martedì 30 luglio 2019




Rettiliani nell’opera di H.P. Lovecraft


Rettiliani non nel senso di David Icke o del serial tv Visitors, ma rettiliano in senso di creature rettiloidi di questo mondo o meno che abitano e interagiscono con gli esseri umani adottando alcune precauzioni come quella di non farsi vedere dai profani, manipolare i grandi potenti e orchestrare e professare un culto ancestrale verso i loro dei squamosi.

Nei racconti di H.P. Lovecraft ci sono una messe di esseri fantastici e di creature orribili. Nel Ciclo di Arkham (i Miti di Cthulhu) ci sono decine di esseri gelatinosi, amorfi, bestiali e impossibili e conseguentemente non identificabili. Tranne i rettiliani che tutto sommato ci assmigliano. Curiosamente i rettiliani nell’opera di H.P. Lovecraft sono molti, forse troppi per un uomo così prodigo di attività oniriche. In ogni modo essi sono un po’ dappertutto nei suoi racconti anche se non sembre alla luce del sole. 


Di seguito una lista in ordine di scrittura e non di pubblicazione di racconti in cui questi rettiliani appaiono. È stata inserita solo una frase per racconto ma, ce ne sono molte altre che puntano a questa razza rettiliana-rettiloide. Riguardo le ultime due storie ci si conceda che siano state aggiunte alla lista, anche se è impossibile affermare con certezza quali sono i riferimenti Lovecraftiani e quali di Derleth.



Nel racconto “La Maledizione che colpì Sarnath” (The Doom that came to Sarnath, 1919, H.P. Lovecraft) troviamo ...dove una volta vivevano cinquanta milioni di uomini, ora strisciava solo l'abominevole rettile.

Ne “La città senza Nome” (The Nameless City, 1921) Lovecraft scrive  Era di natura rettiliana con caratteristiche corporee che a volte somigliavano al coccodrillo, altre volte alla foca, ma più spesso a esseri che il naturalista e il paleontologo non hanno mai conosciuto.

In “Il Festival” o “La Ricorrenza” (The Festival, 1923, H.P. Lovecraft) troviamo: ...con respiro agitato, contemplavo quel profano Averno di radiosità lebbrosa e acque mucillaginose; la folla rettiliana e incappucciata formava un semicerchio attorno alla colonna di fuoco.



Nel racconto “Sordo, muto e cieco” (Deaf, Dumb and Blind, 1924, H.P. Lovecraft, C.M. Eddy) ecco arrivare alle nostre orecchie ...fischi sibilanti di rettili osceni ... un coro sussurrante che la gola umana non può intonare!

In “La maldizione di Yig” (The Curse of Yig, 1928, H.P. Lovecraft, Zealia Bishop) Lovecraft scrive: ...i rettili erano di tutte le dimensioni, in numero innumerevole.





Ne “Il Tumulo” (The Mound, 1930, H.P. Lovecraft, Zealia Bishop) ecco che: ...gli esseri di Yoth erano senza dubbio di stirpe rettiliana.

Nel racconto “Nelle spire di Medusa” (Medusa's Coil, 1930, H.P. Lovecraft, Zealia Bishop) troviamo che: il suggerimento di innumerevoli teste di rettile alle estremità arricciate era troppo 
marcato per essere illusorio o casuale.

Nella storia “La Maschera di Innsmouth” o “L’ombra su Innsmouth” (The Shadow over Innsmouth, 1931, H.P. Lovecraft) il Sognatore di Providence scrive: una delle figlie di Marsh era davvero orribile…. a quanto si diceeva, assomigliava a un rettile.

Nel racconto “Il diario de Alonzo Typer” (The Diary of Alonzo Typer, 1935, H.P. Lovecraft, William Lumley) troviamo: ...la sua consistenza ricorda stranamente quella di un serpente squamoso ed è inspiegabilmente nauseabonda al tatto ... fredda e viscida come la pelle di un rettile.

Nel curioso racconto “Tra le Mura di Eryx” (In the Walls of Eryx, 1936 H.P. Lovecraft e Sterling) leggiamo:  ...nonostante le loro città costruite in modo elaborato, sembrava difficile accettare che quei rettiliani avessero realizzato qualcosa del genere.



Il racconto “Il Sopravvissuto”  (The Survivor, 1954, H.P. Lovecraft, August Derleth) ... e cos'era che strisciava tra i suoi piedi? Una lunga cosa nera, troppo grande per essere un serpente.

E infine “La lampada di Alhazred” (The Lamp of Alhazred, 1957, H.P. Lovecraft, August Derleth) ... Le tracce lasciate da alcuni rettili erano chiaramente disegnate nel fango.

sabato 27 luglio 2019

LOVECRAFT & AQUAMAN

LOVECRAFT & AQUAMAN




La narrativa di H.P. Lovecraft era notoriamente coinvolgente. Autori come Stephen King, Alan Moore, Neil Gaiman e William S. Burroughs hanno esplicitamente riconosciuto la sua influenza. Tutti gli episodi di X-Files ambientati nelle piccole città americane ricordano la visione di Lovecraft delle piccole e decadute città del New England come Dunwich e Innsmouth. Gli Dei Anziani e l'Idra nell'Universo Marvel sembrano ispirati ai “Grandi Antichi”, alle stelle e ai loro adoratori nel mito di Cthulhu.

E anche il recente film di Aquaman ha preso esplicitamente ispirazione da Lovecraft. Subito in apertura del film c’è il padre di Arthur, il guardiano del faro, e poco dopo appare l'immagine di un globo di vetro contenente un faro, collocato su una copia del libro The Dunwich Horror e altre storie di H.P. Lovecraft sul suo tavolino da caffè.
Insomma Aquaman comincia con un bel cameo lovecraftiano che deve servirci da guida nell’analisi, ma attenzione, non tutto è come sembra.


Il film strizza subito l’occhio a “La nave Bianca” (The White Ship) del 1919, un racconto di Lovecraft che racconta le visioni di un guardiano del faro sulle rive del Massachusetts. E l'inizio di Aquaman e sembra davvero far riecheggiare le prime pagine del racconto del Sognatore di Providence:
Sono Basil Elton, custode della luce di North Point, proprio come mio padre e mio nonno prima di me. Lontano dalla costa sorge il faro grigio, che si eleva sopra le rocce sommerse e fangose ​​che sono visibili con la bassa marea, ma scompaiono alla vista quando le maree si alzano. Di fronte a quel faro, le maestose navi dei sette mari hanno sfilato per oltre un secolo. Ai tempi di mio nonno erano parecchie, ai tempi di mio padre un po' meno: ora sono così rare che a volte mi sento stranamente solo, come l'ultimo uomo del mondo.
Antiche navi a vela arrivano da sponde lontane, rive d'oriente dove il sole brilla con più calore e dolci profumi aleggiano su giardini misteriosi e templi felici. I vecchi lupi di mare si intrattenevano spesso con mio nonno per parlargli di queste cose, e a sua volta egli le ripeteva a mio padre, che me le ha raccontate nelle lunghe sere d'autunno in cui il vento ulula orribilmente da oriente. Ho letto molto su queste e altre cose ancora; le ho lette nei libri che gli uomini mi davano quando ero ancora giovane e pieno di meraviglia.
Ma più stupefacente della sapienza dei vecchi e dei racconti contenuti nei libri, è il segreto dell'oceano.

Quindi siamo alle prime battute del film e già ci sono due evidenti riferimenti a Lovecraft e al ciclo di Cthulhu. In fondo però lo ha dichiarato lo stesso talentuoso regista James Wan che, a una domanda sull’influenza di Lovecraft nel suo film ha risposto: “Ho capito che non potevo fare un film come Aquaman senza rendere conto al Lovecraft che è dentro di me…”

Ora nel film Aquaman i regni sottomarini sono sette, uno di questi è Atlantide i cui abitanti sono simili agli uomini mentre gli altri regni hanno esseri molto diversi a cominciare da tritoni e sirene. Uno di questi regni “Trench” è popolato da genti fin troppo simili agli abitatori del profondo di lovecraftiana memoria. Una razza di uomini-pesce che sono degenerati e finiti in barbarie. Questa razza ostile e pericolosa abita nelle regioni più profonde e attacca chiunque. In una delle scene più emozionanti del film, una piccola barca guidata da Aquaman e Mera viene avvicinata da dozzine di questi mostri. La scena sembra uscita da una produzione di orrore, con mostri squamosi che circondano gli eroi di tutte le parti che devono attraversarne un'orda. Davvero impossibile non sperare che qualcuno con questi mezzi possa produrre “The Shadow over Innsmouth” dopo aver visto tutto questo!
Speriamo! Aquaman tratta delle profondità insondabili. Un mondo praticamente sconosciuto pieno di misteri e le cose che non possiamo nemmeno immaginare dalla superficie. A un certo punto del lungometraggio, si dice che sappiamo di più su ciò che esiste oltre la Terra, su altri pianeti, di quello che esiste nelle profondità abissali.


L'intera storia di Aquaman, con il suo eroe mezzo umano e mezzo Atlantideo, sembra discendere non solo, come vedremo, da “L’Ombra su Innsmouth” tradotta anche come “La Maschera di Innsmouth” di Lovecraft. In quella storia il narratore scopre che i cittadini di Innsmouth, nel Massachusetts, si sono incrociati con una razza simile ai pesci che vivono nel mare. Quelli di sangue misto sembrano perfettamente umani, ma quando raggiungono la mezza età cominciano a manifestare tendenze sempre più ittiche nell'aspetto e nel comportamento, finché un giorno si inoltrano nel mare per unirsi ai loro cugini acquatici. Il narratore scopre inoltre che un suo antenato apparteneva proprio a questo ceppo marino. E alla fine della storia si rassegna alla progressiva corruzione del suo corpo e della sua anima e progetta di dirigersi verso l'Atlantico, per non tornare mai più.
È interessante notare che Lovecraft lascia che un personaggio esprima il proprio atteggiamento in “The Shadow over Innsmouth” mentre il narratore acquista un biglietto dell'autobus per Innsmouth, l'agente di biglietteria, ignaro dei matrimoni con la gente anfibia, spiega perché la gente delle città vicine evita quel posto:

“Eppure credo che alla base di tutto vi fossero dei semplici pregiudizi razziali; non che biasimi chi li coltiva, visto che, da parte mia, odio francamente quelli di Innsmouth e non andrei in quel posto neanche per tutto l'oro del mondo. Immagino che lei sappia - anche se è dell'ovest, l'ho capi-to dall'accento - che una quantità di bastimenti del nostro New England batteva i più strani e lontani porti dell'Africa, dell'Asia, dei Mari del Sud e di chissà quali altri posti ancora, e che spesso riportava in patria gente di quei paraggi. Senz'altro avrà sentito parlare di quel tale di Salem che tornò a casa con una moglie cinese, e forse saprà che esiste ancora una colonia di indigeni provenienti dalle isole Fiji nei paraggi di Capo Cod.
Bene, penso che la gente di Innsmouth abbia alle spalle un'esperienza del genere. Il paese è sempre stato tagliato fuori dalla regione circostante da fiumi e paludi, e quindi non possiamo sapere con precisione cosa sia successo, ma è abbastanza probabile che il vecchio capitano Marsh abbia portato a casa degli esemplari parecchio strani quando aveva una flotta di tre navi, nel '20 e nel '30. Ancor oggi la gente di Innsmouth ha un aspetto bizzarro: non saprei come descriverlo, ma è un fatto indiscutibile. Se ne accorgerà osservando Sargent, se prenderà la corriera. Alcuni hanno la te-sta curiosamente stretta, il naso piatto, occhi vitrei e sporgenti che sembra non si chiudano mai; neanche la loro pelle è normale, ma raggrinzita e coperta di croste. E ai lati del collo presentano una specie di pieghe grinzose. Diventano calvi molto giovani. I più vecchi hanno un aspetto anche peggiore, sebbene, a onor del vero, non ricordi di aver mai visto una persona anziana di Innsmouth. Probabilmente muoiono prima di paura guardandosi allo specchio! Gli animali detestano questa gente... prima che ci fossero le automobili avevano sempre molte noie con i cavalli.”

Ecco che quindi lo stesso Lovecraft riconosceva un aspetto pregiudizievole, anche se lo difendeva. Sembra impotente di fronte a tutto ciò, se vogliamo prendere questo specifico racconto come metafora della sua visione delle razze ma, se vogliamo dar retta a Frank Belknap Long, che gli fu amico per venti anni, e ad altri suoi amici, Lovecraft non fu mai udito esprimere concetti razzisti né pronunciò mai frasi di quel genere, ma addirittura era sempre pronto ad aiutare chi era in difficoltà. Da qui non vogliamo dire che non avesse idee conservatrici, tutt’altro era il più conservatore dei conservatori! Ma per coloro che sostengono ciecamente che Lovecraft fosse razzista, senza conoscere l’America di quel periodo, e si pongono la domanda se leggere autori simili, crediamo che per quel che riguarda Lovecraft la risposta debba essere affermativa. Lovecraft fu un grande scrittore e possiamo e dobbiamo leggerlo nonostante tutto. Cosa che ha fatto a fondo il regista di Aquaman James Wan che infatti all’inizio del suo film mostra una copia del libro The Dunwich Horror and Others a casa di Curry quando lui e Atlanna si innamorano. Ma come accennato questo cameo non è casuale in quanto si tratta di una raccolta di storie di H.P. Lovecraft in cui c’è anche il romanzo del 1931 “The Shadow Over Innsmouth”, pubblicato su Weird Tales solo nel 1942 due anni dopo la morte del Sognatore di Providence, da cui il film sembra trarre ispirazione.
Il racconto di Lovecraft si svolge in gran parte in una remota città costiera nel New England dove i locali si incrociano con una razza di esseri acquatici noti come gli Abitatori del Profondo. Il narratore scopre di essere un prodotto dell'allevamento ibridato e accetta il suo destino sotto il mare.
Arthur Curry, l'omonimo supereroe DC, è il prodotto di una relazione simile tra esseri umani e Atlantidei. Insomma il riferimento a tematiche lovecraftiane è evidente e a un certo punto anche il cattivo del film Black Manta quota esplicitamente una frase di Lovecraft del racconto “Il Richiamo di Cthulhu” quando attacca Arthur e Mera. Ma le influenze Lovecraftiane non si fermano alle citazioni di Aquaman e Black Manta. Il regista ha intriso gran parte del suo film con storie che ruotavano attorno a civiltà perdute e creature antiche e ultraterrene che sfidano le spiegazioni della scienza convenzionale insomma anche qui come nei racconti di Lovecraft oltre alle civiltà dimenticate si aggirano bestie indefinibili all'ombra del vecchio mondo, portando la trama in avanti.
James Wan inserisce anche alcune chicche Lovecraftiane solamente visuali come:


Sullo sfondo la scritta Octopus

Un trono tentacolare

Il Grande Antico che emegre

Cosa sono se non Abitatori del Profondo?




La connessione più diretta tra il lavoro di Lovecraft e il mare riguarda gli orrori delle profondità. Ma lo analizzeremo in dettaglio nel secondo e conclusivo post su Lovecraft & Aquaman.

giovedì 18 luglio 2019


APPARTAMENTO DI HPL IN AFFITTO AL 10 DI BARNES ST.



Sono tornato da poco da Providence e devo dire che sono stanco, ma soddisfatto. Passeggiare per la città che ha dato i natali a Lovecraft, soprattutto su College Hill, è davvero entusiasmante soprattutto se lo si fa al tramonto. Nella mia ricerca delle varie location in cui il Sognatore di Providence è stato, non poteva mancare il numero 10 di Barnes Street quello che S.T. Joshi definisce giustamente monumento nazionale visti gli importanti racconti scritti tra quelle mura da Lovecraft.

Su questo però torneremo quando la guida di Providence sarà pronta.

Per ora basti sapere che in questa casa di legno che ha visto per lunghi anni la presenza di H.P. Lovecraft, in cui lo stesso ha scritto moltissime lettere oltre che racconti come “Il Richiamo di Cthulhu” è in vendita. O meglio in affitto, o meglio l’appartamento dello scrittore era in affitto fino a qualche tempo fa.
L’annuncio specificava che l’appartamento vantava pavimenti in parquet, soffitti alti e un parcheggio sulla strada. Che si trova a cinque minuti a piedi dalla Brown University, e dispone di un servizio di lavanderia nel seminterrato.

Sì è questo l’appartamento in cui Lovecraft ha vissuto tornando a Providence, dopo i due anni di matrimonio con l’ebrea ucrania Sonja Simonovna Šafirkin con cui aveva vissuto in quel di New York. Questo è l’appartamento che lo scrittore occupò con le sue due vecchie zie. Vi rimase per circa sette anni e ne fece la casa del Dr. Marinus Bicknell Willett, personaggio del suo splendido racconto pubblicato postumo “Il Caso di Charles Dexter Ward”.  
H.P. Lovecraft era entusiasta del suo ritorno a Providence e, poco dopo essere arrivato al 10 di Barnes Street, il 1 maggio 1926 scrisse subito al suo più caro amico Frank Belknap Long:  “Per quel che riguarda il posto—ho trovato una grande stanza al piano terra (doveva essere una sala da pranzo enorme con tanto di camino) e una cucinetta e alcove in una spaziosa casa di legno Vittoriana del 1880—una casa, davvero curioso, costruita da alcuni vecchi amici di famiglia, ormai da tempo deceduti”.

Ecco che quindi la casa di Barnes Street, era in affitto per 965 dollari al mese fino a qualche tempo fa. Mi è sfuggita!








Le immagini mostrano una residenza ampia e ariosa piena di luce, chissà se il fantasma di Lovecraft la frequenta di tanto in tanto. Bisognerebbe chiedere a chi l’ha affittata nel frattempo, probabilmente a qualche facoltoso studente della Brown University.


Qui visse Lovecraft dall’aprile del 1926 al maggio del 1933. 

martedì 9 luglio 2019


IL NECRONOMICON E IL RABBINO NERO



Nello scrivere il mio saggio Il Necronomicon Mito & Leggenda, ho scavato in profondità aspetti legati al testo misterioso e alle leggende che intorno ad esso sono nate, anche leggende oscure e di cui sarebbe meglio tacere. Tra le molte notizie e ammiccamenti che ho trovato sono incappato in un certo Jacob Eliezer, chiamato anche “Il Rabbino Nero” ma, per quanto abbia cercato non sono riuscito a trovare nessun nome reale che vi corrispondesse nella storia. Chi era Jacob Eliezer? Da dove veniva? Da dove è saltato fuori? Da un libro, un articolo? Da un racconto Lovecraftiano?

Ne parla A Haunted Mind: Inside the Dark, Twisted World of H.P. Lovecraft di Bob Curran che spiega come John Dee sia entrato in contatto con il misterioso testo di proprietà del Rabbino Nero. Il Necronomicon, forse nella biblioteca di Rodolfo II, forse in un castello in Transilvania (anche se dai diari di Dee non emerge traccia di un suo viaggio in quella località) o forse tramite Edward Kelley che lo aveva comprato da Jacob Eliezer in fuga dall’Italia. Ecco ma qui si perdono le tracce: sappiamo che Jacob Eliezer fuggì dall’Italia e si rifugiò a Praga dove vendette una copia del Necronomicon a John Dee.
Ma la domanda rimane: Jacob Eliezer è esistito veramente o è stato solo un personaggio in un racconto?

Jacob Eliezer sembrerebbe essere lo stesso Eliezer ben Hyrcanus, una persona reale vissuta però duemila 2000 anni fa, di cui ha scritto lo studioso Jacob Neusner. Le interpretazioni errate di Eliezer (intenzionali o meno) sono probabili perché “i gentili” sanno molto poco della storia ebraica autentica che è ricca e complessa, ma quindi se sono la stessa persona questo Rabbino Nero quanto è vissuto se era in vita ai tempi di John Dee? Sembra inverosimile eppure, parlando di narrativa weird tutto ciò non farebbe una piega.  
Esistono moltissime leggende ebraiche ispirate al Talmud e alla Kabbalah come quella del del Maharal di Praga (Moreinu Ha-Rav Loew= Nostro Signore, Rabbi Loew) al secolo Judah Loew ben Bezalel e i suoi segreti a cominciare dal Golem che avrebbe creato, per mezzo di uno dei testi più antichi e misteriosi della tradizione kabbalistica il Sefer Yetzirah.  
John Dee visse in quel di Praga a lungo in una strana casa vicino a Betlemme Square, proprietà di Tadeáš Hájek z Hájku e piena di scritte sulle pareti riguardanti simboli e formule alchemiche. Questo medico, alchimista, astronomo ceco è stato varie volte effettivamente in Italia e sembra abbia dato al necromante John Dee un testo misterioso. Alcuni studiosi, non il sottoscritto che ha esaminato l’argomento con vari articoli, conferenze e saggi il cui ultimo Il Codice Voynich, credono che abbia anche creato il manoscritto Voynich, che viene di tanto in tanto associato al Necronomicon o alla sua versione reale: un manoscritto ‘eldrich’ sulla necromanzia.
Tuttavia, non ho trovato alcuna menzione del Necronomicon o simile nel catalogo dei libri posseduti da John Dee. Il mago Elisabettiano aveva numerosi libri senza nome... e pertanto è possibile che la storia di Jacob Eliezer contenga un nucleo di verità, ma purtroppo la sua origine ancora è ignota.

Nel decennio 1570-1580 esistette un uomo chiamato Eliezer (o Eleazer) ben Isaac Ashkenazi, che era uno stampatore ebreo ben noto a Praga. Ci fu anche Eliezer Avraham Ulmo-Günzburg, che nacque in Italia e che morì in quel di Praga (suo figlio si chiamava Jakub). Forse fu lui a ispirare la storia del Necronomicon invece del famoso Eliezer ben Hyrcanus che non era solo un rabbino ma era anche un choen? Non lo sappiamo e c’è molta confusione. Sappiamo però che Lovecraft ben conosceva la tradizione ebraica della cabbala e forse anche qualcosa in più come dimostrano i racconti “Il Caso di Charles Dexter Ward” o “La Ricerca Onirica della Sconosciuta Kadath”. Sicuramente Lovecraft, che si era sposato con un’ebrea, conosceva il famosissimo Judah Loew chiamato il Maharal di Praga. E non era noto solo per il Golem in quanto nella tradizione ebraica è una e propria leggenda.  La vecchia nuova sinagoga di Praga è l’unica nel mondo dove il salmo 92 viene recitato due volte. questo perché nel passato il Maharal dovette fermarsi nel mezzo: in quanto si era dimenticato di disattivare il Golem il giorno del Sabbath e aveva cominciato ad andare in giro a rivoltare la città. così dopo averlo neutralizzato fu costretto a recitare il salmo 92 una seconda volta e tutto è rimasto in vigore sino al giorno d’oggi. Incantò l’imperatore Rodolfo II con uno strano show di un’antica versione della lanterna magica, analizzato da Giovanni Battista Della Porta nella sua “Magia Naturalis”, ma c’è anche un passaggio segreto sotto il sedile di Maharal alla Sinagoga che conduce nell’attico dove il Golem fu infine distrutto. Lo stesso ostacolò una terribile ondata di piaga infantile comunicando con lo spirito di un bambino, ucciso da sua madre. Si narra che il Maharal abbia incontrato la Morte, alle porte del cimitero, e abbia strappato un foglio con su il suo nome, guadagnando così altri 5 anni di vita. La Morte lo ingannò diventando una goccia di rugiada su una rosa e quando il Maharal la annusò, la Morte lo prese.  Si crede che lasciando un messaggio con un desiderio sulla sua tomba questo sì avvererà Le leggende ebraiche lo vogliono ancora nella sua tomba, né morto né vivo, intento a leggere i suoi amati libri in attesa…

Ecco tutto ciò è molto Lovecraftiano, non trovate?
Insomma, il libro nero che permette di creare il Golem. La fama oscura del rabbino per non parlare della strana assonanza del nome del Rabbino Nero: Eliezer o Eleazer, soprattutto la seconda variante non ricorda un po’ quel Alhazred? Ecco tutto questo fa pensare che H.P. Lovecraft possa aver tratto l’idea del Necronomicon da questo misterioso Rabbino Nero chiunque esso fosse…