sabato 28 marzo 2020


H. P. LOVECRAFT ERA UNA SPIA?


È davvero possibile che Howard Phillips Lovecraft, il padre di Cthulhu fosse anche una spia? Sembra davvero assurdo anche solo formulare la domanda eppure ci sono molti romanzieri che lo sostengono. Su tutti il discusso scrittore Peter Levenda e la sua trilogia The Lovecraft Code, Dunwich e Starry Wisdom, ma perfino qualche studioso della vita di H. P. Lovecraft non esclude del tutto questa ipotesi. È difficile crederlo ma senza dubbio, se HPL è mai stato una spia, è difficile che lo sia stato tra il 1923 e il 1926 insieme ad Harry Houdini. Più probabile che se mai sia esistito un Lovecraft agente segreto ciò sia accaduto nel 1917.

Kenneth W Faig, Jr, nel suo interessante articolo “The Unknown Lovecraft I: Political Operative”, Crypt of Cthulhu 103, Vol. 19, 1999 scrive che nel 1948 un articolo intitolato “Fond Memories that Linger On” apparso su The Fossil, nel gennaio del 1948 scritto da un certo Michael White affermava  che Lovecraft aveva collaborato con un agente segreto inglese per esacerbare un enclave di attivisti irlandesi.
Di quale episodio si sta parlando?
Sappiamo che H.P. Lovecraft presentò la United Amateur Press Association in un club letterario di Boston nel 1917 e questo Micheal White era tra il pubblico. White nel suo articolo del 1948 affermò che Lovecraft ben conosceva DeMarest Lloyd, un agente segreto inglese che aveva il suo quartier generale proprio in quel di Boston. “DeMarest era molto dentro la questione irlandese e quanto lui fece per denaro, Lovecraft lo fece per convinzione” scrive ancora White nel suo articolo. Lovecraft era decisamente schierato dalla parte dei Britannici ma faceva un’eccezione per quel che riguardava Lord Dunsany. A quel tempo non sapeva, e probabilmente non lo scoprì mai che Dunsany era molto vicino ai ribelli irlandesi e all’Ira.

Oggi controllare le fonti dell’articolo del 1948 di Micheal White è decisamente impossibile, almeno per me. Quello che sappiamo con certezza è che questo incontro ci fu ma non sappiamo quale fosse il club letterario in questione in cui Lovecraft e l’agente segreto britannico DeMarest Loyd si incontravano.

Quale fosse il loro rapporto è oscuro, come è giusto che sia per agenti segreti—potrebbe dire qualcuno. Quello che sappiamo e che Lovecraft, che era dalla parte dei britannici nella questione irlandese, aveva anche molti amici irlandesi.
I personaggi di questa vicenda incerta e misteriosa vicenda di spie e intrighi sono:
Michael White nato in Irlanda il 7 settembre 1884, leggermente più grande di Lovecraft fece vari lavori tra cui il cuoco prima di entrare nel campo del giornalismo e dare una grossa spinta ai giornali amatoriali in quel di Boston. Conobbe la Miniter tramite Lovecraft e scrisse con Paul W. Cook In Memoriam: Jennie E.T. Dowe nel 21 proprio per la madre della Miniter che conosceva e frequentava in quel di Wilbrahm. Tutti e tre erano appassionati di letteratura irlandese. Ecco che quindi White non era un signor nessuno e ben conosceva l’ambiente di Lovecraft essendo era un caro amico di Edith Miniter e della madre della Miniter che era solita scrivere versi alla moda irlandese.

H.P. Lovecraft che scrisse e pubblicò tutta una serie di lettere al vetriolo a John T. Dunn[1] - un amico - e alcune di queste finirono nelle pagine di The Conservative




Il club di giornalismo amatoriale pubblicò un giornale il Providence Amateur e il primo numero, giugno 1915, sembra sia stato scritto interamente da Lovecraft e Dunn, anche se solo sei pezzi sono stati firmati. Il loro rapporto è importante perché dalle loro lettere può emergere qualcosa in più riguardo Lovecraft agente segreto.


John T. Dunn intervistato da L. Sprague de Camp nel 1975 fornì alcuni curiosi aneddoti su Lovecraft e sul suo strano comportamento agli incontri del club:
Dunn trovava Lovecraft... strano o perfino eccentrico. Ai raduni Lovecraft sedeva fermo e guardava dritto in avanti e voltava la testa solo quando qualcuno gli parlava. Il suo tono era basso e monotono, di tanto in tanto annuiva per enfatizzare una parola o un’espressione. “Mi piaceva il tipo” disse a De Camp, “non avevo nulla contro di lui anche se spesso non eravamo d’accordo. Ma spero che fossimo in disaccordo come gentliluomini.” Secondo Dunn Lovecraft aveva un grande autocontrollo, non perdeva mai la calma, non importa quanto acceso fosse l'argomento. Dunn e Lovecraft ebbero uno scambio epistolare molto duro soprattutto riguardo la questione Irlandese. Dunn in seguito rifiutò di arruolarsi con gli Stati Uniti e fu imprigionato per un certo periodo, ma fu rilasciato alla fine della guerra.
John T. Dunn

Demarest Lloyd il personaggio più misterioso di tutti, giornalista professionista, figlio a sua volta di un noto giornalista, nacque a Chicago nel 1883 e morì a Washington nel 1937. Le sue lettere si trovano sparse in varie università americane. Secondo alcuni si chiamava Demarest Lloyd secondo altri DeMarest Loyd, per Micheal White l’agente segreto al servizio della Corona Britannica (non dice mai che era un inglese) si chiamava DeMarest.
Troviamo un DeMarest Lloyd laureato per ben due volte ad Harvard e  pilastro della cultura di Boston, ma soprattutto questo DeMarest Lloyd aveva un collegamento con il Kentucky, essendo stato di stanza al Camp Zachary Taylor nell’ottobre del 1918.
Come Lovecraft DeMarest non vedeva l’ora di arruolarsi per andare a combattere nella Prima Guerra Mondiale contro la Germania una volta che l’America era scesa in guerra nel 1917.
Lovecraft rimase male quando fu scartato—la madre mosse tutte le pedine aristocratiche in sua mano per evitare che suo figlio riuscisse ad arruolarsi. Ma White afferma che Lovecraft ha aiutato la causa della sua amata Inghilterra dal punto di vista letterario, dal fronte intellettuale e sulla stampa amatoriale. Se questo può sembrare assurdo non lo è e lo vedremo tra poco.
Faig nel suo saggio ha citato il numero di The Fossil del gennaio del 1948 con l’articlo di Michael White e in uno stralcio di questo si legge: “Howard [Lovecraft] ha fatto un’eccezione: era un chiaro ammiratore di Lord Dunsany, e probabilmente all'epoca non sapeva, e probabilmente non avrebbe mai saputo, che il drammaturgo di Dublino era un fidato ribelle Irlandese.”
Difficile per me dire se fosse vero, White lo afferma nell’articolo e di conseguenza Faig lo riporta.
Ma ecco la chicca: in Collected Essay 1, si può leggere un articolo di Lovecraft intitolato “Loyal Coalition” del 1921 in cui lo stesso Lovecraft spinge i membri dello United Amateurs a iscriversi a questa associazione preseduta proprio da DeMarest Lloyd nel biennio 1920-22. Coalizione questa proprio basata a Boston.
Certo è che Lovecraft non era estraneo alle controversie e non estraneo al flirtare con lo spionaggio. Questo aspetto è ancora solo circostanziale come si può vedere, ma in casi particolari, troppi voli intorno al fuoco possono bruciare la falena.
Chissà se prima o poi rimergeranno le lettere del Sognatore di Providence in cui scopriremo nel dettaglio il suo coinvolgimento nella Prima Guerra Mondiale. Probabilmente c’è un intero nuovo capitolo da scrivere sul personaggio H.P. Lovecraft. 




[1] S T Joshi, “H P Lovecraft: Letters to John T Dunn”, Books at Brown, Vol. 38&39, 1991-1992, 1995, Providence, RI.

domenica 22 marzo 2020

H.P. LOVECRAFT & IL RAZZISMO




Oggi la stella di H.P. Lovecraft brilla fulgida nell’astronomia letteraria. I suoi così detti Miti di Cthulhu appaiono, più o meno chiaramente, in qualsiasi film, fumetto o serie tv horror-weird. Gli dèi alieni sono ovunque e i nomi delle divinità che compongono il suo pantheon risuonano in decine di battute siano quelle di una canzone, di un film di una serie tv, di un romanzo o di un fumetto. Yog-Sothoth e Nyarlathotep sono penetrati ovunque: da Batman a South Park. È davvero ironico per un uomo che odiava la cultura pop e si considerava un gentiluomo del XVIII secolo nel bel mezzo dell'era del jazz.

Le storie di Lovecraft sono particolari eppure potremmo tracciarne un fil-rouge: un intellettuale della Nuova Inghilterra si crogiola troppo profondamente in antichi segreti e viene distrutto da cose che l'umanità sarebbe stato meglio non avesse conosciuto. La straordinaria immaginazione di Lovecraft non passa mai di moda: “Il Richiamo di Cthulhu” prevede un culto mondiale per un mostro-dio morto, tentacolato, destinato a una rinascita allo stesso tempo messianica e apocalittica. Leggendo “La Maschera di Innsmouth” scopriamo gli abitanti di un villaggio morente del Massachusetts ormai incrociati con esseri marini per ottenere vantaggi per la loro economia ormai decadente. In “Alle Montagne della Follia” uno dei suoi pochissimi romanzi, troviamo una spedizione in Antartide che scopre le rovine di una civiltà pre-umana non del tutto estinta. E in “Il Colore Venuto dallo Spazio”, di cui è appena uscito un film e a cui presto seguirà un saggio interamente dedicato—che vedrà le stampe di qui a qualche settimana—abbiamo la descrizione di uno degli alieni più memorabili e terrificanti di tutta la fantascienza (che tra l’altro potrebbe persino essere un virus!). Le sue storie sono corredate da temi decadenti, da oscuri segreti di famiglia e da conoscenze proibite. Non per niente il suo epigono Stephen King (che gli deve tutto!), lo ha definito il più grande scrittore horror.
Lovecraft, o HPL come è chiamato dai suoi ammiratori, ha una prosa perfetta in lingua inglese che in italiano perde fascino e forza.  Qualcuno oggi lo critica per il suo stile prolisso e per uno sviluppo dei personaggi inesistente, quindi non dovrebbe essere così bravo, eppure lo è. Come dice il narratore del “Modello di Pickman” a proposito del lavoro di un pittore pazzo ispirato da esseri non umani:
         “Non devo dirti perché un Fuseli scateni davvero un brivido mentre un dipinto di fantasmi a buon mercato ci fa semplicemente ridere. C'è qualcosa che quel ragazzo cattura - al di là della vita - che riesce a imprigionarci per un secondo. Doré ce l'aveva. Sime ce l'ha. L'Angarola di Chicago ce l'ha. E Pickman ce l’ha come nessun altro uomo prima di lui e spero, come nessuno dopo di lui”.
Si potrebbe dire lo stesso di H. P. Lovecraft.
C’è qualcosa, una filosofia più profonda alla base della scrittura del Sognatore di Providence che lo porta ben oltre i semplici racconti pulp. Per questo Weird Tales (soprattutto Farnsworth Wright) lo pubblicava fino a un certo punto, perché la rivista era acquistata da gente semplice e che non arrivava oltre. Prima di Lovecraft l'orrore era in gran parte basato su diavolo o vampiri che odiavano il crocifisso il tutto condito con qualche sabbat delle streghe. Poi giunge Lovecraft e passa la paura della dannazione, viene dipinto un universo dominato non dalla lotta tra il bene e il male, ma dall'indifferenza nichilista. I mostri di Lovecraft sono così lontani da noi che non sono documentabili o, come ha detto eloquentemente: “Tutte le mie storie sono basate sulla premessa fondamentale che le leggi comuni e gli interessi e le emozioni della razza umana non hanno validità alcuna o significato nel vasto cosmo.”
Questa enfasi sull'insignificanza cosmica dell'umanità rende l'antisemitismo di Lovecraft molto strano.

“La popolazione di [New York City] è un branco misto con gli ebrei ripugnanti per la maggioranza, e le facce grossolane e le cattive maniere alla fine sono così insopportabili che si ha la sensazione di dare un pugno a tutti quei dannati bastardi,” scrisse nel 1931.
Lovecraft & Frank Belknap Long

Se Lovecraft era orgoglioso di una cosa, era la sua eredità ancestrale, degli Antichi Romani e poi dei britanni– un’eredità che temeva sarebbe stata diluita dagli immigrati e dalle culture “aliene”. E come molti antisemiti prima e dopo, si angustiava per il controllo ebraico dei media, scrivendo ancora nel 1933:

“non è tanto che il paese è invaso da autori ebraici, quanto che gli editori ebraici determinao quali dei nostri scrittori possa essere pubblicato e quante volte… il gusto è insidiosamente modoluto da loro e non conta quanto sia buona la narrativa…”

Da quello che leggiamo Lovecraft sembra considerare gli ebrei culturalmente pericolosi ma non pericolosi per quel che riguarda l’integrità biologica dei teutoni a differenza delle popolazioni di colore.
Pregiudizi? Razzismo? Bigotterie? Il tutto va comunque contestualizzato e storicizzato, in quell’epoca negli Stati Uniti c’era un profondo razzismo e Lovecraft non ne era fatto salvo. Lui non raggiungeva il livello del presidente Usa e di molti altri ma comunque, nelle sue lettere private, emerge questo fastidio. Anche se poi nella vita comune non ha mai fatto alcuna azione anche minimamente razzista. Ma è qui che le cose si fanno curiose:

“…la mente semitica, come quella dei celti e dei teutoni, sembra possedere alcune inclinazioni particolarmente mistiche; e la ricchezza della tradizione horror sotterranea che sopravvive nei ghetti e nelle sinagoghe deve essere molto più considerevole di quanto si possa immaginare. Il folklore ebraico ha conservato gran parte del terrore e del mistero del passato e, se studiato in modo più approfondito, è probabile che eserciti una notevole influenza sulla narrativa weird.”

Così scrisse HPL in Supernatural Horror in Literature, e questo è un elogio di Lovecraft e la sua successiva discussione su golem e dybbuks manca di ogni traccia di paranoia sugli ebrei che corrompono la letteratura “ariana”. Come, del resto fa il suo tutoraggio a favore dei giovani scrittori ebrei, come il superbo talentuoso Robert Bloch—l’autore di Psycho, che sin da ragazzo ebbe un lunghissimo e fitto scambio epistolare con Lovecraft. Per non parlare del giovane Kenneth Sterling—con cui scrisse il misterioso racconto “Tra le Mura di Eryx” che si presentò al suo domicilio senza essere invitato: “quel ragazzino ebreo che mi arrivava appena alla cintola… Dannazione [sic] se quel piccolo folletto non parla come un uomo di trenta—correggendo tutti gli errori della scienza. Non vorrei che il mondo lo scoraggiasse nei suoi sforzi.”


Robert Bloch


Né erano casi isolati di Bloch e Sterling, come dimostra la lunga e intensa amicizia di Lovecraft con il poeta ebreo Samuel Loveman. Al primo incontro, HPL ha descritto Loveman come “un ragazzo squisito di 20 anni che ne dimostrava quindici. È scuro e leggero, con una folta ricchezza di capelli quasi neri e un viso delicato e bello ancora estraneo al rasoio.” Questo appunto a proposito dei Mongoloidi ripugnanti. I due si legarono all'amore reciproco per Edgar Allan Poe e Lovecraft gli dedicò “Hypnos”.
La grande amicizia tra Lovecraft e Loveman (che era gay) ha fatto nascere inutili congetture sulla loro relazione. E anche se si può confondere “Hypnos” per una lettera d’amore, ben sappiamo che Lovecraft fosse eterosessuale, come se questo dovesse significare qualcosa, avendo avuto una storia con Winifred Virginia Jackson—tra l’altro quasi certamente mulatta—e poi essendosi sposato con l’ebrea ucraina Sonia Haft Shafirkin, più nota come Sonia Greene.

Lovecraft incontrò l’immigrata ebrea ucrania Sonia tramite il giornalismo amatoriale e ne fu affascinato intellettualmente, della Jackson invece era rimasto colpito dalla bellezza e femminilità.  Sonia vivace, dura, intraprendente e irrefrenabile. Ebrea nata in Russia nel 1883, emigrò negli Stati Uniti e si affermò come venditrice di cappelli alla moda. Il loro matrimonio durò più o meno due anni in cui Lovecraft visse a New York City.


Il razzismo-pregiudizio di Lovecraft e il suo retaggio sono oggi l'ennesima scaramuccia delle nostre interminabili guerre culturali. È possibile disprezzare l’opera narrativa di uno scrittore se questo nelle sue lettere private esprimeva opinioni bigotte o razziste? Probabilmente non sarebbe giusto perché, come detto, non si può astrarlo dal periodo in cui viveva. Che fine farebbero a questo punto capolavori come Ten Little Niggers (Dieci Piccoli Indiani) di Agatha Christie e The valley of the moon (La Valle della Luna) di Jack London?
H.P. Lovecraft era senza dubbio carico del bigottismo anglosassone ma questo non era centrale nelle sue visioni di alienazione cosmica e decadenza ereditaria. Ricordate che non disse a nessuno della sua famiglia del suo matrimonio se non dopo, e che furono le sue zie a non volere che il loro nipote potesse essere mantenuto da Sonia Greene. Ma questi sono argomenti triti e ritriti per chi conosce davvero Lovecraft. Di certo il padre di Cthulhu non ha mai sostenuto la violenza e la sua posizione conservatrice si ammorbidì con lo scorrere degli anni e forse, se fosse vissuto più a lungo, sarebbe persino diventato socialista. Aveva dei pregiudizi culturali ma non sperimentali—nel senso pratico, visti i numerosi amici ebrei che aveva, oltre la moglie chiaramente—come ha affermato più volte il suo più caro amico Frank Belknap Long.
Non si può incolpare un lettore nero se odia Lovecraft, e al contempo si deve essere turbati se un neonazista lo ammira per i suoi pregiudizi razziali che comunque HPL ha espresso solo nelle sue lettere private.
Il suo universo non è un’elaborata metafora razzista, neppure L’Orrore a Red Hook dove il cattivo che sacrifica gli immigrati è un vecchio bianco olandese!
La domanda è come mai un uomo che credeva nei mali della “mongrelizzazione” ariana sposò una donna ebrea? Perché aveva così tanti amici ebrei e perché li aiutava? Se credeva che l'unico buon ebreo fosse un ebreo assimilato, perché ammirava la tradizionale immaginazione ebraica?

Non ho risposte, solo ipotesi.