Rettiliani
nell’opera di H.P. Lovecraft
Rettiliani non nel senso di
David Icke o del serial tv Visitors, ma rettiliano in senso di creature
rettiloidi di questo mondo o meno che abitano e interagiscono con gli esseri
umani adottando alcune precauzioni come quella di non farsi vedere dai profani,
manipolare i grandi potenti e orchestrare e professare un culto ancestrale
verso i loro dei squamosi.
Nei racconti di H.P. Lovecraft ci
sono una messe di esseri fantastici e di creature orribili. Nel Ciclo di
Arkham (i Miti di Cthulhu) ci sono decine di esseri gelatinosi, amorfi,
bestiali e impossibili e conseguentemente non identificabili. Tranne i
rettiliani che tutto sommato ci assmigliano. Curiosamente i rettiliani nell’opera
di H.P. Lovecraft sono molti, forse troppi per un uomo così prodigo di attività
oniriche. In ogni modo essi sono un po’ dappertutto nei suoi racconti anche se
non sembre alla luce del sole.
Di seguito una lista in ordine di scrittura e
non di pubblicazione di racconti in cui questi rettiliani appaiono. È stata
inserita solo una frase per racconto ma, ce ne sono molte altre che puntano a
questa razza rettiliana-rettiloide. Riguardo le ultime due storie ci si conceda
che siano state aggiunte alla lista, anche se è impossibile affermare con
certezza quali sono i riferimenti Lovecraftiani e quali di Derleth.
Nel racconto “La Maledizione che
colpì Sarnath” (The Doom that came to Sarnath, 1919, H.P. Lovecraft) troviamo ...dove una volta vivevano cinquanta milioni
di uomini, ora strisciava solo l'abominevole rettile.
Ne “La città senza Nome” (The
Nameless City, 1921) Lovecraft scrive Era di natura rettiliana con caratteristiche
corporee che a volte somigliavano al coccodrillo, altre volte alla foca, ma più
spesso a esseri che il naturalista e il paleontologo non hanno mai conosciuto.
In “Il Festival” o “La
Ricorrenza” (The Festival, 1923, H.P. Lovecraft) troviamo: ...con respiro agitato, contemplavo quel profano Averno di radiosità
lebbrosa e acque mucillaginose; la folla rettiliana e incappucciata formava un
semicerchio attorno alla colonna di fuoco.
Nel racconto “Sordo, muto e
cieco” (Deaf, Dumb and Blind, 1924, H.P. Lovecraft, C.M. Eddy) ecco arrivare
alle nostre orecchie ...fischi sibilanti
di rettili osceni ... un coro sussurrante che la gola umana non può intonare!
In “La maldizione di Yig” (The
Curse of Yig, 1928, H.P. Lovecraft, Zealia Bishop) Lovecraft scrive: ...i rettili erano di tutte le dimensioni,
in numero innumerevole.
Ne “Il Tumulo” (The Mound, 1930,
H.P. Lovecraft, Zealia Bishop) ecco che: ...gli
esseri di Yoth erano senza dubbio di stirpe rettiliana.
Nel racconto “Nelle spire di Medusa”
(Medusa's Coil, 1930, H.P. Lovecraft, Zealia Bishop) troviamo che: il suggerimento di innumerevoli teste di
rettile alle estremità arricciate era troppo
marcato per essere illusorio o casuale.
Nella storia “La Maschera di Innsmouth”
o “L’ombra su Innsmouth” (The Shadow over Innsmouth, 1931, H.P. Lovecraft) il
Sognatore di Providence scrive: una delle
figlie di Marsh era davvero orribile…. a quanto si diceeva, assomigliava a un
rettile.
Nel racconto “Il diario de
Alonzo Typer” (The Diary of Alonzo Typer, 1935, H.P. Lovecraft, William Lumley)
troviamo: ...la sua consistenza ricorda
stranamente quella di un serpente squamoso ed è inspiegabilmente nauseabonda al
tatto ... fredda e viscida come la pelle di un rettile.
Nel curioso racconto “Tra le Mura
di Eryx” (In the Walls of Eryx, 1936 H.P. Lovecraft e Sterling) leggiamo: ...nonostante
le loro città costruite in modo elaborato, sembrava difficile accettare che
quei rettiliani avessero realizzato qualcosa del genere.
Il racconto “Il Sopravvissuto” (The Survivor, 1954, H.P. Lovecraft, August
Derleth) ... e cos'era che strisciava tra
i suoi piedi? Una lunga cosa nera, troppo grande per essere un serpente.
E infine “La lampada di Alhazred” (The Lamp of Alhazred,
1957, H.P. Lovecraft, August Derleth) ...
Le tracce lasciate da alcuni rettili erano chiaramente disegnate nel fango.