case of Charles Dexter Ward) scritto nel 1927, il romanzo venne pubblicato solo postumo, in versione abbreviata in due puntate, sulla rivista Weird Tales, nel maggio e luglio del 1941. Nel racconto ambientato quasi tutto a Providence Lovecraft menziona brevemente Mr. Benjamin West, uno studioso e un fine pensatore che è noto per il suo lavoro sul tardo transito di Venere. Cioè di quanto il pianeta è passato tra la terra e il Sole. Quando appare come un piccolo punto nero che lentamente passa sulla superficie del Sole.

Nel racconto “L’ombra venuta dal tempo” (The Shadow Out of Time) scritto tra il novembre 1934 e il febbraio 1935, fu pubblicato per la prima volta nel giugno 1936 sulla rivista fantascientifica Astounding Stories, vediamo come la mente di Nathaniel Wingate Peaslee abita uno degli esseri a forma di cono e apprende che numerose entità aliene popolano la Terra e il sistema solare. Degli studi di Peaslee Lovecraft cita brevemente: “una mente dal pianeta che noi conosciamo come Venere, che avrebbe vissuto incalcolabili epoche ancora….”. 

Venere è anche menzionata ne “Il Diario di Alonzo Typer” (The Diary of Alonzo Typer) che scrisse per il misterioso William Lumley (non Brian Lumley).  Scritto nell'ottobre del 1935, il racconto fu pubblicato per la prima volta a firma di Lumley nel numero di febbraio del 1938 della rivista Weird Tales. Nel racconto Alonzo Typer sta indagando su strani avvenimenti accaduti nella casa di van der Heyls nello stato di New York come riportato da H.P. Lovecraft Encyclopedia; di S.T. Joshi e David E. Schultz, 2001.  Quando Typer legge un manoscritto di Claes van der Heyl,scopre un riferimento legato al Libro di Dzyan che recita, “…i signori di Venere giunsero dallo spazio nelle loro navi per civilizzare il nostro pianeta.” Questa è l’unico riferimento nelle storie del Sognatore di Providence e potrebbe indicare il pensiero del misterioso Mr. Lumley riguardo i concetti presenti nel Libro di Dzyan. Da notare che il “Libro delle Cose Proibite” e “I sette segni perduti del terrore” e la misteriosa città di Yian-Ho erano idee del misterioso Lumley come ricordano Joshi e Schultz in H.P. Lovecraft Encyclopedia.

L'ultima storia del Sognatore di Providence che accenna a Venere, e anzi in effetti si svolge tutto sul pianeta Venere, è “Tra le Mura di Eryx” (In the Walls of Eryx) del 1936 ma pubblicata solo due anni dopo la sua morte, scritta insieme a Kenneth Sterling. Nel racconto viene descritto un ecosistema alieno completo, che comprende fiori carnivori, guerrieri akmani e skorah, oltre ai volanti tukah. Tuttavia, la razza dominante su Venere sono gli uomini lucertola, che sembrano adorare i cristalli di Venere, che l'umanità giunta sin lì estrae come fonte di energia sia sulla Terra che su Venere. Questa è l’unica storia di H. P. Lovecraft che si svolge interamente su un pianeta che non è la Terra.






Robert M. Price, studioso ortodosso di Lovecraft scrisse un articolo riguardo l’origine dei Signori di Venere dal titolo “Lovecraft’s Use of Theosophy”. Nell’articolo prende in esame l’enigmatica citazione di Lovecraft riguardo i Signori di Venere. “Sono quasi alla fine della questione Dzyan-Shamballah. Il suo scopo cosmisco — Signori di Venere, e tutto quello che — suona così speciale ed empatico per me!” (Selected Letters, vol. IV, p. 153. Lovecraft come si vede li cita insieme al Libro di Dzyan e alla città perduta di Shamballah. Nella lettera, indirizzata al suo amico scrittore Smith, afferma che il linguaggio Senzar in cui era scritto il libro di Dzyan “fu portato sulla Terra da… I Signori di Venere.” Nel racconto “Il Diario di Alonzo Typer”, aggiunge che il Libro di Dzyan “era vecchio quando i Signori di Venere giusnero dallo spazio con le loro navi per civilizzare il nostro pianeta.” Ma se già tutto questo è curioso e interessante notare che Price nel suo articolo aggiunge che: “Attraverso i Cancelli della Chiave d’Argento” (Through the Gates of the Silver Key) riscritto da ‘Lord of Illusions’ di E. Hoffmann Price, che lo introdusse alla questione Dzyan-Shamballah, si legge che “I Figli della Nebbia del Fuoco giunsero sulla Terra per insegnare l’Antica Sapienza all’uomo.” E che questi figli della Nebbia del Fuoco corrispondono secondo R. Price ai “Signori di Venere” e nel suo articolo Price lo spiega nel dettaglio.
“La dottrina cosmologica di base della Teosofia è che la storia universale può essere divisa in una serie infinita di manvantara, o di eoni cosmico-evoluzionari, separati da pralaya, o periodi di dormienza lunghi un secolo. All'inizio di ogni manvantara, l'Essere stesso (Brahman), simboleggiato come Fuoco Primordiale, inizia a differenziarsi in esseri individuali. Il primo di questi sono sette divinità solari, chiamate anche "Figli della Nebbia di Fuoco" a causa della loro immediata derivazione da esso.” Scrive Price citando la Dottrina Segreta vol. 1, p. 86 della Blatvaskj. Il termine si riferisce anche a un gruppo di esseri semidivini e semi umani che incarnano queste entità sulla Terra. “Sono le guide della prima umanità ed è attraverso questi "Figli di Dio" che l'umanità primordiale ha ottenuto le sue prime nozioni di tutte le arti e le scienze, oltre che della conoscenza spirituale” dice la Blatvaski “Furono loro a impartire agli uomini i più bizzarri segreti della natura e rivelare loro l'ineffabile e la parola perduta” (Dottrina Segreta vol. 2, p. 220) e secondo Price questa è senza dubbio “l’Antica Sapienza” menzionata da Lovecraft. Price si spinge oltre e nel suo articolo mette in relazione il testo di Scott-Elliot La Storia di Atlantide e la Perduta Lemuria, in cui le prime guide dell’umanità giunsero qui da Venere perchè Venere era più evoluta. Price scrive: “infatti la vita umanoide sulla Terra era (su Lemuria, per essere precisi) era appena senziente. I Signori di Venere della Nebbia di Fuoco insegnarono all’umanità all’inizio prendendo possesso dei loro corpi, e quando loro avevano imparato, entrarono con la loro intelligenza dando così a loro il tempo di svilupparne una per conto loro attraverso un Lamarckianesimo metafisico.”
Price riporta quanto scrive Scott-Elliot a pag 107 spiegando che i Signori di Venere erano in grado di farlo dati i loro poteri eccezionali di trasferire le proprie coscienze da Venere alla Terra. “Le astronavi sono un’aggiunta di Lovecraft, visto che i Signori Di Venere della Teosofia non ne avevano bisogno.” Conclude Price anche se è possibile che Venere sia stata un tempo come l’ha descritta Lovecraft, prima che l'effetto serra impazzisse. Forse durante il tempo degli Yith? Forse qualche terribile esperimento dei nativi è andato storto, così i Signori di Venere sono venuti sulla Terra con le loro astronavi?

In ogni modo leggendo queste righe balza alla mente che l’idea di Scott-Elliot della proiezione mentale attraverso lo spazio dei Signori di Venere possa essere stata usata da Lovecraft per La Grande Razza di Yith. Che appare in “L’ombra venuta dal Tempo” essi proiettavano le loro menti attraverso lo spazio e il tempo per ‘abitare’ le cose a forma di cono dell’Australia preistorica proprio come i Signori di Venere teosofici facevano con i ripugnanti lemuriani all’inizio. Price infatti cita una lettera in cui  Lovecraft scrive, “alcuni di questi suggerimenti su . . . i mostri senza forma dell’arcaica Lemuria sono davevro pregni di suggestioni fantastiche. . . .” e come Price fa notare Lovecraft spiega da dove li ha presi “Quanto ho letto è La Storia di Atlantide e della Perduta Lemuria. . .” Price aggiunge che Lovecraft deve per forza aver letto la pagina 87 del libro di Scott-Elliot dove cita: “Un po' prima della metà del periodo Lemuriano. . . il gigantesco corpo gelatinoso cominciò lentamente a solidificarsi. . .” Così l'idea di “L’Ombra venuta dal tempo” di intelletti avanzati dallo spazio esterno che si teletrasportano sulla terra per abitare corpi primitivi, giganteschi e gommosi sembra derivare dalla lettura di Scott-Elliot. Fornisce anche un suggerimento abbastanza chiaro in questa direzione in quella stessa storia. Mentre il narratore studia antichi testi per ricostruire la storia della Grande Razza, nota che “alcuni dei miti avevano legami significativi con altre leggende incerte del mondo preumano, specialmente con quelle storie indù che coinvolgono stupefacenti abissi di tempo e che formano parte della tradizione dei teosofi moderni.”

Davvero interessante l’articolo di Price anche se un po’ ostico, che ci si creda o no poco importa è solo un’altra splendida pagina di studio sull’opera di uno scrittore che non è solo uno scrittore. Bisogna stare attenti alle traduzioni in quanto la citazione di “Attraverso i Cancelli della Chiave d’Argento” a volte non appare “I Figli della Nebbia di Fuoco” ma “gli Alati”, in altre versioni sì. E così il collegamento con Venere si perde.
Ma quanto sarebbe stato se bello avesse vissuto di più e avesse cominciato a scrivere molte più storie di fantascienza interplanetaria? Forse sarebbe evoluto in quella direzione in quanto “Tra le Mura di Eryx” è davvero un diamante prezioso carico di nozioni e di sottigliezze come di giri di parole in quanto parla di Farnoth-flies, terribili mosche di Venere che in realtà era l’editore mediocre Farnsworth Wright di Weird Tales o degli Ugrats- Hugo the Rat (che in realtà è Hugo Gernsback pessimo editore di Wonder Stories) e così via.
Insomma se H.P. Lovecraft fosse vissuto di più sono certo avrebbe creato strani cilici pre-umani ben oltre il nostro sistema solare.