QUATTRO CHIACCHIERE CON JOSHI
Abbiamo il piacere e
l’onore di intervistare Sunand Tryambak
Joshi , il massimo
biografo vivente di Howard Phillips Lovecraft. L’autorità indiscussa che da
decenni studia la vita e le opere del Sognatore di Providence . E lo facciamo in occasione della
pubblicazione in italiano del
primo volume della sua monumentale biografia dal titolo Io Sono Providence.
Caro Sunand, finalmente la tua opera maxima su Lovecraft
è stata tradotta anche in Italia, grazie alla Providence Press ma con colpevole
ritardo delle case editrici più note che, ne sono certo, pagheranno a peso
d’oro i diritti della biografia quando si accorgeranno dell’errore commesso.
L’appassionato di H.P. Lovecraft ti deve molto, i tuoi studi sono stati
estensivi ed è grazie ad essi che abbiamo ‘decodificate’ moltissime delle
lettere del
padre di Cthulhu. Alla fine di questo mastodontico progetto saranno più di trenta i volumi pubblicati dalla
Hippocampus Press che comporranno quasi l’intero corpus del
ricchissimo epistolario del Sognatore di Providence .
Insomma Sunand sei il deus ex machina di questo grandioso progetto, colui il
quale ha permesso a decine di migliaia di appassionati di conoscere a fondo H.P.
Lovecraft, senza gli strumentalismi dello scrittore francese. Ti definirei, in
senso positivo, il novello Derleth, visto lo sforzo enorme che stai facendo per
rendere immortale il corpus delle lettere di Lovecraft. Ma a questo punto dicci
che cosa ne pensi dell’uscita anche in Italia del tuo Io Sono Providence?
Sono ovviamente
contento che il mio libro sia stato tradotto in italiano, dove l'interesse per
Lovecraft è stato notevole almeno sin dagli anni '60. Ciò che spero che i
lettori ricevano dal mio libro è quanto sia possibile conoscere nel dettaglio
la vita di Lovecraft. Era una delle persone più esaustivamente documentate (e
auto-documentate) del suo tempo. Infatti, grazie alle migliaia di lettere
sopravvissute scritte di suo pugno, che raccontano meticolosamente nei dettagli
la sua vita quotidiana, la sua filosofia, le sue opinioni politiche e altre
molte materie, sappiamo più di lui che della maggioranza delle persone
nell'intera gamma della storia umana. Ho studiato Lovecraft per anni, e lo
studio ancora, e mi sono reso conto che la sua vita, la sua opera e il suo
pensiero sono strettamente legati. I suoi racconti non possono essere
adeguatamente compresi senza una conoscenza dettagliata di ciò che gli è
accaduto durante la vita e delle credenze che ha avuto nel corso degli anni. Ho
anche cercato di collocare Lovecraft nel contesto dei suoi tempi:
politicamente, socialmente, intellettualmente e culturalmente. Storicizzarlo
insomma è fondamentale poiché alcune delle posizioni più controverse di
Lovecraft (in particolare il suo ‘razzismo’) non possono essere adeguatamente
comprese senza considerare il contesto storico in cui sono emerse.
Tu che hai studiato il Sognatore di Providence per
anni, per decadi, quale pensi sia il peggior errore che possa commettere un
lettore di Lovecraft?
Molti
lettori nel corso degli anni hanno trovato la prosa di Lovecraft difficile e
persino repellente. È ‘esagerata’, sgargiante, florida
secondo molti. Questa opinione non riesce a capire che Lovecraft ha
coltivato questo tipo di prosa - e l'ha anche gestita brillantemente - come una
decisione consapevole. Lavorava all'interno di una tradizione chiaramente
definita nella letteratura inglese e americana, che risale a Sir Thomas Browne e
in seguito a Samuel Johnson, Edward Gibbon, Thomas De Quincey, Edgar Allan Poe,
e altri. Tutti scrittori che utilizzavano uno stile denso, strutturato per
creare un certo tipo di umore o atmosfera. I lettori americani in particolare,
cresciuti con la prosa austera di Ernest Hemingway e dei suoi seguaci, hanno
difficoltà con questo stile; ma Lovecraft ne era assoluto padrone e scelse ogni
parola con cura e con la piena consapevolezza dell’effetto che avrebbe avuto nel
racconto.
Le lettere tra Lovecraft e Frank Belknap Long saranno mai
pubblicate?
Al momento
sto facendo un nuovo tentativo di acquistare tutte le lettere esistenti scritte
da Lovecraft a Long. Sono in possesso di un rivenditore di libri e spero di
riuscirci! Abbiamo comunque ampie trascrizioni di queste lettere (fatte dalla Arkham
House alla fine degli anni Trenta) che, se non riuscissimo ad avere accesso
alle lettere originali, potrebbero essere comunque valide. Le lettere tra
Lovecraft e Long sono comunque estremamente importanti e devono essere rese
pubbliche. Allo stato, comunque, il mio collega David E. Schultz ed io stiamo
lavorando anche su numerosi altri volumi che sono prossimi alla pubblicazione, soprattutto un
librone (1200 pagine) intitolato Letters
to Family and Family Friends, che conterrà le straordinariamente importanti
missive di Lovecraft alle zie, scritte durante i suoi anni difficili in quel di
New York (1924–26).
Sunand hai pensato di lanciare un crowdfundig per
ottenere maggiori finanziamenti per l’acquisto? Sappiamo bene quanto siano
esosi i rivenditori delle lettere di Lovecraft!
Spero non ci
sia bisogno di creare una raccolta fondi per comprare quelle lettere. Abbiamo
già raggiunto quasi tutto il denaro sufficiente e il rimanente potrà essere
raccolto tramite l’apporto di privati e di mecenati.
Ottimo! Quindi speriamo in una veloce
conclusione dell’affare e di vedere presto le lettere pubblicate! A proposito,
le lettere in questione, quelle in vendita per la cifra esorbitante di cui
parlavamo, sono interamente già state tutte trascritte dall’Arkham House? O ce
ne sono di inedite?
No. Non
tutte le lettere (o tutti gli stralci delle lettere) furono trascritte dalla
Arkham House; forse il 75%, ma purtroppo quelle trascrizioni sono corredate di gravi
errori. Per questo è essenziale consultare i documenti olografi.
Credi che H.P. Lovecraft abbia
ottenuto il posto che gli spetta nel Pantheon degli scrittori?
Lovecraft
continua a crescere nella stima dei critici in tutto il mondo, nonostante gli
attacchi che gli sono stati recentemente fatti come quelli di essere razzista o
di essere stato (nelle parole di uno dei suoi più rumorosi critici) un
“terribile maestro di parole”.
Traduzioni
delle sue opere continuano ad apparire in tutto il mondo e in molti paesi
stanno comparendo nuove edizioni basate sui miei testi corretti dei suoi
racconti. Credo ancora che le sue lettere debbano essere pubblicate più
ampiamente, poiché esse rivelano la vera statura di Lovecraft come scrittore.
Ma nel mondo di lingua inglese credo che il suo posto nel canone letterario sia
comunque assicurato. Si discuterà sempre sul posto che deve occupare nella
letteratura. Non sostengo che debba essere classificato alla stregua dei più
grandi scrittori della letteratura (Dante, Shakespeare, Milton, Cervantes,
Goethe, ecc.), ma ritengo che sia sicuramente all’altezza di scrittori come Hemingway,
Faulkner, Leopardi, Brecht, ecc.
Quale sarà la tua prossima opera Lovecraftiana?
A parte il
mio progetto in corso di pubblicazione delle lettere di Lovecraft, sto ora lavorando
a un volume intitolato The Recognition of
H. P. Lovecraft. Questo libro è uno studio storico della critica di
Lovecraft, e al contempo traccia l'incredibile ascesa di Lovecraft
dall'oscurità assoluta dei suoi tempi alla fama mondiale che ora ha raggiunto. È
una storia molto complessa, ma è una storia che vale la pena di essere
raccontata. (Ovviamente, dovrò essere avveduto nel parlare delle mie opere,
poiché non desidero sopravvalutare i miei risultati!)
Interessante, quando uscirà?
Il
libro dovrei finirlo nel 2020, credo sarà pubblicato per l’estate o l’autunno del 2021.
Quali sono le tue tre storie
preferite di Howard Phillips Lovecraft?
La mia
storia preferita di Lovecraft è sempre stata “Alle Montagne della Follia”. La trama incredibilmente densa, le sue
proprietà scientifiche assolutamente convincenti, lo distinguono nettamente dalle
altre sue opere; “Alle Montagne della Follia” incarnano alla perfezione la sua
prospettiva ‘cosmica’, lo fanno in modo più potente e vivido di qualsiasi sua altra
storia. Al secondo posto direi “L’Ombra Calata dal Tempo,” che ha anche
un’incredibile narrativa cosmica. Il racconto si legge molto meglio se si legge
la storia come fu originariamente scritta, piuttosto che come fu pubblicata per
la prima volta Astounding Stories. La
scoperta nel 1994 del manoscritto originale fu una rivelazione, e io fui il primo
studioso ad avere il permesso di studiarla accuratamente. Dopo aver corretto tutti
gli errori, mi sono reso conto che se non avevo davanti una storia
completamente nuova, poco ci mancava! Al terzo posto infine metterei “La Maschera di Innsmouth,” che
secondo me è la più potente escursione nel così detto “regional horror,” ed è
anche il racconto più evocativo riguardante il New England. L'atmosfera del
degrado urbano non ha eguali e si può quasi percepire l'odore onnipresente dei
pesci!
Quali sono i racconti che Lovecraft avrebbe
fatto meglio a non scrivere?
È
sorprendente come poche delle storie di Lovecraft, anche quelle più snelle,
siano in realtà “scadenti” nel senso ordinario del termine, anche in queste
storie minori si trova sempre qualche punto di pregio o di estremo interesse, e
se non altro fanno luce sulla vita e sul personaggio Lovecraft. Ma “L’Orrore a
Red Hook” è certamente uno dei suoi racconti più lunghi e deludenti, ma non
perché è palesemente razzista, ma perché si basa su motivi horror convenzionali
(molti dei quali presi direttamente da un'enciclopedia!) ed è in realtà
abbastanza confuso in alcuni deragliamenti della trama di base. Un racconto
antecedente “La Strada” (1919), anch’esso è un triste tentativo di scrivere una
sorta di storia allegorica degli Stati Uniti (è anche fondamentalmente
razzista, ma ancora una volta non è questo il principale difetto). Non mi piace
neppure “La Cosa
sulla Soglia” perché l’elemento della trama (la nozione di scambio mentale) è
così ovvio che c'è poca tensione drammatica nella narrazione. La sua
conclusione è piacevolmente cupa, ma ciò non compensa il modo approssimativo in
cui viene eseguita la trama.
Vero. Eppure, “L’Orrore a Red
Hook”, considerato generalmente come un racconto razzista, ha come deus ex machina Suydam. E Suydam, che
usa e sfrutta gli immigrati per i suoi fini egoistici, che si approfitta delle
loro condizioni disagiate e che infine li sacrifica tutti alla divinità, viene
dal vecchio continente. è olandese, ed è bianco!
Insomma leggendo con attenzione
“L’Orrore a Red Hook” non si può negare che Lovecraft ponesse il male assoluto
nell’olandese bianco e non verso gli immigrati, che in fondo seppur descritti
come poveri, puzzolenti e rissosi, sono le vere vittime.
Sì,
c’è del vero
in quanto affermi. Suydam è il vero ‘cattivo’ di “L’Orrore a Red Hook” anche se
è anche un eroe visto che apparentemente sconfigge Lilith alla fine della
storia.
Potrei
aggiungere che la maggior parte delle persone sbaglia a considerare “Lui” un
racconto razzista, quando in realtà è completamente anti-razzista. I fantasmi
dei Nativi Americani, che il protagonista (quel vecchio, soprannaturale che
incontra il narratore) ha avvelenato, tornano indietro dalla morte per
vendicarsi. Ed è evidente che qui il vecchio (un inglese bianco) sia il
cattivo, e i nativi americani che invece sono le povere vittime innocenti.
Quale seguito di uno dei racconti
avresti voluto che Lovecraft scrivesse?
Avevo
pensato io stesso di scrivere un sequel di “L’Ombra Calata dal Tempo,” usando
la frase provocatoria “ciò che era implicito nelle parole delle entità
post-umane riguardo il fato dell’umanità produceva in me un effetto che non
spiegherò qui” come punto di inizio.
Che cosa
avrebbe potuto imparare il narratore sul “destino dell'umanità”? A Lovecraft
piaceva accennare all'annientamento ultimo della specie umana e immagino che
avrebbe potuto scrivere una storia spettacolare su questa premessa.
È possibile che prima o poi emerga un racconto
inedito di Lovecraft?
Probabilmente
non esistono storie inedite di Lovecraft, la sua corrispondenza rende
abbastanza chiaro che conosciamo ogni racconto che ha scritto ed è stato
pubblicato o può essere ritrovata tra i manoscritti che sono sopravvissuti.
L'unica storia non pubblicata che può esistere è l’antica “Life and Death,” scritta
tra il 1919 o il 1920 e forse fu
pubblicata anche in un giornale amatoriale di quel tempo. Numerosi studiosi
come R. H. Barlow e George T. Wetzel, affermano di averla vista, ma i loro
racconti sono ambigui e questo racconto potrebbe perfino non esistere—o Barlow e
Wetzel potrebbero averla confusa con qualcuno dei suoi testi conosciuti.
Prima di salutarti vorrei
chiederti che cosa ha cambiato H. P. Lovecraft nella tua vita.
Questa è una
domanda difficile a cui rispondere. La mia vita sarebbe stata totalmente
diversa se non avessi incontrato Lovecraft. La mia decisione di andare alla Brown
University a Providence, R.I., la presi principalmente per il mio interesse verso
Lovecraft. Ho fatto molte ricerche nei sei anni trascorsi lì (1976-1982), ed ho
scoperto molte cose; il mio principale obiettivo di studio erano, in effetti,
le lingue antiche (latino e greco) e impararle ha influenzato in modo
permanente la mia visione della vita. Molte delle credenze di Lovecraft sono
per me solide e irresistibili (ateismo; devozione al passato; integrità
estetica [vale a dire, l'atto di scrivere per sé stessi piuttosto che per
guadagno monetario]; ecc.). Certo, non apprezzo il suo razzismo, ma sono
soddisfatto che le sue convinzioni politiche si siano spostate dal
conservatorismo al socialismo moderato negli anni '30.
Continuo a considerare
Lovecraft il mio mentore.
Vorrei tanto averlo potuto incontrare!