domenica 4 maggio 2025

 Alice in Borderland e Lovecraft

mondi liminali, abissi mentali e il nichilismo dell’ignoto



Nel panorama della serialità contemporanea, Alice in Borderland rappresenta una delle produzioni più suggestive e disturbanti degli ultimi anni. Tratta dal manga omonimo di Haro Aso, la serie Netflix diretta da Shinsuke Satō è molto più di un survival game futuristico: è un’esplorazione metafisica della coscienza, della realtà e dell'identità. In questo senso, accostarla all’universo di Howard Phillips Lovecraft può sembrare ardito a prima vista, ma un’analisi più profonda rivela affinità strutturali, simboliche e tematiche.



Mondo altro e orrore cosmico
Lovecraft costruisce i suoi racconti intorno a un concetto di realtà alterata, dove il nostro universo è solo una delle tante possibili dimensioni, minacciato da forze ignote e indifferenti alla vita umana. Questo stesso principio è alla base di Alice in Borderland.
La Tokyo alternativa in cui si ritrovano Arisu e i suoi compagni è un mondo liminale, separato dalla realtà ordinaria e governato da leggi arcane (i "giochi") che ricordano l’insensatezza dell’universo lovecraftiano. Come nei Miti di Cthulhu, qui non c'è un Dio salvifico, ma un meccanismo impersonale e crudele.
Il Borderland è una metafora dell’ignoto lovecraftiano: un luogo che non si spiega, non si comprende pienamente e che genera una forma di terrore esistenziale. In entrambi i mondi, la mente umana è destinata a collassare di fronte all’inconoscibile.

I personaggi: archetipi del confronto con l’abisso

Arisu (Ryohei Arisu): è l’equivalente moderno dell’antieroe lovecraftiano. Intellettuale, introverso, incline all’alienazione, viene trascinato in un mondo che non capisce e che lo obbliga a mettere in discussione la propria identità. Come i protagonisti di The Call of Cthulhu o The Shadow Out of Time, Arisu scopre che la realtà è fragile e che la ragione è un’arma spuntata di fronte all’inconcepibile.

Usagi: rappresenta la resilienza emotiva e fisica, ma anch’essa è marcata dal lutto e dall'isolamento. Come molte figure femminili assenti o mitologiche nell’opera di Lovecraft (pensiamo a The Thing on the Doorstep), Usagi funge da specchio e ancora morale per Arisu, ma è comunque segnata dall’indifferenza dell’universo.

Chishiya: figura quasi mefistofelica, intelligente e manipolatore, incarna la fascinazione lovecraftiana per il sapere proibito. Ricorda certi cultisti o studiosi impazziti nei racconti di Lovecraft, desiderosi di decifrare l’indecifrabile (come in The Dunwich Horror o The Whisperer in Darkness), rischiando la perdizione mentale.

Mira (la Regina di Cuori): in modo inquietante, Mira è la personificazione del “Grande Antagonista” lovecraftiano: non è malvagia nel senso umano del termine, ma rappresenta il caos, l’illusione, la follia come verità. Il suo monologo sul concetto di realtà richiama il delirio cosmico di Nyarlathotep o di Azathoth: l’universo è un gioco senza scopo, e la coscienza umana ne è solo una pedina.

Struttura narrativa e simbolismo esoterico

L’intera struttura di Alice in Borderland può essere letta come un viaggio iniziatico, un cammino attraverso la sofferenza e la consapevolezza, che ricalca la discesa negli abissi interiori dei protagonisti lovecraftiani.
L’uso dei semi delle carte (fiori, picche, cuori, quadri) richiama un ordine simbolico esoterico, dove ogni seme rappresenta un diverso tipo di sfida — di corpo, mente, spirito e strategia. In Lovecraft, la divisione tra mente e corpo è una tematica costante: le entità aliene spesso possiedono, deformano o distruggono la mente dell’uomo, come in The Thing on the Doorstep.

Inoltre, la morte non è mai definitiva, ma transitoria o illusoria, come negli stati di sogno (un tema comune a entrambi gli autori, basti pensare al Ciclo Onirico lovecraftiano con The Dream-Quest of Unknown Kadath). Il Borderland può quindi essere interpretato come una zona intermedia tra vita, morte e sogno, un “interregno” spirituale. Poi così lontana da Randolph Carter?



Il nichilismo come estetica e filosofia

Lovecraft è celebre per il suo cosmicismo: l’idea che l’uomo non sia altro che un minuscolo elemento in un universo indifferente, governato da forze incomprensibili. Alice in Borderland sposa perfettamente  questa visione: i personaggi non sono premiati per la loro bontà o puniti per il male, ma si trovano in balia di regole arbitrarie.

Il nichilismo che ne emerge è profondamente lovecraftiano. Non c’è una morale universale; il sistema non è giusto, e la salvezza — quando arriva — è solo una possibilità, non una certezza. Come in The Colour Out of Space, anche qui l’unico vero antagonista è l’insensatezza del cosmo.


 L'influenza possibile di Lovecraft

Sebbene Haro Aso non citi direttamente Lovecraft come ispirazione, l’estetica dell’orrore psicologico e metafisico, la costruzione di un mondo alternativo dominato da forze imperscrutabili e l’insistenza sul trauma mentale richiamano chiaramente l’influenza lovecraftiana, magari mediata da autori giapponesi come Junji Ito o registi come Kiyoshi Kurosawa, anch’essi profondamente influenzati da Lovecraft.

L’ibridazione tra manga, filosofia orientale e horror occidentale produce un unicum mediale che riecheggia i temi classici del weird fiction, pur rielaborandoli in chiave moderna e psicologica.

Possiamo affermare che Alice in Borderland non sia soltanto un thriller distopico o un gioco mortale: è una riflessione sull’identità, sulla percezione della realtà e sul senso della vita di fronte all’inconoscibile. In questo senso, può essere letto come un discendente spirituale di Lovecraft, trasportato nel linguaggio visivo, ritmico e narrativo del XXI secolo.

Le affinità tra le due opere — sebbene indirette — rivelano una profonda consonanza filosofica ed esoterica: l’orrore non nasce dal sangue o dalla violenza, ma dal confronto con ciò che la mente umana non può e non deve comprendere.



Concludendo

La narrativa di Alice in Borderland e quella lovecraftiana condividono una galleria di personaggi archetipici: l’intellettuale perduto, il manipolatore mascherato, l’outsider resiliente, l’esperto del proibito, l’innocente tragico. Le due opere, pur in contesti diversi (Tokyo distopica vs New England arcano), parlano la stessa lingua metafisica: quella della fragilità umana in un universo incomprensibile.

Facciamo quindi un gioco, visto che si parla di giochi!



Arisu -  Randolph Carter (The Dream-Quest of Unknown Kadath, The Statement of Randolph Carter)

Entrambi sono protagonisti intellettuali e riflessivi, con una sensibilità acuta nei confronti della realtà e una propensione all’introspezione.

Arisu come Carter affronta un viaggio iniziatico in una realtà alternativa che sfida le leggi della logica e del tempo.

Carter e Arisu condividono un legame profondo con il mondo del sogno, dell’inconscio e della percezione soggettiva della realtà. Il Borderland può essere visto come un equivalente moderno del "Mondo dei Sogni" di Lovecraft.

Curiosamente:

Entrambi si trovano coinvolti in una ricerca esistenziale: Carter cerca una città perduta e un senso nell’universo, Arisu cerca di dare significato alla propria sopravvivenza in un mondo assurdo.

Sono sopravvissuti alla disgregazione mentale, sebbene segnati profondamente.


 Usagi – Lavinia Whateley (The Dunwich Horror)

Entrambe sono figlie segnate da un’eredità familiare ambigua o dolorosa. Lavinia è madre del semidio Wilbur, vittima del culto e delle forze cosmiche. Usagi è figlia di un alpinista morto in circostanze traumatiche, simbolo di un’eredità spirituale infranta.

Vivono in un mondo maschile e ostile, dove sopravvivere richiede forza e autonomia.

Curiosamente:

Entrambe le figure sono solitarie, estranee al contesto sociale, eppure mantengono una connessione profonda con il lato umano dell’esperienza, fungendo da ancore morali.


Chishiya – Herbert West (Herbert West – Reanimator)

Entrambi incarnano l’archetipo dello scienziato freddo e distaccato, interessato solo alla verità, qualunque sia il costo umano.

Sono affascinati dal controllo e dalla manipolazione della vita e della morte. West cerca di dominare la morte, Chishiya cerca di vincere i giochi come esercizio di potere razionale.

Curiosità :

Entrambi giocano con conoscenze proibite e mostrano una spietata efficienza intellettuale, escludendo quasi completamente l’empatia.

Ma sotto la superficie, entrambi rivelano una frattura interiore: West diventa vittima della propria ossessione, e Chishiya — nelle stagioni successive — mostra segni di rimorso e umanità.


Mira – Nyarlathotep

Mira, come Nyarlathotep, è una figura camaleontica e manipolatrice, ma dotata di un’intelligenza superiore e sadica.

Entrambi assumono forme umane per ingannare, corrompere o condurre alla follia. Mira travolge Arisu non con la violenza, ma con la logica delirante, proprio come Nyarlathotep seduce con il sapere.

Curiosità:

Sono figure liminari tra divinità e umanità, che incarnano il caos e la finzione del significato.

In Lovecraft, Nyarlathotep è l’unico dio che interagisce direttamente con gli uomini; Mira è l’unico “boss” che offre un dialogo filosofico anziché una pura sfida fisica.


Kuina – Walter Gilman (The Dreams in the Witch House)

Entrambi sono trasformati attraverso il dolore e la conoscenza. Walter viene trascinato in un incubo multidimensionale da cui non riesce a fuggire; Kuina si emancipa da una condizione di marginalizzazione sociale (come donna transgender) affrontando il dolore e la lotta nel Borderland.

Entrambi viaggiano tra diversi stati dell’essere, attraversando un confine sottile tra corpo e coscienza.

Curiosità:

Sono simboli del mutamento continuo, ma anche della resistenza in condizioni estreme.

Il loro destino è incerto, sospeso tra il successo e la dissoluzione psichica.


Aguni – Charles Dexter Ward

Aguni, segnato dal trauma della perdita e dallo sprofondamento nella violenza, ricorda molto Ward, il giovane stregone che risveglia i propri antenati e perde sé stesso nel processo.

Entrambi subiscono una degenerazione progressiva, che li porta sull’orlo della pazzia e dell’autodistruzione.

Curiosità:

Sono vittime del passato, incapaci di separarsi dai ricordi e dalle colpe.

Entrambi si muovono in un ambiente ostile dominato da forze più grandi, spesso manipolati da altri (per Ward è Joseph Curwen, per Aguni è l’ideologia imposta dal leader).