venerdì 24 maggio 2019



COSA VEDE DANFORTH ALLA FINE DELLE

 MONTAGNE DELLA FOLLIA?

Uno dei racconti/romanzi più apprezzati di H. P. Lovecraft è “Alle Montagne della Follia” che può essere considerato il precursore di un genere di racconti su storie di spedizioni alle regioni polari. Un romanzo magistrale che fu scritto nel 1931 ma fu pubblicato, soltanto dopo innumerevoli rifiuti, nel 1936 e in forma rimaneggiata. Lovecraft scrisse a E. Hoffmann Price nel 1936 di essere molto deluso e di star pensando di concludere la carriera di scrittore, cosa che purtroppo la vita lo costringerà a fare un anno dopo.





La storia è semplice ed avvincente: alcuni esploratori in missione in Antartide scoprono, ai piedi di una catena montuosa gigantesca (la cui aria induce allucinazioni-da cui il titolo del romanzo), una caverna che contiene mostruose creature anfibie, congelate da milioni di anni, molti delle quali in perfetto stato di conservazione. Lovecraft nel suo racconto chiama questi esseri “Antichi” (Primevi sarebbe meglio per evitare confusioni) che sono cosa molto diversa dai “Grandi Antichi”, visto che sembrano essere vissuti sulla Terra milioni di anni orsono. Quando gli esploratori in missione non si fanno più sentire il narratore ed altri esploratori accorrono per controllare cosa è accaduto e trovano solo cadaveri e nessuna traccia delle strane creature. A questo punto il narratore e il giovane Danforth, prendono un piccolo aereo e sorvolando la zona scoprono, oltre la terribile catena montuosa, un immenso altopiano e i resti di una città ciclopica e aliena, i resti di una delle città degli "Antichi". Atterrano e vi si inoltrano scoprendo statue e bassorilievi che mostrano la storia antichissima di questi esseri con i vari intrecci tra gli "Antichi" che vivono in acqua, con gli "Antichi" che vivono sulla terra ferma, con la progenie di Cthulhu, con i Mi-Go ma anche con gli Shoggoth. Così Danforth e il narratore scoprono il tunnel che conduce all'ultima dimora degli antichi che, per sopravvivere alla glaciazione del continente, si sono rifugiati nelle calde acquose profondità dell'altopiano. Esplorandolo trovano rinvengono i resti congelati di un loro compagno sparito dal campo base e di un loro cane e capiscono che questi “antichi” non erano morti quando furono scoperti dalla missione, ma probabilmente erano ibernati. Il narratore e Danforth proseguono l’esplorazione della galleria e dopo poco incontrano alcuni pinguini giganteschi che, vivendo sottoterra sono albini e ciechi.


 Scendendo ancora trovano i corpi di alcuni "Antichi" recentemente massacrati e senza testa che è stata loro strappata e non tagliata. Infine un ulteriore grido fa scoprire al narratore e Danforth uno Shoggoth. Un’enorme creatura mutaforma e amorfa di plasma nero. Creature, ipotizzano inizialmente create dagli “Antichi”, che li tenevano sotto controllo con l’ipnosi, e che si sono ribellate. Il narratore e Danforth fuggono, voltandosi solo una volta per vedere l'orribile Shoggoth che li tormenterà per sempre. Il romanzo è alle battute finali e durante il volo di ritorno Danforth lancia un grido e impazzisce in quanto vede dall’altro qualcosa di ancora più mostruoso, antico ed ancestrale, sulla seconda catena di montagne ad ovest, qualcosa di cui non parlerà mai. Oltre l'altopiano infatti c’è un'altra catena montuosa, altissima, di cui si scorgono solo vaghi profili violacei.
Gli Antichi temevano ciò che si celava al di là di esse. L'autore riconduce la regione alle terre malvagie e leggendarie di Kadath e Leng, di cui si parla solo in pochi testi antichi (tra cui il Necronomicon).


Il finale, comune a molti romanzi e racconti di Lovecraft, vede i protagonisti salvarsi dall'orrore ma rimanere per sempre tormentati ed angosciati da ciò che hanno visto e dalle scoperte sulla natura dell'universo che non avrebbero mai voluto fare. Il narratore afferma di aver scritto questo resoconto per scoraggiare qualsiasi futuro tentativo di esplorare l'altopiano oltre le montagne della follia, per non risvegliare gli orrori ancestrali che vi dimorano.

La domanda è: cosa ha visto Danforth dall’aereo?
Le parole di Lovecraft quando descrive che Danforth si gira indietro a guardare sono: “verso l'alto nel cielo ribollente, grottescamente annebbiato. Fu allora, proprio mentre stavo cercando di volare in sicurezza attraverso il passo, sentì questo urlo folle...”
Più tardi il narratore spiega cosa ha fatto urlare Danforth.
“Non era, dichiara, nulla collegato ai cubi e alle caverne...; ma un unico, fantastico, barlume demoniaco, sfornato dalle nuvole zenitali, di quello che si stendeva oltre quelle altre montagne viola verso ovest che gli Antichi avevano evitato e temuto.”
Forse quindi Danforth vide barlumi della lontana Kadath? Ma Kadath non era nelle terre dei sogni? Come fa a essere in Antartide? Kadath è il posto sorvegliato dagli ‘Altri Dei’ (“sono grandi, irragionevoli e terribili, e si annidano nei vuoti esterni”) e qui tengono prigioneri gli antichi dei della terra che si sono esiliati nell'immensa montagna (o forse sono stati intrappolati lì dagli ‘Altri Dei’?). Questo aspetto dei Miti di Cthulhu che Lovecraft aveva lasciato vago nel tempo si è evoluto, proprio come è accaduto al Ciclo di Re Artù. 

Ora come detto Lovecraft fa capire che Kadath non è completamente sulla Terra ma che è un’immensa montagna nel deserto ghiacciato-freddo. Come detto è parte di uno spazio extra-dimensionale, chiamato Dreamland nel Ciclo di Randolph Carter, che raramente si interseca e ha punti di contatto con il nostro mondo come la Rue d’Auseil nel racconto “La Musica di Erich Zann”. Sembra anche essere il luogo dove gli ‘Altri Dei’ sono costretti a fermarsi e da cui non possono avvicinarsi di più al nostro mondo ad esclusione del loro messaggero Nyarlathotep. Nel romanzo “Alle Montagne della Follia” a un certo punto il narratore vede che gli Antichi hanno fatto dei murali in cui è raffigurata una gigantesca catena montuosa e fa pensare al lettore che possa essere il luogo in cui giace Kadath. E se è Danforth ha visto Kadath dall’aereo forse ha visto anche qualche manifestazione dell’emissario degli ‘Altri Dei’ che controllano Kadath, il caos strisciante Nyarlathotep?
Ecco alcuni estratti:
“Certo, eravamo in uno dei più strani, più bizzarri e più terribili di tutti gli angoli del globo terrestre. Di tutte le terre esistenti, era infinitamente la più antica. Non c’era dubbio che questa orribile regione montuosa doveva essere il favoloso altopiano da incubo di Leng di cui persino l'autore folle del Necronomicon era riluttante a discutere. La grande catena montuosa era infinitamente lunga [...]
E anche le mostruose esagerazioni della natura sembravano inquietantemente a portata di mano. Ho detto che queste vette sono più alte dell'Himalaya, ma le sculture mi impediscono di dire che sono le più alte della terra. Quel cupo onore è senza dubbio riservato a qualcosa che metà delle sculture esitava a descrivere, mentre altre ne accennavano con evidente ripugnanza e trepidazione. Sembra che ci fosse una parte di una terra antica - la prima parte che è mai emersa dalle acque dopo che la terra si era staccata dalla luna e che gli Antichi erano scesi dalle stelle – che era evitata come vagamente e irrimediabilmente malvagia. [...]
Se la scala dei bassorilievi era corretta, quelle orrende formazioni dovevano essere più alte di 15.000 metri ed erano decisamente più vaste e ampie anche rispetto alle montagne della follia che avevamo attraversato. Si estendevano, a quanto sembrava, da 77 gradi di latitudine e 70 gradi longitudine est a 70 gradi di latitudine e 100 gradi longitudine est—a meno di cinquecento chilometri dalla città morta e, se non fosse stato per l'eterna bruma opalescente, ne avremmo viste le terrificanti cime a occidente. L'estremità settentrionale doveva essere ugualmente visibile dalla lunga linea costiera del Circolo Antartico, nella Terra della Regina Maria.
Una parte degli Antichi, nei giorni del crollo, aveva intonato strane preghiere alle montagne—ma nessuno vi si era avvicinato o aveva osato immaginare che cosa si giacesse al di là di esse. Nessun essere umano le ha mai viste, e considerate le emozioni suscitate dagli antichi bassorilievi ho pregato affinché ciò non succeda mai. Lungo la costa, e al di là delle montagne, ci sono colline a protezione che in qualche modo le proteggono: quelle della Terra della Regina Maria e del Kaiser Guglielmo. Ringrazio il cielo che nessuno è stato in grado di atterrare e scalare quelle colline. Non sono così scettico nei confronti di vecchi racconti e vecchie paure come lo ero una volta, e non rido ora del concetto espresso dai venerabili bassorilievi per cui i fulmini, ogni tanto, si attardavano di proposito sulle creste meditabonde, e un bagliore inesplicabile splendeva da uno dei pinnacoli per tutta la durata della notte polare. Potrebbe esserci un significato molto reale e molto mostruoso nei vecchi sussurri Pnakotici su Kadath e sul Deserto Gelato.”

Cosa ha visto Danforth?
Nyarlathotep? O forse il proprio volto inorridito, imitato-clonato da migliaia di Shoggoth mutaforma che lo sbirciavano da ogni apertura cavernosa delle Montagne della Follia. Cosa potrebbe essere di più terrificante per far impazzire un uomo?
Eppure Lovecraft nel suo racconto “Il Tumulo” scritto tra il dicembre 1929 e il gennaio 1930 (quindi oltre un anno prima di questo romanzo) a un certo punto scrive qualcosa di collegato a “Alle Montagne della Follia” parlando di una razza sotterranea: “Durante le ere glaciali loro eressero alcune rimarchevoli civilizzazioni di superficie, soprattutto quella al Polo Sud vicino alla montagna Kadath.”
Inoltre che cosa altro avrebbe spaventato tanto gli Antichi (che non si avvicinavano alle montagne viola) se non la vista della casa dei Grandi Antichi? La stessa cosa che fece impazzire Danforth dopo un solo sguardo se non Kadath?