martedì 30 aprile 2019

LOVECRAFT & IL TRONO DI SPADE 2



DEEP ONES o ABITATORI DEL PROFONDO, G.R.R. Martin si ispira ancora una volta a H. P. Lovecraft e al suo “The Shadow over Innsmouth” tradotto in italiano come La Maschera di Innsmouth. Si tratta infatti di una specie acquatica molto evoluta ibridata con l’essere umano e Martin non fa altro che riprendere il dettame del Sognatore di Providence. Lovecraft ci dice che sono associati con l'adorazione e il culto di Cthulhu; mentre Martin li associa con l’adorazione del Dio Annegato, che sembra proprio la trasposizione di una divinità subacquea come, in parte, è considerato Cthulhu. Le opere di Martin contengono molti riferimenti agli umani che possono avere un'eredità contaminata (come gli abitanti di Innsmouth), come il popolo delle Thousand Islands, che adorano “gli dei squamosi dalla testa di pesce”.




Il motto “Ciò che è morto non muoia mai”, “What's dead may never die” sembra davvero un’ottima derivazione del famosissimo distico di Lovecraft de “La Città senza nome” che recita
“That is not dead which can eternal lie. And with strange aeons even death may die.” Cioè “Non è morto ciò che può attendere in eterno, e col volgere di strani eoni anche la morte può morire.” Entrambi i rifermenti sono con il Dio Annegato, Drowned God, chiamato anche Dio Abissale, (Cthulhu, originariamente per Lovecraft).
Nelle storie di Martin gli Annegati sono i sacerdoti del Dio Abissale sulle Isole di Ferro. Martin attinge a Lovecraft e sviluppa una religione del Dio Abissale in cui gli Uomini di Ferro delle isole vengono battezzati dai sacerdoti (Annegati) versando loro dell'acqua di mare sulla testa. A questo punto il sacerdote invoca il Dio Sommerso e chiede: «Lascia che il tuo servo rinasca dal mare, come anche tu facesti. Benedicilo con il sale, benedicilo con la pietra, benedicilo con l'acciaio.» e a quel punto l’uomo appena battezzato risponde con un Lovecraftiano: «Ciò che è morto non muoia mai.» curiosamente gli Annegati di Martin portano sempre con sé otri di cuoio piene di acqua di mare per benedire i fedeli o dissetarsi. Benedicono le nuove navi, con invocazioni e versando acqua di mare sulle prue.
«Il dio Abissale mi ha portato nella profondità sotto le onde e ha preso l'infima cosa che ero. Quando mi ha restituito al mondo, mi ha concesso occhi per vedere, orecchie per udire e voce per diffondere il suo verbo, in modo che io potessi essere il suo profeta e insegnare la sua verità a coloro che l'hanno dimenticata.» Dice Aeron Greyjoy ne “Il banchetto dei corvi”. Frasi che starebbero bene in bocca a un abitante di Innsmouth!




IL DIO SOMMERSO- IL DIO ABISSALE (The Drowned God) è molto simile a Cthulhu, anche nell’aspetto figurativo sulle vele delle navi degli uomini di ferro.
Dagon è un nome associato alla cultura delle Isole di Ferro. Lovecraft nei suoi racconti lo descrive come un dio, o un essere antico, associato in qualche modo con i suoi abitatori del profondo (Deep Ones) e con l’adorazione di Cthulhu (come nel racconto “Dagon” e la Chiesa dell’Ordine di Dagon nel racconto “La Maschera di Innsmouth”



GRANDI ANTICHI-OLD ONES che dimorano nelle città sotterranee di Leng, chef anno impazzire coloro i quali li incontrano sono chiaramente un altro, ennesimo riferimento ai Grandi Antichi di Lovecraft tra cui si annovera Cthulhu.
E che dire dello stregone che governa la lovecraftiana Carcosa che Martin mutua chiamandolo il sessantanovesimo imperatore giallo di Yi Ti? Evidentemente ispirato da “Il Re in Giallo” un essere misterioso, mascherato che si trova nel racconto di Chamber “The King in Yellow”, anch’esso associato con Carcosa. Le opere di Lovecraft contengono alcuni vaghi riferimenti a questa figura come in “Fungi da Yuggoth” (“La Cosa, sussurrano, indossa una maschera di seta gialla, le cui insolite pieghe nascondono un volto non di questo mondo”) figura simile appare in “La Ricerca onirica della sconosciuta Kadath”. Inoltre la misteriosa razza Yith di Lovecraft non assomiglia almeno foneticamente alla razza Yi Ti di Martin?

LA CAPRA NERA DI QOHOR non è forse Shub-Niggurath di Lovecraft? La “Capra Nera dei Boschi dai mille cuccioli” o “La Capra nera dei Boschi” o “Il Signore dei Boschi” di cui Lovecraft parla in “Colui che sussurrava nelle tenebre”, “I Sogni della Casa della Strega” e “La Cosa sulla Soglia”? Indentificabile anche in “L’Ultimo Esperimento” come la Grande Madre (Cybele, la Magna Mater di “I Topi nei Muri” e anche la sposa di Colui che non deve essere nominato. Curiosamente oltretutto la città di Qohor di Martin si trova proprio vicino a un enorme bosco.

L’ISOLA DEI ROSPI è caratterizzata da una statua altissima di un rospo, una statua di pietra nera, che è adorata dagli isolani che hanno fisionomie simili a quelle dei pesci (World Book- Il mondo del ghiaccio e del fuoco). Ecco che quindi sull'isola dei Rospi si trova un antico idolo, una pietra nera untuosa scolpita rozzamente nell'aspetto di un gigantesco rospo di aspetto maligno, alto circa quaranta piedi. Si crede che la gente di quest'isola discenda da coloro che hanno scolpito la pietra del rospo, perché hanno tratti sgradevoli, troppo simili ai pesci sui loro volti e molti hanno mani e piedi palmati. E sembrano essere gli unici sopravvissuti di questa razza dimenticata.
Abitanti che non possono non far venire in mente gli abitatori del profondo del Sognatore di Providence e che sembrano adorare la divinità rospo di Tsathoggua, il Sognatore di N'Kai, di cui Lovecraft parla in “Colui che sussurrava nelle Tenebre” e in “Alle Montagne della Follia”. Martin conosce bene i miti di Cthulhu infatti qui sapientemente UNISCE gli abitatori del profondo che adorano Dagon con Tsathoggua la divinità inventata dal grande amico di Lovecraft Clark Ashton Smith. C’è anche un riferimento al demone che può far pensare a un altro scrittore che ha aggiunto lustro ai Miti di Cthulhu, Robert E. Howard, che scrisse la storia “La Pietra Nera” ambientata nell’universo del Sognatore di Providence. La pietra nera oleosa suona vagamente lovecraftiana (Lovecraft scriveva costantemente su pietre e sostanze aliene con proprietà non familiari), anche se gli idoli di Cthulhu, quelli di Dagon no, tendevano ad essere più piccoli e fatti con una pietra nera verdastra.

N'GHAI, una terra misteriosa la cui capitale Nefer è popolata da stregoni neri (Il mondo del ghiaccio e del fuoco) inspirati da N'Kai, il reame sotterraneo dove si dice dorma Tsathoggua “Colui che sussurrava nelle Tenebre”. A primo acchito sembra che Martin abbia descritto la sua N'Ghai come un paese sotto la luce del sole ma leggendo bene si capisce come ci siano vaste regioni sotterrane sotto la sua capitale Nefer.

LE TERRE DELLE OMBRE-THE SHADOWLANDS al cui cuore c’è la città cadavere di Stygai, e Asshai come porto.
La frase “corpse cities” è Lovecraftiania, in quanto il Sognatore di Providence la usò nel suo per la città intravista nel suo racconto “He” malamente tradotto in italiano con il titolo “Lui” (e altrove usa il termine "Necropoli"). E chiaramente questo è un posto abbastanza orribile se persino gli Shadowbinders temono di calpestarlo (come se Asshai di per sé non fosse già abbastanza alieno).
Si narra che Asshai sia più antica del tempo (e quindi dell’uomo) ed è più ampia e vasta di qualsiasi città umana. È praticamente deserta con luci che bruciano in piccoli anfratti di edifici neri, fatti di grassi muri neri che assorbono la luce. Non ci sono bambini; e gli abitanti vanno mascherati (forse alcuni non sono umani), dei quali solo i portatori dell’ombra osano avventurarsi nelle terre alte oltre le mura della città, nel regno dove dimorano i demoni; ma anche loro non osano avvicinarsi a Stygai. Le Shadowlands sono probabilmente l’origine degli idoli deformi deformati che hanno fatto una così brutta impressione su Danearys a Vaes Dothrak. Il tutto qui trasuda di Lovecraft: orrori indescrivibili; città cadaveri come il “cadavere” Sarkomand di “La Ricerca Onirica della Sconosciuta Kadath”; R'lyeh o la città cadavere demoniaca di “Lui”. per non parlare delle creature semi-umane che nascondono i loro tratti inumani e che servono e temono altre creature, anche meno umane di loro, ricordano gli Abitatori del Profondo di Innsmouth, i servitori in turbante delle strane Bestie della Luna e / o il sacerdote mascherato dalla seta in “La Ricerca Onirica della Sconosciuta Kadath”; città di estensione disumana “Alle Montagne della Follia”; città aliene fatte di muri neri come la città aliena che odia di luce di Yuggoth “Colui che sussurra nelle tenebre”; città che sembrano più deserte di quanto non lo siano a causa di ciò che vi si nasconde come Innsmouth. Insomma non c’è solo una singola connessione, ma un vero e proprio mix di elementi a cui G.R.R. Martin ha attinto creando una sensazione complessiva molto lovecraftiana.
K'Dath di Martin è situato nel Grey Waste... che è un deserto gelato come quello della Kadath di Lovecraft.




LA CASA BORRELL DI DOLCESORELLA è una casata nobile della Valle di Arryn che governa Dolcesorella, un'isola dell'arcipelago delle Tre Sorelle, e Sisterton, la sua città portuale in cui ha Breakwater, il suo castello. Oltre al titolo di Lord di Dolcesorella, il capo della Casa Borrell detiene i titoli di scudo di Sisterton, signore di Breakwater e custode del Faro della Notte e sullo stendardo c’è un granchio-ragno bianco su sfondo grigio-verde.
Gli antenati della Casa Borrell erano re pirati, fino a quando gli Stark di Grande Inverno non sono calati su di loro e per oltre cinquemila anni i Borrell, ecco il tratto Lovecraftiano che immancabile spunta un po’ ovunque nei romanzi di Martin, avevano un tratto distintivo, ovvero una specie di membrana tra le dita di mani e piedi.


IL RE DELLA NOTTE- JOSHEP CURWEN?
Quando Bran e Reed, il veggente, stanno raccontando storie nel Castello Nero, si dice che "il vero nome del Re del Notte era proibito".
Il protagonista malvagio di “Il Caso di Charles Dexter Ward” di Lovecraft è un necromante di nome Joseph Curwen, che era attivo prima della Rivoluzione Americana. In quell’epoca evocò Yog-Sothoth e riportò le persone in vita per servisene come schiavi. Quando fu ucciso, per la prima volta, il suo nome fu cancellato dai registri pubblici, e ne XIX secolo era praticamente ignoto a tutti. Ecco che il buon Charles Dexter Ward scopre di essere un discendente di Curwen e lo riporta in vita seguendo le istruzioni che Curwen aveva lasciato con questo fine.
C’è una similitudine quindi con la storia inventata da Lovecraft e il Re della Notte di Martin. È possibile che il Re della Notte fosse uno Stark e quindi, forse un antenato di Bran nonostante i voti dei Corvi della Notte?



I SOGNI E LE VISIONI
Yog-Sothoth può paragonarsi a Bloodraven, soprattutto in quanto è associato con gli Antichi. Gli Antichi, forse i figli della foresta, sono capaci di instillare visioni e sogni nei libri di G. R. R. Martin.
«...i Grandi Antichi che vissero ere prima dell’arrivo degli uomini, e che scesero su questo giovane mondo dal cielo. Costoro ora non ci sono più. Sono sotto terra e sotto il mare; ma i loro corpi morti hanno narrato i loro segreti nei sogni dei primi uomini, che formarono un culto che non è mai morto» Scrive il Sognatore di Providence in Il Richiamo di Cthulhu.
D’accordo forse non è perfetta l’attinenza tra ciò che scrisse H.P. Lovecraft e quanto ha scritto Martin ma i paralleli sono notevoli.
Per esempio nel racconto di Lovecraft “Alle Montagne della Follia” gli Antichi vengono scoperti in un continente ghiacciato in gran parte inesplorato (Antartide) oltre un'enorme catena montuosa. La spedizione inviata viene in gran parte macellata. La squadra inviata per ri-trovarli scopre che gli Antichi hanno creato una razza di aiutanti senza cervello. Alcuni degli Antichi tornano in vita. Alla fine, uno degli esploratori sopravvissuti vede qualcosa al di là della catena montuosa che anche gli Antichi temevano e impazzisce.
Quanto scritto da Lovecraft ricorda gli Altri e le Creature di Martin e la visione di Bran oltre la cortina di luce alla fine del mondo.
Mi conclusione, in tutto questo c’è anche il Necronomicon?
Forse. Forse è solo una speculazione ma Death of Dragons è un testo molto antico proveniente da Asshai che sembra essere la controparte del Necronomicon in “Una Canzone del Ghiaccio e del Fuoco”. Di questo testo frammentario e anonimo, intriso di sangue, chiamato anche Sangue e Fuocosembra essere rimasta una sola copia chiusa a chiave nei sotterranei della Cittadella come dice Tyrion.

domenica 28 aprile 2019

LOVECRAFT & IL TRONO DI SPADE







George R. R. Martin e il suo Trono di Spade, serie televisiva della HBO, in onda sulle tv satellitari, tratta dai suoi numerosi romanzi, deve qualcosa a H.P. Lovecraft? 
Leggendo attentamente i libri e guardando la serie tv (che ha subito molti tagli nella sua trasposizione televisiva) pare proprio che George R. R. Martin possa essere annoverato tra gli epigoni del Sognatore di Providence o almeno tra i suoi più accaniti estimatori visto che tracce di Lovecraft sono rintracciabili in gran quantità nelle sue produzioni. Il Trono di Spade, Game of Thrones, chiamato anche Una Canzone del ghiaccio e del fuoco o ASOIAF e le altre opere di Martin ne sono in effetti intrise, ma prima di lanciarci in interpretazioni di sorta proviamo ad elencare i riferimenti più evidenti che Martin ha preso da Lovecraft di cui era grande estimatore:

LENG (Isola) è decisamente ispirata al mondo di Lovecraft e nello specifico al Plateau of Leng (menzionato in vari racconti dal Sognatore di Providence tra cui “Il Segugio”.
Martin ci fa sapere che Leng si trova nel mare di giada al largo delle coste di Essos. A oriente di Leng ci sono le Terre delle Ombre (Shadow Lands). 
Curioso il riferimento che Martin fa attraverso il Comprendio di Giada, uno dei libri che Samwell Tarly recupera su richiesta di Maestro Aemon nella biblioteca di Castello Nero insieme a Stirpe di drago e a un altro testo sui Targaryen. Mentre si dirige verso l'armeria, Samwell fa cadere inavvertitamente i libri nel tentativo di afferrare Gilly per un braccio: il Comprendio di Giada non viene danneggiato, mentre Stirpe di drago cadendo si rovina parzialmente con il fango. E nel capitolo terzo di “La Danza dei Draghi” di MArtin troviamo: “Lord Snow, ho lasciato un libro per te nel mio alloggio: Il compendio di Giada. È stato scritto da Colloquo Votar, un avventuriero della città libera di Volantis che viaggiò in Oriente, visitando tutte le isole del mare di Giada. C'è un passaggio che potrebbe interessarti. Ho detto a Clydas di evidenziarlo. La conoscenza è un'arma, Jon. Munisciti bene prima di andare in battaglia.”
E proprio secondo il Compendio di Giada[1], i Grandi Antichi che vivono nei cunicoli sotto l’isola manovrano l’imperatrice di Leng affinchè uccida tutti i mercanti stranieri almeno in un paio di occasioni. In seguito Jar Har, il sesto imperatore del mare verde di Yi Ti, dopo la conquista di Leng ha fatto sigillare le entrate alla città sotterranea e ha ordinato che venissero dimenticate. I massacri cessarono. Sì, Martin ha proprio scritto Grandi Antichi!



SARNATH (città) è citata da Martin nella sua saga ed è decisamente ispirata dalla Lovecraftiana “Sarnath” che fa la sua apparizione nel racconto “La Rovina che colse Sarnath”. Entrambe le città vengono distrutte e desolate ed entrambe, sia quella di Lovecraft che di Martin, un tempo erano note per i magnificenti palazzi. Le rovine di Sarnath sono state rinominate Vaes Khewo, che significa “La città dei Vermi” dai Dothraki. Anche qui la città dei vermi fa venire in mente i Miti di Cthulhu.




IB (isola) nel mondo di Martin sembra derivare da “Ib” del racconto  “La Rovina che colse Sarnath” nella quale è una città aliena che fu distrutta da Sarnath e che è l’origine della sua maledizione.

K'DATH nel 'martiniano' Grey Waste, desolazione grigia, è davvero troppo simile a “Kadath in the Cold Waste”, presente in molte opere di Lovecraft sopratutto in “La Ricerca onirica della Sconosciuta Kadath”. Gli abitanti di K'Dath sostengono che la città è la prima e la più antica del mondo. Si dice che K'Dath sia il luogo di riti indicibili compiuti per placare la fame di divinità folli e che persino gli Shryke che abitano nelle terre a sud della città la temano. K'Dath appare in Le terre del ghiaccio e del fuoco e Un mondo di ghiaccio e fuoco appendici ai libri e al mondo inventato da Martin. Evidente il riferimento di George R. R. Martin a Kadath, terribile luogo presente nelle opere di H. P. Lovecraft. 

LA CHIESA/CULTO DI STARRY WISDOM (Saggezza Stellare) si riferisce ancora una volta alla Chiesa/ Culto di Starry Wisdom presente nel racconto di Lovecraft “L’abitatore del Buio” che adora Nyarlathotep. Nyarlathotep che apre a sua volta una questione molto complessa, entrando in gioco anche il Dio dai Mille Volti de “Il Trono di Spade” ma questo lo vedremo nel prossimo post.









[1] Il così detto Compendio di Giada è una raccolta di leggende e di storie di Essos. Scritto da Colloquo Votar, che viaggiò nel Mare di Giada. Il banchetto dei corvi, Capitolo 5, Samwell. La danza dei draghi, Capitolo 7, Jon. La danza dei draghi, Capitolo 10, Jon.