sabato 21 dicembre 2019


QUATTRO CHIACCHIERE CON JOSHI


Abbiamo il piacere e l’onore di intervistare Sunand Tryambak Joshi, il massimo biografo vivente di Howard Phillips Lovecraft. L’autorità indiscussa che da decenni studia la vita e le opere del Sognatore di Providence. E lo facciamo in occasione della pubblicazione in italiano del primo volume della sua monumentale biografia dal titolo Io Sono Providence.

Caro Sunand, finalmente la tua opera maxima su Lovecraft è stata tradotta anche in Italia, grazie alla Providence Press ma con colpevole ritardo delle case editrici più note che, ne sono certo, pagheranno a peso d’oro i diritti della biografia quando si accorgeranno dell’errore commesso. L’appassionato di H.P. Lovecraft ti deve molto, i tuoi studi sono stati estensivi ed è grazie ad essi che abbiamo ‘decodificate’ moltissime delle lettere del padre di Cthulhu. Alla fine di questo mastodontico progetto saranno più di trenta i volumi pubblicati dalla Hippocampus Press che comporranno quasi l’intero corpus del ricchissimo epistolario del Sognatore di Providence. Insomma Sunand sei il deus ex machina di questo grandioso progetto, colui il quale ha permesso a decine di migliaia di appassionati di conoscere a fondo H.P. Lovecraft, senza gli strumentalismi dello scrittore francese. Ti definirei, in senso positivo, il novello Derleth, visto lo sforzo enorme che stai facendo per rendere immortale il corpus delle lettere di Lovecraft. Ma a questo punto dicci che cosa ne pensi dell’uscita anche in Italia del tuo Io Sono Providence?




Sono ovviamente contento che il mio libro sia stato tradotto in italiano, dove l'interesse per Lovecraft è stato notevole almeno sin dagli anni '60. Ciò che spero che i lettori ricevano dal mio libro è quanto sia possibile conoscere nel dettaglio la vita di Lovecraft. Era una delle persone più esaustivamente documentate (e auto-documentate) del suo tempo. Infatti, grazie alle migliaia di lettere sopravvissute scritte di suo pugno, che raccontano meticolosamente nei dettagli la sua vita quotidiana, la sua filosofia, le sue opinioni politiche e altre molte materie, sappiamo più di lui che della maggioranza delle persone nell'intera gamma della storia umana. Ho studiato Lovecraft per anni, e lo studio ancora, e mi sono reso conto che la sua vita, la sua opera e il suo pensiero sono strettamente legati. I suoi racconti non possono essere adeguatamente compresi senza una conoscenza dettagliata di ciò che gli è accaduto durante la vita e delle credenze che ha avuto nel corso degli anni. Ho anche cercato di collocare Lovecraft nel contesto dei suoi tempi: politicamente, socialmente, intellettualmente e culturalmente. Storicizzarlo insomma è fondamentale poiché alcune delle posizioni più controverse di Lovecraft (in particolare il suo ‘razzismo’) non possono essere adeguatamente comprese senza considerare il contesto storico in cui sono emerse.

Tu che hai studiato il Sognatore di Providence per anni, per decadi, quale pensi sia il peggior errore che possa commettere un lettore di Lovecraft?

Molti lettori nel corso degli anni hanno trovato la prosa di Lovecraft difficile e persino repellente. È ‘esagerata’, sgargiante, florida secondo molti. Questa opinione non riesce a capire che Lovecraft ha coltivato questo tipo di prosa - e l'ha anche gestita brillantemente - come una decisione consapevole. Lavorava all'interno di una tradizione chiaramente definita nella letteratura inglese e americana, che risale a Sir Thomas Browne e in seguito a Samuel Johnson, Edward Gibbon, Thomas De Quincey, Edgar Allan Poe, e altri. Tutti scrittori che utilizzavano uno stile denso, strutturato per creare un certo tipo di umore o atmosfera. I lettori americani in particolare, cresciuti con la prosa austera di Ernest Hemingway e dei suoi seguaci, hanno difficoltà con questo stile; ma Lovecraft ne era assoluto padrone e scelse ogni parola con cura e con la piena consapevolezza dell’effetto che avrebbe avuto nel racconto.




Le lettere tra Lovecraft e Frank Belknap Long saranno mai pubblicate?

Al momento sto facendo un nuovo tentativo di acquistare tutte le lettere esistenti scritte da Lovecraft a Long. Sono in possesso di un rivenditore di libri e spero di riuscirci! Abbiamo comunque ampie trascrizioni di queste lettere (fatte dalla Arkham House alla fine degli anni Trenta) che, se non riuscissimo ad avere accesso alle lettere originali, potrebbero essere comunque valide. Le lettere tra Lovecraft e Long sono comunque estremamente importanti e devono essere rese pubbliche. Allo stato, comunque, il mio collega David E. Schultz ed io stiamo lavorando anche su numerosi altri volumi che sono  prossimi alla pubblicazione, soprattutto un librone (1200 pagine) intitolato Letters to Family and Family Friends, che conterrà le straordinariamente importanti missive di Lovecraft alle zie, scritte durante i suoi anni difficili in quel di New York (1924–26).

Sunand hai pensato di lanciare un crowdfundig per ottenere maggiori finanziamenti per l’acquisto? Sappiamo bene quanto siano esosi i rivenditori delle lettere di Lovecraft! 

Spero non ci sia bisogno di creare una raccolta fondi per comprare quelle lettere. Abbiamo già raggiunto quasi tutto il denaro sufficiente e il rimanente potrà essere raccolto tramite l’apporto di privati e di mecenati.

Ottimo! Quindi speriamo in una veloce conclusione dell’affare e di vedere presto le lettere pubblicate! A proposito, le lettere in questione, quelle in vendita per la cifra esorbitante di cui parlavamo, sono interamente già state tutte trascritte dall’Arkham House? O ce ne sono di inedite?

No. Non tutte le lettere (o tutti gli stralci delle lettere) furono trascritte dalla Arkham House; forse il 75%, ma purtroppo quelle trascrizioni sono corredate di gravi errori. Per questo è essenziale consultare i documenti olografi.


Credi che H.P. Lovecraft abbia ottenuto il posto che gli spetta nel Pantheon degli scrittori?

Lovecraft continua a crescere nella stima dei critici in tutto il mondo, nonostante gli attacchi che gli sono stati recentemente fatti come quelli di essere razzista o di essere stato (nelle parole di uno dei suoi più rumorosi critici) un “terribile maestro di parole”.
Traduzioni delle sue opere continuano ad apparire in tutto il mondo e in molti paesi stanno comparendo nuove edizioni basate sui miei testi corretti dei suoi racconti. Credo ancora che le sue lettere debbano essere pubblicate più ampiamente, poiché esse rivelano la vera statura di Lovecraft come scrittore. Ma nel mondo di lingua inglese credo che il suo posto nel canone letterario sia comunque assicurato. Si discuterà sempre sul posto che deve occupare nella letteratura. Non sostengo che debba essere classificato alla stregua dei più grandi scrittori della letteratura (Dante, Shakespeare, Milton, Cervantes, Goethe, ecc.), ma ritengo che sia sicuramente all’altezza di scrittori come Hemingway, Faulkner, Leopardi, Brecht, ecc.


Quale sarà la tua prossima opera Lovecraftiana?

A parte il mio progetto in corso di pubblicazione delle lettere di Lovecraft, sto ora lavorando a un volume intitolato The Recognition of H. P. Lovecraft. Questo libro è uno studio storico della critica di Lovecraft, e al contempo traccia l'incredibile ascesa di Lovecraft dall'oscurità assoluta dei suoi tempi alla fama mondiale che ora ha raggiunto. È una storia molto complessa, ma è una storia che vale la pena di essere raccontata. (Ovviamente, dovrò essere avveduto nel parlare delle mie opere, poiché non desidero sopravvalutare i miei risultati!)

Interessante, quando uscirà?

Il libro dovrei finirlo nel 2020, credo sarà pubblicato per l’estate o l’autunno del 2021.

Quali sono le tue tre storie preferite di Howard Phillips Lovecraft?

La mia storia preferita di Lovecraft è sempre stata “Alle Montagne della Follia”. La trama incredibilmente densa, le sue proprietà scientifiche assolutamente convincenti, lo distinguono nettamente dalle altre sue opere; “Alle Montagne della Follia” incarnano alla perfezione la sua prospettiva ‘cosmica’, lo fanno in modo più potente e vivido di qualsiasi sua altra storia. Al secondo posto direi “L’Ombra Calata dal Tempo,” che ha anche un’incredibile narrativa cosmica. Il racconto si legge molto meglio se si legge la storia come fu originariamente scritta, piuttosto che come fu pubblicata per la prima volta Astounding Stories. La scoperta nel 1994 del manoscritto originale fu una rivelazione, e io fui il primo studioso ad avere il permesso di studiarla accuratamente. Dopo aver corretto tutti gli errori, mi sono reso conto che se non avevo davanti una storia completamente nuova, poco ci mancava! Al terzo posto infine metterei “La Maschera di Innsmouth,” che secondo me è la più potente escursione nel così detto “regional horror,” ed è anche il racconto più evocativo riguardante il New England. L'atmosfera del degrado urbano non ha eguali e si può quasi percepire l'odore onnipresente dei pesci!




Quali sono i racconti che Lovecraft avrebbe fatto meglio a non scrivere?

È sorprendente come poche delle storie di Lovecraft, anche quelle più snelle, siano in realtà “scadenti” nel senso ordinario del termine, anche in queste storie minori si trova sempre qualche punto di pregio o di estremo interesse, e se non altro fanno luce sulla vita e sul personaggio Lovecraft. Ma “L’Orrore a Red Hook” è certamente uno dei suoi racconti più lunghi e deludenti, ma non perché è palesemente razzista, ma perché si basa su motivi horror convenzionali (molti dei quali presi direttamente da un'enciclopedia!) ed è in realtà abbastanza confuso in alcuni deragliamenti della trama di base. Un racconto antecedente “La Strada” (1919), anch’esso è un triste tentativo di scrivere una sorta di storia allegorica degli Stati Uniti (è anche fondamentalmente razzista, ma ancora una volta non è questo il principale difetto). Non mi piace neppure “La Cosa sulla Soglia” perché l’elemento della trama (la nozione di scambio mentale) è così ovvio che c'è poca tensione drammatica nella narrazione. La sua conclusione è piacevolmente cupa, ma ciò non compensa il modo approssimativo in cui viene eseguita la trama.

Vero. Eppure, “L’Orrore a Red Hook”, considerato generalmente come un racconto razzista, ha come deus ex machina Suydam. E Suydam, che usa e sfrutta gli immigrati per i suoi fini egoistici, che si approfitta delle loro condizioni disagiate e che infine li sacrifica tutti alla divinità, viene dal vecchio continente. è olandese, ed è bianco!
Insomma leggendo con attenzione “L’Orrore a Red Hook” non si può negare che Lovecraft ponesse il male assoluto nell’olandese bianco e non verso gli immigrati, che in fondo seppur descritti come poveri, puzzolenti e rissosi, sono le vere vittime.

Sì, c’è del vero in quanto affermi. Suydam è il vero ‘cattivo’ di “L’Orrore a Red Hook” anche se è anche un eroe visto che apparentemente sconfigge Lilith alla fine della storia.
Potrei aggiungere che la maggior parte delle persone sbaglia a considerare “Lui” un racconto razzista, quando in realtà è completamente anti-razzista. I fantasmi dei Nativi Americani, che il protagonista (quel vecchio, soprannaturale che incontra il narratore) ha avvelenato, tornano indietro dalla morte per vendicarsi. Ed è evidente che qui il vecchio (un inglese bianco) sia il cattivo, e i nativi americani che invece sono le povere vittime innocenti.

Quale seguito di uno dei racconti avresti voluto che Lovecraft scrivesse?

Avevo pensato io stesso di scrivere un sequel di “L’Ombra Calata dal Tempo,” usando la frase provocatoria “ciò che era implicito nelle parole delle entità post-umane riguardo il fato dell’umanità produceva in me un effetto che non spiegherò qui” come punto di inizio.
Che cosa avrebbe potuto imparare il narratore sul “destino dell'umanità”? A Lovecraft piaceva accennare all'annientamento ultimo della specie umana e immagino che avrebbe potuto scrivere una storia spettacolare su questa premessa.

È possibile che prima o poi emerga un racconto inedito di Lovecraft?

Probabilmente non esistono storie inedite di Lovecraft, la sua corrispondenza rende abbastanza chiaro che conosciamo ogni racconto che ha scritto ed è stato pubblicato o può essere ritrovata tra i manoscritti che sono sopravvissuti. L'unica storia non pubblicata che può esistere è l’antica “Life and Death,” scritta tra il 1919 o il 1920 e forse fu pubblicata anche in un giornale amatoriale di quel tempo. Numerosi studiosi come R. H. Barlow e George T. Wetzel, affermano di averla vista, ma i loro racconti sono ambigui e questo racconto potrebbe perfino non esistere—o Barlow e Wetzel potrebbero averla confusa con qualcuno dei suoi testi conosciuti.


Prima di salutarti vorrei chiederti che cosa ha cambiato H. P. Lovecraft nella tua vita.


Questa è una domanda difficile a cui rispondere. La mia vita sarebbe stata totalmente diversa se non avessi incontrato Lovecraft. La mia decisione di andare alla Brown University a Providence, R.I., la presi principalmente per il mio interesse verso Lovecraft. Ho fatto molte ricerche nei sei anni trascorsi lì (1976-1982), ed ho scoperto molte cose; il mio principale obiettivo di studio erano, in effetti, le lingue antiche (latino e greco) e impararle ha influenzato in modo permanente la mia visione della vita. Molte delle credenze di Lovecraft sono per me solide e irresistibili (ateismo; devozione al passato; integrità estetica [vale a dire, l'atto di scrivere per sé stessi piuttosto che per guadagno monetario]; ecc.). Certo, non apprezzo il suo razzismo, ma sono soddisfatto che le sue convinzioni politiche si siano spostate dal conservatorismo al socialismo moderato negli anni '30. 
Continuo a considerare Lovecraft il mio mentore. 
Vorrei tanto averlo potuto incontrare!