lunedì 24 febbraio 2020


LA CASA DELL’ORRORE DI DUNWICH



In una strada della contea scarsamente abitata a Wilbraham, nel Massachusetts, una comunità di casette benestanti situata nella parte occidentale dello stato, si trova un’affascinante casa di epoca coloniale. Il suo bel doppio camino e le persiane dipinte di fresco sono in linea con le case attraenti e ben arredate dei vicini ma ha una particolarità che la rende una delle case più importanti per gli amanti di Lovecraft. Si tratta infatti della Randolph Beebe House, edificata nel 1785, che fu d'ispirazione per una delle storie più terrificanti della letteratura americana, “L’Orrore di Dunwich” di H.P. Lovecraft pubblicato nel numero di aprile di Weird Tales del 1929.


Il racconto, divenuto un classico, fu pubblicato scritto nel 1928 e racconta la storia di una eccentrica famiglia locale, i Whately, che tentano di invocare un’entità proveniente da un altro piano dell’esistenza per causare la fine del mondo. Il vecchio Whately, anziano patriarca mezzo pazzo evoca questa forza esterna per mezzo di sua figlia Lavinia che a sua volta la partorisce il 2 febbraio. Come sempre in Lovecraft i numeri non sono mai casuali e la data infatti simboleggia non solo il Groundhog Day (in cui invece della promessa della primavera, questa creatura promette un inverno eterno) ma è anche un riferimento alla Candelora, il giorno in cui Gesù fu presentato al Tempio. Quindi se vogliamo è una similitudine evocativa-presentativa. Ma comunque i Whately non riescono nel loro nefando compito in quanto un trio di saggi, tra cui il dottor Armitage, riuscirà a distruggere la creatura.
Proprio nell’estate del 1928, ma probabilmente anche prima, H.P. Lovecraft era in visita in quelle zone del New England. Infatti contrariamente a quanto la maggior parte delle persone crede Howard Phillips Lovecraft non era né un solitario, né un recluso ma amava viaggiare e conoscere persone e nel suo travelogue, Observations on Several Parts of America, scrisse numerosi appunti su questa residenza che insiste su quella che oggi è nota come Beebe Road.


Abbiamo accennato a come questa casa in Beebe Road a Wilbraham fu eretta intorno al 1785-1790, dai registri risulta che originariamente fu occupata da un certo Daniel Chappel e che poi passò nelle mani di Nathan e Mary Mack, che vissero qui dal 1790 al 1810. Curiosamente questa famiglia si guadagnò un posto nel folklore locale in quanto, secondo il libro The History of Wilbraham Massachusetts nel 1913, Mary scoprì che sua figlia piccola stava giocando con un serpente a sonagli in grembo. Così corse da lei, la trascinò via e coprì il serpente con un secchio fino a quando Nathan non tornò a casa. Quando il marito rincasò uccise il serpente, recise i sonagli e li diede a sua figlia per giocarci, sonagli che rimasero in casa per diverse generazioni come uno strano cimelio di famiglia.

La foto qui sopra risale al 1913, quando la casa era di proprietà di Randolph Beebe, che l’aveva ereditata da suo suocero, Thomas Gilligan, che la possedeva dal 1860. Randolph Beebe morì nel 1923, e la casa, apparentemente rimasta vacante in quegli anni, fornì un insolito e involontario contributo alla letteratura americana. Infatti, come accennato in precedenza, nell'estate del 1928 H.P. Lovecraft soggiornò per otto notti in compagnia della sua amica Miss Miniter, che era cugina di Evanore Beebe in quel di Wilbraham, a breve distanza da questa casa, su Monson Road. Fu in quell’occasione che trasse ispirazione per uno dei suoi racconti più famosi “L’Orrore di Dunwich” che secondo lo stesso Lovecraft, “è basato su alcune vecchie leggende del New England - una delle quali ho sentito appena il mese scorso durante il mio soggiorno a Wilbraham.”



Tuttavia, a differenza della sua attuale condizione incontaminata, quando Lovecraft vide la casa dei Beebe, questa doveva essere ormai abbandonata da almeno cinque anni, da quando era morto Randolph. La triste condizione della casa evidentemente fornì a Lovecraft lo spunto ispirazionale. Secondo una lettera scritta da Lovecraft nel 1934, “Ho visto la vecchia casa di Randolph Beebe, rovinosa e deserta, dove i caprimulghi si raggruppano in modo anomalo...” e più tardi in quello stesso anno scrisse “L’Orrore di Dunwich” ispirato, non solo dalla casa-fattoria in decomposizione, ma anche dalle testimonianze orali di cui Evanore Beebe lo mise a parte, svelandogli le più oscure leggende del New England che egli sapientemente aggiunse all'atmosfera della storia. Nella sua raccolta di saggi di viaggio, Osservazioni su diverse parti dell'America (1928, Hippocampus Press), scrisse: “L’Orrore di Dunwich” si basa su diverse leggende del New England, delle quali ne ho sentito parlare per la prima volta durante il mio soggiorno a Wilbraham.”


Una di queste leggende era il mito del whippoorwill (caprimulgo), che incuriosiva terribilmente Lovecraft. Beebe lo informò che quell’uccello era un presagio di morte, che era una sorta di psicopompo, che appariva nei pressi del morente per carpire l'anima del defunto. Il Caprimulgo è un uccello dall'aspetto innocuo, grassoccio e di taglia media le cui piume gli permettono di mimetizzarsi con facilità nelle foreste. La leggenda in questione per Lovecraft è indissolubilmente legata alla casa di Randolph Beebe dato che il Sognatore di Providence scrisse nel 1934, “vidi la vecchia casa di Randolph Beebe, rovinosa e deserta, dove i caprimulghi volano in modo anomalo”. Ecco dove e quando entrò in contatto con la leggenda che è parte del background del suo famoso racconto.

In una lettera ad August Derleth del 4 agosto del 1928 Lovecraft scrisse che “The Dunwich Horror…[…]…è ambientata tra le selvagge colline a cupola dell'alta valle Miskatonic, molto a nord-ovest di Arkham, ed è basato varie antiche leggende del New England - una delle quali è giunta al mio orecchio solo il mese scorso durante il mio soggiorno a Wilbraham…”
Lovecraft trovò nella signora Beebe una risorsa inestimabile di informazioni non solo riguardo le oscure tradizioni locali, ma anche rispetto alle conoscenze dei luoghi di quelle regioni isolate. Il Sognatore di Providence rimase affascinato dalla zona di Wilbraham e ne incorporò alcuni tratti in “L’Orrore di Dunwich”. Certo, si prese qualche licenza poetica: “Wilbraham è un paese adorabile—simile a quelli ricchi e gentili del Massachusetts—a dispetto della drammatica dello scenario del Vermont. Qui la vegetazione è più fitta e più verde; e le colline, anche se alte e numerose, sono più estese... Ho visitato tutti i cimiteri e i luoghi di sepoltura e ho ispezionato il piacevole villaggio di Wilbraham, dove prospera ancora la vecchia accademia fondata nel 1825.”
Lovecraft era affascinato dalle dolci e insolitamente arrotondate colline di Wilbraham. La catena montuosa—probabilmente il Sognatore di Providence ne era a conoscenza—faceva parte di un mare interno poco profondo, che si stendeva qui milioni di anni fa. Nel suo “L’Orrore di Dunwich”, tutto ciò assume un colorito più sinistro, aggiungendo una sensazione di terrore claustrofobico che avvolge il lettore: “Quando la strada si inerpica permette la vista di montagne e di boschi profondi e, la sensazione di disagio è inquietudine aumenta. Le cime sono troppo arrotondate e simmetriche per dare un senso di comfort e naturalezza, e talvolta il cielo profila con particolare chiarezza i cerchi bizzarri di alti pilastri di pietra con i quali la maggior parte di esse sono incoronate.”
Percorrendo oggi Monson Road che si snoda attraverso le dolci montagne di Wilbraham fino a Beebe Road ci si rende conto che il panorama non è poi cambiato tanto qui nel Massachusetts occidentale. E proprio come ai tempi di Lovecraft, guidando lungo la Main Street di Wilbraham appaiono pittoreschi negozi locali, splendide case vittoriane e graziose case coloniali.
Sono passati quasi cento anni e la casa di Beebe è ora una casa felicemente occupata ed è attorniata da molte altre residenze che un tempo non c’erano ma, specialmente di notte, soprattutto quando le nuvole basse scendono e coprono le colline coperte di alberi, si può ancora provare un brivido di natura ultraterrena. Le colline e gli alberi sembrano chiudersi sul guidatore che affronta inquieto quelle basse nuvole innaturalmente sospese sulla zona.