Lovecraft & Venere
H.P.
Lovecraft menziona il pianeta che prende il nome dalla dea romana della
bellezza molte volte nei suoi racconti.
Nel
racconto “Il Caso di Charles Dexter Ward” (The Case of Charles Dexter Ward) scritto
nel 1927, il romanzo venne pubblicato solo postumo, in versione abbreviata in
due puntate, sulla rivista Weird Tales,
nel maggio e luglio del 1941. Nel racconto ambientato quasi tutto a Providence Lovecraft
menziona brevemente Mr. Benjamin West, uno studioso e un fine pensatore che è
noto per il suo lavoro sul tardo transito di Venere. Cioè di quanto il pianeta
è passato tra la terra e il Sole. Quando appare come un piccolo punto nero che
lentamente passa sulla superficie del Sole.
Nel
racconto “L’ombra venuta dal tempo” (The Shadow Out of Time) scritto tra il
novembre 1934 e il febbraio 1935, fu pubblicato per la prima volta nel giugno
1936 sulla rivista fantascientifica Astounding
Stories, vediamo come la mente di Nathaniel Wingate Peaslee abita uno degli
esseri a forma di cono e apprende che numerose entità aliene popolano la Terra
e il sistema solare. Degli studi di Peaslee Lovecraft cita brevemente: “una
mente dal pianeta che noi conosciamo come Venere, che avrebbe vissuto
incalcolabili epoche ancora….”.
Venere
è anche menzionata ne “Il Diario di Alonzo Typer” (The Diary of Alonzo Typer)
che scrisse per il misterioso William Lumley (non Brian Lumley). Scritto nell'ottobre del 1935, il racconto fu
pubblicato per la prima volta a firma di Lumley nel numero di febbraio del 1938
della rivista Weird Tales. Nel racconto
Alonzo Typer sta indagando su strani avvenimenti accaduti nella casa di van der
Heyls nello stato di New York come riportato da H.P. Lovecraft Encyclopedia; di S.T. Joshi e David E. Schultz, 2001. Quando Typer legge un manoscritto di Claes
van der Heyl,scopre un riferimento legato al Libro di Dzyan che recita, “…i
signori di Venere giunsero dallo spazio nelle loro navi per civilizzare il
nostro pianeta.” Questa è l’unico riferimento nelle storie del Sognatore di
Providence e potrebbe indicare il pensiero del misterioso Mr. Lumley riguardo i
concetti presenti nel Libro di Dzyan. Da notare che il “Libro delle Cose
Proibite” e “I sette segni perduti del terrore” e la misteriosa città di Yian-Ho
erano idee del misterioso Lumley come ricordano Joshi e Schultz in H.P. Lovecraft Encyclopedia.
L'ultima
storia del Sognatore di Providence che accenna a Venere, e anzi in effetti si svolge
tutto sul pianeta Venere, è “Tra le Mura di Eryx” (In the Walls of Eryx) del
1936 ma pubblicata solo due anni dopo la sua morte, scritta insieme a Kenneth
Sterling. Nel racconto viene descritto un ecosistema alieno completo, che
comprende fiori carnivori, guerrieri akmani e skorah, oltre ai volanti tukah.
Tuttavia, la razza dominante su Venere sono gli uomini lucertola, che sembrano
adorare i cristalli di Venere, che l'umanità giunta sin lì estrae come fonte di
energia sia sulla Terra che su Venere. Questa è l’unica storia di H. P.
Lovecraft che si svolge interamente su un pianeta che non è la Terra.
Robert
M. Price, studioso ortodosso di Lovecraft scrisse un articolo riguardo l’origine
dei Signori di Venere dal titolo “Lovecraft’s Use of Theosophy”. Nell’articolo prende
in esame l’enigmatica citazione di Lovecraft riguardo i Signori di Venere. “Sono quasi alla fine della questione Dzyan-Shamballah. Il suo scopo cosmisco — Signori
di Venere, e tutto quello che — suona così speciale ed empatico per me!” (Selected Letters, vol. IV, p. 153. Lovecraft come
si vede li cita insieme al Libro di Dzyan e alla città perduta di Shamballah. Nella
lettera, indirizzata al suo amico scrittore Smith, afferma che il linguaggio Senzar
in cui era scritto il libro di Dzyan “fu portato sulla Terra da… I Signori di Venere.” Nel racconto “Il Diario di Alonzo
Typer”, aggiunge che il Libro di Dzyan
“era vecchio quando i Signori di Venere giusnero dallo spazio con le loro navi
per civilizzare il nostro pianeta.” Ma se già tutto questo è curioso e
interessante notare che Price nel suo articolo aggiunge che: “Attraverso i Cancelli della Chiave d’Argento”
(Through the Gates of the Silver Key) riscritto da ‘Lord of Illusions’ di E.
Hoffmann Price, che lo introdusse alla questione Dzyan-Shamballah, si legge che
“I Figli della Nebbia del Fuoco giunsero sulla Terra per insegnare l’Antica
Sapienza all’uomo.” E che questi figli della Nebbia del Fuoco corrispondono
secondo R. Price ai “Signori di Venere” e nel suo articolo Price lo spiega nel dettaglio.
“La dottrina cosmologica
di base della Teosofia è che la storia universale può essere divisa in una
serie infinita di manvantara, o di eoni cosmico-evoluzionari, separati da
pralaya, o periodi di dormienza lunghi un secolo. All'inizio di ogni
manvantara, l'Essere stesso (Brahman), simboleggiato come Fuoco Primordiale,
inizia a differenziarsi in esseri individuali. Il primo di questi sono sette
divinità solari, chiamate anche "Figli della Nebbia di Fuoco" a causa
della loro immediata derivazione da esso.” Scrive Price citando la Dottrina Segreta vol.
1, p. 86 della Blatvaskj. Il termine si riferisce anche a un gruppo di esseri
semidivini e semi umani che incarnano queste entità sulla Terra. “Sono le guide
della prima umanità ed è attraverso questi "Figli di Dio" che
l'umanità primordiale ha ottenuto le sue prime nozioni di tutte le arti e le
scienze, oltre che della conoscenza spirituale” dice la Blatvaski “Furono loro
a impartire agli uomini i più bizzarri segreti della natura e rivelare loro
l'ineffabile e la parola perduta” (Dottrina Segreta vol. 2, p. 220) e secondo
Price questa è senza dubbio “l’Antica Sapienza” menzionata da Lovecraft. Price
si spinge oltre e nel suo articolo mette in relazione il testo di Scott-Elliot La Storia di Atlantide e la Perduta Lemuria,
in cui le prime guide dell’umanità giunsero qui da Venere perchè Venere era più
evoluta. Price scrive: “infatti la vita umanoide sulla Terra era (su Lemuria, per
essere precisi) era appena senziente. I Signori di Venere della Nebbia di Fuoco
insegnarono all’umanità all’inizio prendendo possesso dei loro corpi, e quando
loro avevano imparato, entrarono con la loro intelligenza dando così a loro il
tempo di svilupparne una per conto loro attraverso un Lamarckianesimo
metafisico.”
Price
riporta quanto scrive Scott-Elliot a pag 107 spiegando che i Signori di Venere
erano in grado di farlo dati i loro poteri eccezionali di trasferire le proprie
coscienze da Venere alla Terra. “Le astronavi
sono un’aggiunta di Lovecraft, visto che i Signori Di Venere della Teosofia non
ne avevano bisogno.” Conclude Price anche se è possibile che Venere sia
stata un tempo come l’ha descritta Lovecraft, prima che l'effetto serra impazzisse.
Forse durante il tempo degli Yith? Forse qualche terribile esperimento dei
nativi è andato storto, così i Signori di Venere sono venuti sulla Terra con le
loro astronavi?
In
ogni modo leggendo queste righe balza alla mente che l’idea di Scott-Elliot
della proiezione mentale attraverso lo spazio dei Signori di Venere possa
essere stata usata da Lovecraft per La Grande Razza di Yith. Che appare in “L’ombra
venuta dal Tempo” essi proiettavano le loro menti attraverso lo spazio e il
tempo per ‘abitare’ le cose a forma di cono dell’Australia preistorica proprio
come i Signori di Venere teosofici facevano con i ripugnanti lemuriani all’inizio.
Price infatti cita una lettera in cui Lovecraft scrive, “alcuni di questi
suggerimenti su . . . i mostri senza forma dell’arcaica Lemuria sono davevro
pregni di suggestioni fantastiche. . . .” e come Price fa notare Lovecraft
spiega da dove li ha presi “Quanto ho letto è La Storia di Atlantide e della
Perduta Lemuria. . .” Price aggiunge che Lovecraft deve per forza aver letto la
pagina 87 del libro di Scott-Elliot dove cita: “Un po' prima della metà del
periodo Lemuriano. . . il gigantesco corpo gelatinoso cominciò lentamente a
solidificarsi. . .” Così l'idea di “L’Ombra
venuta dal tempo” di intelletti avanzati dallo spazio esterno che si teletrasportano
sulla terra per abitare corpi primitivi, giganteschi e gommosi sembra derivare
dalla lettura di Scott-Elliot. Fornisce anche un suggerimento abbastanza chiaro
in questa direzione in quella stessa storia. Mentre il narratore studia antichi
testi per ricostruire la storia della Grande Razza, nota che “alcuni dei miti
avevano legami significativi con altre leggende incerte del mondo preumano,
specialmente con quelle storie indù che coinvolgono stupefacenti abissi di tempo
e che formano parte della tradizione dei teosofi moderni.”
Davvero
interessante l’articolo di Price anche se un po’ ostico, che ci si creda o no
poco importa è solo un’altra splendida pagina di studio sull’opera di uno
scrittore che non è solo uno scrittore. Bisogna stare attenti alle traduzioni
in quanto la citazione di “Attraverso i Cancelli della Chiave d’Argento” a
volte non appare “I Figli della Nebbia di Fuoco” ma “gli Alati”, in altre
versioni sì. E così il collegamento con Venere si perde.
Ma quanto sarebbe stato se bello avesse vissuto di più e
avesse cominciato a scrivere molte più storie di fantascienza interplanetaria? Forse
sarebbe evoluto in quella direzione in quanto “Tra le Mura di Eryx” è davvero
un diamante prezioso carico di nozioni e di sottigliezze come di giri di parole
in quanto parla di Farnoth-flies, terribili mosche di Venere che in realtà era
l’editore mediocre Farnsworth Wright di Weird
Tales o degli Ugrats- Hugo the Rat (che in realtà è Hugo Gernsback pessimo
editore di Wonder Stories) e così via.
Insomma se H.P. Lovecraft fosse vissuto di più sono certo
avrebbe creato strani cilici pre-umani ben oltre il nostro sistema solare.