LA CASA
DELL’ORRORE DI DUNWICH
In una strada della contea
scarsamente abitata a Wilbraham, nel Massachusetts, una comunità di casette benestanti
situata nella parte occidentale dello stato, si trova un’affascinante casa di
epoca coloniale. Il suo bel doppio camino e le persiane dipinte di fresco sono
in linea con le case attraenti e ben arredate dei vicini ma ha una particolarità
che la rende una delle case più importanti per gli amanti di Lovecraft. Si
tratta infatti della Randolph Beebe House, edificata nel 1785, che fu d'ispirazione
per una delle storie più terrificanti della letteratura americana, “L’Orrore di
Dunwich” di H.P. Lovecraft pubblicato nel numero di aprile di Weird Tales del 1929.
Il racconto, divenuto un
classico, fu pubblicato scritto nel 1928 e racconta la storia di una eccentrica
famiglia locale, i Whately, che tentano di invocare un’entità proveniente da un
altro piano dell’esistenza per causare la fine del mondo. Il vecchio Whately, anziano
patriarca mezzo pazzo evoca questa forza esterna per mezzo di sua figlia
Lavinia che a sua volta la partorisce il 2 febbraio. Come sempre in Lovecraft i
numeri non sono mai casuali e la data infatti simboleggia non solo il Groundhog
Day (in cui invece della promessa della primavera, questa creatura promette un
inverno eterno) ma è anche un riferimento alla Candelora, il giorno in cui Gesù
fu presentato al Tempio. Quindi se vogliamo è una similitudine
evocativa-presentativa. Ma comunque i Whately non riescono nel loro nefando compito
in quanto un trio di saggi, tra cui il dottor Armitage, riuscirà a distruggere
la creatura.
Proprio nell’estate del 1928, ma
probabilmente anche prima, H.P. Lovecraft era in visita in quelle zone del New
England. Infatti contrariamente a quanto la maggior parte delle persone crede Howard
Phillips Lovecraft non era né un solitario, né un recluso ma amava viaggiare e
conoscere persone e nel suo travelogue, Observations
on Several Parts of America, scrisse numerosi appunti su questa residenza
che insiste su quella che oggi è nota come Beebe Road.
Abbiamo accennato a come questa
casa in Beebe Road a Wilbraham fu eretta intorno al 1785-1790, dai registri
risulta che originariamente fu occupata da un certo Daniel Chappel e che poi
passò nelle mani di Nathan e Mary Mack, che vissero qui dal 1790 al 1810. Curiosamente
questa famiglia si guadagnò un posto nel folklore locale in quanto, secondo il
libro The History of Wilbraham
Massachusetts nel 1913, Mary scoprì che sua figlia piccola stava giocando
con un serpente a sonagli in grembo. Così corse da lei, la trascinò via e coprì
il serpente con un secchio fino a quando Nathan non tornò a casa. Quando il
marito rincasò uccise il serpente, recise i sonagli e li diede a sua figlia per
giocarci, sonagli che rimasero in casa per diverse generazioni come uno strano
cimelio di famiglia.
La foto qui sopra risale al 1913,
quando la casa era di proprietà di Randolph Beebe, che l’aveva ereditata da suo
suocero, Thomas Gilligan, che la possedeva dal 1860. Randolph Beebe morì nel
1923, e la casa, apparentemente rimasta vacante in quegli anni, fornì un
insolito e involontario contributo alla letteratura americana. Infatti, come
accennato in precedenza, nell'estate del 1928 H.P. Lovecraft soggiornò per otto
notti in compagnia della sua amica Miss Miniter, che era cugina di Evanore
Beebe in quel di Wilbraham, a breve distanza da questa casa, su Monson Road. Fu
in quell’occasione che trasse ispirazione per uno dei suoi racconti più famosi “L’Orrore
di Dunwich” che secondo lo stesso Lovecraft, “è basato su alcune vecchie
leggende del New England - una delle quali ho sentito appena il mese scorso
durante il mio soggiorno a Wilbraham.”
Tuttavia, a differenza della sua
attuale condizione incontaminata, quando Lovecraft vide la casa dei Beebe, questa
doveva essere ormai abbandonata da almeno cinque anni, da quando era morto
Randolph. La triste condizione della casa evidentemente fornì a Lovecraft lo
spunto ispirazionale. Secondo una
lettera scritta da Lovecraft nel 1934, “Ho visto la vecchia casa di Randolph
Beebe, rovinosa e deserta, dove i caprimulghi si raggruppano in modo anomalo...”
e più tardi in quello stesso anno scrisse “L’Orrore di Dunwich” ispirato, non
solo dalla casa-fattoria in decomposizione, ma anche dalle testimonianze orali
di cui Evanore Beebe lo mise a parte, svelandogli le più oscure leggende del
New England che egli sapientemente aggiunse all'atmosfera della storia. Nella
sua raccolta di saggi di viaggio, Osservazioni
su diverse parti dell'America (1928, Hippocampus Press), scrisse: “L’Orrore
di Dunwich” si basa su diverse leggende del New England, delle quali ne ho
sentito parlare per la prima volta durante il mio soggiorno a Wilbraham.”
Una di queste leggende era il
mito del whippoorwill (caprimulgo), che incuriosiva terribilmente Lovecraft. Beebe
lo informò che quell’uccello era un presagio di morte, che era una sorta di psicopompo,
che appariva nei pressi del morente per carpire l'anima del defunto. Il
Caprimulgo è un uccello dall'aspetto innocuo, grassoccio e di taglia media le
cui piume gli permettono di mimetizzarsi con facilità nelle foreste. La leggenda
in questione per Lovecraft è indissolubilmente legata alla casa di Randolph
Beebe dato che il Sognatore di Providence scrisse nel 1934, “vidi la vecchia
casa di Randolph Beebe, rovinosa e deserta, dove i caprimulghi volano in modo
anomalo”. Ecco dove e quando entrò in contatto con la leggenda che è parte del
background del suo famoso racconto.
In una lettera ad August Derleth
del 4 agosto del 1928 Lovecraft scrisse che “The Dunwich Horror…[…]…è
ambientata tra le selvagge colline a cupola dell'alta valle Miskatonic, molto a
nord-ovest di Arkham, ed è basato varie antiche leggende del New England - una
delle quali è giunta al mio orecchio solo il mese scorso durante il mio
soggiorno a Wilbraham…”
Lovecraft trovò nella signora Beebe
una risorsa inestimabile di informazioni non solo riguardo le oscure tradizioni
locali, ma anche rispetto alle conoscenze dei luoghi di quelle regioni isolate.
Il Sognatore di Providence rimase affascinato dalla zona di Wilbraham e ne
incorporò alcuni tratti in “L’Orrore di Dunwich”. Certo, si prese qualche licenza
poetica: “Wilbraham è un paese adorabile—simile a quelli ricchi e gentili del
Massachusetts—a dispetto della drammatica dello scenario del Vermont. Qui la
vegetazione è più fitta e più verde; e le colline, anche se alte e numerose,
sono più estese... Ho visitato tutti i cimiteri e i luoghi di sepoltura e ho
ispezionato il piacevole villaggio di Wilbraham, dove prospera ancora la
vecchia accademia fondata nel 1825.”
Lovecraft era affascinato dalle dolci
e insolitamente arrotondate colline di Wilbraham. La catena montuosa—probabilmente
il Sognatore di Providence ne era a conoscenza—faceva parte di un mare interno
poco profondo, che si stendeva qui milioni di anni fa. Nel suo “L’Orrore di Dunwich”,
tutto ciò assume un colorito più sinistro, aggiungendo una sensazione di
terrore claustrofobico che avvolge il lettore: “Quando la strada si inerpica permette
la vista di montagne e di boschi profondi e, la sensazione di disagio è inquietudine
aumenta. Le cime sono troppo arrotondate e simmetriche per dare un senso di
comfort e naturalezza, e talvolta il cielo profila con particolare chiarezza i
cerchi bizzarri di alti pilastri di pietra con i quali la maggior parte di esse
sono incoronate.”
Percorrendo oggi Monson Road che
si snoda attraverso le dolci montagne di Wilbraham fino a Beebe Road ci si
rende conto che il panorama non è poi cambiato tanto qui nel Massachusetts
occidentale. E proprio come ai tempi di Lovecraft, guidando lungo la Main
Street di Wilbraham appaiono pittoreschi negozi locali, splendide case
vittoriane e graziose case coloniali.
Sono passati quasi cento anni e la
casa di Beebe è ora una casa felicemente occupata ed è attorniata da molte
altre residenze che un tempo non c’erano ma, specialmente di notte, soprattutto
quando le nuvole basse scendono e coprono le colline coperte di alberi, si può ancora
provare un brivido di natura ultraterrena. Le colline e gli alberi sembrano
chiudersi sul guidatore che affronta inquieto quelle basse nuvole
innaturalmente sospese sulla zona.