Alice in Borderland e Lovecraft
mondi liminali, abissi mentali e il nichilismo dell’ignoto
Inoltre, la morte non è mai definitiva, ma transitoria o illusoria, come negli stati di sogno (un tema comune a entrambi gli autori, basti pensare al Ciclo Onirico lovecraftiano con The Dream-Quest of Unknown Kadath). Il Borderland può quindi essere interpretato come una zona intermedia tra vita, morte e sogno, un “interregno” spirituale. Poi così lontana da Randolph Carter?
Il nichilismo come estetica e filosofia
Lovecraft è celebre per il suo cosmicismo: l’idea che l’uomo non sia altro che un minuscolo elemento in un universo indifferente, governato da forze incomprensibili. Alice in Borderland sposa perfettamente questa visione: i personaggi non sono premiati per la loro bontà o puniti per il male, ma si trovano in balia di regole arbitrarie.
Il nichilismo che ne emerge è profondamente lovecraftiano. Non c’è una morale universale; il sistema non è giusto, e la salvezza — quando arriva — è solo una possibilità, non una certezza. Come in The Colour Out of Space, anche qui l’unico vero antagonista è l’insensatezza del cosmo.
L'influenza possibile di Lovecraft
Sebbene Haro Aso non citi direttamente Lovecraft come ispirazione, l’estetica dell’orrore psicologico e metafisico, la costruzione di un mondo alternativo dominato da forze imperscrutabili e l’insistenza sul trauma mentale richiamano chiaramente l’influenza lovecraftiana, magari mediata da autori giapponesi come Junji Ito o registi come Kiyoshi Kurosawa, anch’essi profondamente influenzati da Lovecraft.
L’ibridazione tra manga, filosofia orientale e horror occidentale produce un unicum mediale che riecheggia i temi classici del weird fiction, pur rielaborandoli in chiave moderna e psicologica.
Possiamo affermare che Alice in Borderland non sia soltanto un thriller distopico o un gioco mortale: è una riflessione sull’identità, sulla percezione della realtà e sul senso della vita di fronte all’inconoscibile. In questo senso, può essere letto come un discendente spirituale di Lovecraft, trasportato nel linguaggio visivo, ritmico e narrativo del XXI secolo.
Le affinità tra le due opere — sebbene indirette — rivelano una profonda consonanza filosofica ed esoterica: l’orrore non nasce dal sangue o dalla violenza, ma dal confronto con ciò che la mente umana non può e non deve comprendere.
Concludendo
La narrativa di Alice in Borderland e quella lovecraftiana condividono una galleria di personaggi archetipici: l’intellettuale perduto, il manipolatore mascherato, l’outsider resiliente, l’esperto del proibito, l’innocente tragico. Le due opere, pur in contesti diversi (Tokyo distopica vs New England arcano), parlano la stessa lingua metafisica: quella della fragilità umana in un universo incomprensibile.
Facciamo quindi un gioco, visto che si parla di giochi!
Arisu - Randolph Carter (The Dream-Quest of Unknown Kadath, The Statement of Randolph Carter)
Entrambi sono protagonisti intellettuali e riflessivi, con una sensibilità acuta nei confronti della realtà e una propensione all’introspezione.
Arisu come Carter affronta un viaggio iniziatico in una realtà alternativa che sfida le leggi della logica e del tempo.
Carter e Arisu condividono un legame profondo con il mondo del sogno, dell’inconscio e della percezione soggettiva della realtà. Il Borderland può essere visto come un equivalente moderno del "Mondo dei Sogni" di Lovecraft.
Curiosamente:
Entrambi si trovano coinvolti in una ricerca esistenziale: Carter cerca una città perduta e un senso nell’universo, Arisu cerca di dare significato alla propria sopravvivenza in un mondo assurdo.
Sono sopravvissuti alla disgregazione mentale, sebbene segnati profondamente.
Usagi – Lavinia Whateley (The Dunwich Horror)
Entrambe sono figlie segnate da un’eredità familiare ambigua o dolorosa. Lavinia è madre del semidio Wilbur, vittima del culto e delle forze cosmiche. Usagi è figlia di un alpinista morto in circostanze traumatiche, simbolo di un’eredità spirituale infranta.
Vivono in un mondo maschile e ostile, dove sopravvivere richiede forza e autonomia.
Curiosamente:
Entrambe le figure sono solitarie, estranee al contesto sociale, eppure mantengono una connessione profonda con il lato umano dell’esperienza, fungendo da ancore morali.
Chishiya – Herbert West (Herbert West – Reanimator)
Entrambi incarnano l’archetipo dello scienziato freddo e distaccato, interessato solo alla verità, qualunque sia il costo umano.
Sono affascinati dal controllo e dalla manipolazione della vita e della morte. West cerca di dominare la morte, Chishiya cerca di vincere i giochi come esercizio di potere razionale.
Curiosità :
Entrambi giocano con conoscenze proibite e mostrano una spietata efficienza intellettuale, escludendo quasi completamente l’empatia.
Ma sotto la superficie, entrambi rivelano una frattura interiore: West diventa vittima della propria ossessione, e Chishiya — nelle stagioni successive — mostra segni di rimorso e umanità.
Mira – Nyarlathotep
Mira, come Nyarlathotep, è una figura camaleontica e manipolatrice, ma dotata di un’intelligenza superiore e sadica.
Entrambi assumono forme umane per ingannare, corrompere o condurre alla follia. Mira travolge Arisu non con la violenza, ma con la logica delirante, proprio come Nyarlathotep seduce con il sapere.
Curiosità:
Sono figure liminari tra divinità e umanità, che incarnano il caos e la finzione del significato.
In Lovecraft, Nyarlathotep è l’unico dio che interagisce direttamente con gli uomini; Mira è l’unico “boss” che offre un dialogo filosofico anziché una pura sfida fisica.
Kuina – Walter Gilman (The Dreams in the Witch House)
Entrambi sono trasformati attraverso il dolore e la conoscenza. Walter viene trascinato in un incubo multidimensionale da cui non riesce a fuggire; Kuina si emancipa da una condizione di marginalizzazione sociale (come donna transgender) affrontando il dolore e la lotta nel Borderland.
Entrambi viaggiano tra diversi stati dell’essere, attraversando un confine sottile tra corpo e coscienza.
Curiosità:
Sono simboli del mutamento continuo, ma anche della resistenza in condizioni estreme.
Il loro destino è incerto, sospeso tra il successo e la dissoluzione psichica.
Aguni – Charles Dexter Ward
Aguni, segnato dal trauma della perdita e dallo sprofondamento nella violenza, ricorda molto Ward, il giovane stregone che risveglia i propri antenati e perde sé stesso nel processo.
Entrambi subiscono una degenerazione progressiva, che li porta sull’orlo della pazzia e dell’autodistruzione.
Curiosità:
Sono vittime del passato, incapaci di separarsi dai ricordi e dalle colpe.
Entrambi si muovono in un ambiente ostile dominato da forze più grandi, spesso manipolati da altri (per Ward è Joseph Curwen, per Aguni è l’ideologia imposta dal leader).