sabato 28 settembre 2019

IL COLORE VENUTO DALLO SPAZIO


Ho appena scritto un nuovo racconto, uno studio d'atmosfera che ti invierò non appena battuto a macchina. Si intitola The Colour Out of Space e racconta di un oggetto che cade dal cielo fra le colline a occidente di Arkham” scrive Lovecraft in una lettera a Clark Ashton Smith, il 24 marzo del 1927.


Il 5 settembre del 2019 è stato presentato al Toronto Film Festival The Color out of Space, con attore protagonista Nicholas Cage che vestirà i panni del contadino Gardner.


Tutti coloro che amano il Sognatore di Providence conoscono il racconto “Il Colore Venuto dallo Spazio” (The Colour Out of Space) scritto nel marzo 1927, e pubblicato per la prima volta nel settembre dello stesso anno sulla rivista diretta da ‘Hugo il Ratto’ (Hugo Gernsback) Amazing Stories. È da sempre considerato uno dei suoi racconti meglio riusciti e da esso sono stata tratte molte trasposizioni cinematografiche di cui speriamo quest’ultima gli renda finalmente giustizia. Oltretutto il racconto ha un impatto ecologico che sicuramente verrà portato in primo piano nel film presentato a Toronto.


Sono state molti gli adattamenti cinematografici del racconto: nel 1965 il film Die, Monster, Die!, che a nostro avviso non sembra molto fedele all’opera di Lovecraft e fallisce miseramente. Quasi venti anni dopo esce The Curse siamo nel 1987, che è sicuramente più fedele ma la cui parte finale nulla ha a che vedere con il racconto originale.
Nel 2008 ci prova l’italiano Ivan Zuccon con il film Colour from the Dark, che a nostro avviso, seppur troppo sanguinario, è il migliore adattamento cinematografico fatto fino alla data della pubblicazione di questo articolo, benchè ambientato in Italia. Due anni dopo, nel 2010 esce Die Farbe (Il Colore), girato in Germania in bianco e nero, film noioso e strumentale che sembra inviare vari messaggi e non essere troppo interessato alle atmosfere lovecraftiane. Secondo alcuni anche il film Annihilation del 2018 contiene alcuni riferimenti alla storia di Lovecraft. Da ultimo lo stesso Stephen King, grande appassionato, seguace ed epigono di Lovecraft, afferma che il suo romanzo del 1987 The Tommyknockers, in cui i residenti di un paesino del Maine sono affetti fisicamente e mentalmente dalle emanazioni di una nave spaziale seppellita nel bosco, il cui personaggio principale si chiama anche qui Gardner, è stato influenzato notevolmente da “Il Colore Venuto dallo Spazio.” 





Ma nei prossimi mesi vedremo, speriamo, l’adattamento più fedele e il film più corrispondente all’idea di Lovecraft con Cage nei panni proprio di Gardner.

giovedì 19 settembre 2019


THE LOVECRAFTER




Siamo nell’agosto del 1936 e, per il quarantaseiesimo compleanno di Howard Phillips Lovecraft, due sui colleghi amici e scrittori Wilson H. Shepherd (1917-1999)—il quale nel 1938 ebbe il merito di pubblicare per la prima volta la Storia del Necronomicon, e lo scrittore di fantascienza Donald Wollheim (1914-1990)—editarono il primo e unico, oggi rarissimo numero di una rivista amatoriale che aveva il titolo significativo di The Lovecrafter
L'unico numero di questa rivista aveva chiaramente la data del 20 agosto 1936, il giorno di nascita di Lovecraft, rivista composta di una sola pagina il cui contenuto era un poema del Sognatore di Providence, “A Sonnet, uno dei famosi sonetti che compongono i Fungi di Yuggoth
Di questa rarissima rivista se ne fecero solo sedici copie, una su carta di cotone fu inviata a Lovecraft come regalo dai suoi due amici, insieme a un’altra in carta normale che ora si trova nella biblioteca John Hay a Brown, in quel di Providence.

Le altre quattordici copie furono regalate ad altri amici e colleghi di cui solo alcune sono sopravvissute sino ad oggi.

Se ne trova una in vendita su Abebooks a oltre 1.400 euro.
https://www.abebooks.com/first-edition/Lovecrafter-Sonnet-Number-XXX-Fungi-Yuggoth/5381316847/bd

domenica 1 settembre 2019


LOVECRAFT & LORD DUNSANY


Lord Dunsany fu uno dei più grandi idoli di Lovecraft. Molte delle storie di Lovecraft del suo primo decennio di pubblicazione mostrano l'inconfondibile influenza di questo prolifico scrittore irlandese del primo Novecento. A partire dal 1890, Dunsany scrisse numerosi racconti, romanzi, poesie e saggi, spesso con un tema del mondo fantasy o dei sogni. Lovecraft amava particolarmente una raccolta di storie che Dunsany ha auto-pubblicato nel 1905 intitolato Gli Dei del Pegana (The Gods of Pegana).


La racconta contiene frasi come: “e verso la fine del giorno Yun-Ilara saliva sulla cima della torre e guardava il tramonto lanciando le sue maledizioni contro Mung: ‘O Mung! La cui mano è contro il Sole, i cui uomini aborrono ma adorano perché ti temono, qui parla un uomo che non ti teme. Assassino, signore dell’omicidio e delle cose oscure, aborrite, senza pietà fai il segno di Mung contro di me quando vuoi, ma fin quando le mie labra non si silenzieranno, a causa del segno di Mung, io continuerò a maledire Mung.”
Poi Dunsany modificò il suo stile mentre Lovecraft andò al liceo e ottenne un’educazione composita e sviluppò un maggiore senso critico su come è desiderabile scrivere la weird fiction, e smise di ingoiare lo stile florido di Dunsany.

Col tempo i punti di forza di Lovecraft come scrittore gli permisero di assimilare l'influenza di Dunsany e di superarla. Anche nelle storie dunsaniane di Lovecraft, la prospettiva unica dell'autore e i suoi temi particolari brillano tra le nuvole di prosa travolgente. L'inesperto Lovecraft idolatrò ed emulò i primi lavori di Lord Dunsany ma lo superò e oggi la popolarità di Lovecraft è mondiale mentre Dunsany è un autore poco noto. S.T. Joshi, il più grande studioso vivente di Lovecraft, scrive un’interessante classificazione delle storie Dunsaniane del Sognatore di Providence. E troviamo incluse Polaris (1918), La Nave Bianca (1919), La Ricerca di Iranon (1921), L’Albero (1920), Celephais (1920), e La Ricerca Onirica della Sconosciuta Kadath (1927). Quest’ultima fa parte del ciclo di ‘Randolph Carter’ in quanto il protagonista è sempre Carter-Lovecraft.  Secondo Joshi tra le storie di Randolph Carter stories, solo quella ambientata a Kadath incarna il sentimento Dunsaniano proprio per la mitologia, il mondo fantasy e riferimenti a mitologie Greco-Romane. Anche se personalmente non la escluderei in quanto ha sì, un aspetto onirico sognante simile alla visione estatica, ma è molto ben radicata nel mondo di sogno che aveva inventato Lovecraft che è molto ben al di là di qualsiasi creazione Dunsaniana.
Mentre Polaris e L’Albero sembrano essere le più legate al lord irlandese. La prima è una metafora potente dell’alienazione dell’autore rispetto alla quotidianità e incarna il desiderio di abitare mondi più gloriosi propri delle civiltà antiche. L’Albero rasenta il mito greco o la favola con quel tocco di stranezza, bizzarria che la rende memorabile.



Interessante è La Ricerca di Iranon, Iranon, giovane poeta girovago canta le glorie e le bellezze di Aira, sua città natale, dove vuole tornare. Nel corso del suo lungo viaggio Iranon rimane sempre giovane e si accontenta del poco che la gente gli offre per le sue canzoni. Anche quando riceve dei regali di valore, Iranon non diviene avido di ricchezze materiali e seguita a nutrire il desiderio di ritornare a casa. Dopo anni e anni trascorsi tra città straniere e province sconosciute, il menestrello giunge una sera alla capanna di un vecchio pastore che finalmente gli rivela la verità su lui stesso e su Aira.

Un esempio di una delle ultime storie di Lord Dunsany è How Nuth Would Have Practised His Art Upon The Gnoles, (1912).  Nuth, un famoso ladro, progetta la rapina di alcuni grandi smeraldi dalla casa di alcuni gnoles e finisce col sacrificare il suo giovane apprendista per farlo. La trama traballa ma ciò che rende piacevole la lettura della storia è l'uso sottile e arguto del linguaggio: molto è semplicemente suggerito piuttosto che descritto ed in questo che troviamo soprattutto l’influenza di Dunsany nell’opera del Sognatore di Providence.