domenica 25 novembre 2018

IL POEMA PERDUTO DI H. P. LOVECRAFT

IL POEMA RITROVATO



David Haden, noto studioso di Howard Phillips Lovecraft, afferma che sia stato ritrovato un nuovo poema del Sognatore di Providence. Non un poema macabro, ma addirittura risalente alle prime composizioni del Maestro, una parte di quei juvenilia, tanto cercati che purtroppo sembrano andati tutti perduti. Fu lo stesso H. P. Lovecraft infatti a scrivere che aveva distrutto tutte le sue opere, compresi decine di racconti weird su Roma (sic!). Il poema in questione è la prefazione all’annuario dell’anno scolastico 1907 della Hope Street High School, The Blue & White.
La Hope Street High School (ora nota come Hope High School) è un liceo pubblico nell’East Side di Providence, Rhode Island, U.S.A., fondata nel 1898. 



Personalmente ho ricercato a lungo è ho scoperto che questo annuario del 1907 della Hope Street, pubblicato oltre 110 anni fa, in rarissime copie, non è mai stato offerto o venduto. Si tratta, questo è certo, di un pezzo raro, le cui altre copie, non più di una cinquantina, sono andate perse nelle pieghe dei tempi.
Ci sono almeno due diretti riferimenti a Lovecraft in quest’annuario del 1907. Innanzitutto è citato come “Howard P. Lovecraft” a pagina 46 [scansione sotto] come uno dei “Sophomores, Classical Course.” 
Questa era la classificazione scolastica dei ragazzi: il decimo grado è detto Sophomore e comprende gli alunni dai 15 ai 16 anni.




E incredibilmente il suo nome appare anche a pagina 64 [scansione sotto] come “H. P. L. (Sophomorite)” come autore di parte, se non di tutto, l’atto IV che riporto integralmente in seguito.



Va ricordato che Lovecraft era una matricola alla Hope Street High nel 1904-05 (avendo circa 14-15 anni), ma se ne andò nel novembre del 1905 e non tornò prima del settembre 1906. Formalmente lasciò il liceo il 10 giugno 1908, senza aver ottenuto il diploma di scuola superiore, dato che aveva frequentato solo per alcuni mesi nel suo ultimo anno.

Questo annuario a detta dei venditori su eBay, contiene molte opere narrative, alcune gotiche, quasi Lovecraftiane. Nessuno dei lavori però è purtroppo firmato. Non è impossibile pensare che Lovecraft stesso possa essere stato l’autore di almeno uno di questi poemetti.
In ogni caso c’è un’opera teatrale che riporta proprio il nome di H.P. Lovecraft. E questa potrebbe benissimo essere stata la prima opera di narrativa scritta e pubblicata da H. P. Lovecraft.  
“H.P.L.” appare quindi nel testo di un umoristico pezzo dello stesso Annuario, intitolato “Merry Drama of Hope” in cui egli cerca, invano, di spiegare i percorsi di volo meteoritici. 



Atto IV, Scena 1.

Nel corridoio dopo la lezione (frammenti di conversazione ascoltati).
[…]

“H. P. L. (Sophomorite :) “Bene, l’unica teoria certa riguardo la causa delle traiettoie delle meteoriti, iperboliche o ellettiche è—”

Giddy Freshite (ridacchiando istericamente :) “—E poi ha detto –”

    (Il corridoio pian piano si svuota)

Sappiamo bene che Howard Phillips Lovecraft era ossessionato dall'astronomia in quegli anni. Anni in cui scriveva e pubblicava il suo giornale The Rhode Island Journal of Astronomy (1903-1907), che distribuiva tra i suoi amici; ed è stato in questo periodo che ha iniziato a scrivere una colonna mensile di astronomia per The Pawtuxet Valley Gleaner, un giornale a distribuzione locale. Non sappiamo se Lovecraft abbia scritto personalmente le parole citate, o, più probabilmente ne fu deriso amorevolmente, dai suoi compagni più grandi per essere un pedante saputello. Tutto ciò in fondo non ha molta importanza. In ogni caso è affascinante scoprire che la sua personalità fosse così spiccata da finire in un annuario, sia che l’abbia fatto lui stesso, sia che vi sia stato inserito come esempio. 
È un’altra prova comunque che l’interesse di H.P. Lovecraft per l’astronomia era così noto a quei tempi che finì persino in un annuario. 

Ma veniamo adesso alla prefazione-poema dell’annuario del 1907. È certamente scritta in un linguaggio arcaico, pieno zeppo di modi di dire antichi e dimenticati, in stile XVIII secolo, epoca che H. P. Lovecraft amava e rimpiangeva. Secondo S.T. Joshi, autorità in materia, non dovrebbe trattarsi di un testo del Sognatore di Providence, in quanto contiene degli errori proprio su quest’uso arcaico dell’inglese che, secondo il biografo, Lovecraft non avrebbe commesso. Va tenuto conto però che a quell’epoca H. P. Lovecraft era agli inizi, non aveva neppure diciassette anni, e questi errori potrebbero essere frutto della sua ancora poca esperienza letteraria. In quello stesso periodo infatti bruciò tutti i suoi juvenilia. Tornando al testo riemerso dal tempo, se lo si analizza bene si trovano anche alcune parole che sembrano non neologismi, ma neoarcaismi come “strange-froughte”, tipici ed esclusivi del Maestro di Providence. Curiosamente però né il titolo, né la prima frase del poema si trovano nei volumi The Ancient Track o in generale nelle altre raccolte note dei suoi poemi.


Ora se si tratta di uno dei primi poemi di Lovecraft, è evidente che l'autore era in “ye humbell Boarde of Editours” (cioè nella redazione giornalistica) all'inizio dell'estate 1907, e a questo punto si potrebbe anche ipotizzare che, Lovecraft avesse avuto anche una certa influenza sulla realizzazione della copertina che, a un primo sguardo sembra familiare a ogni amante del Ciclo di Cthulhu. 



Infatti sulla copertina c’è una fiamma tentacolare che (se la si guarda bene) sembra una versione Lovecraftiana di un djinn che accompagna le lampade di Aladino ai lati. Sappiamo quanto Lovecraft avesse amato le mille e una notte e quanto i jinn possano rappresentare la prima idea di Grandi Antichi. Inoltre, è probabile che Howard Phillips Lovecraft già a quell’età portasse gli occhiali e tutto sommato il volto centrale della copertina sembra una sorta di suo autoritratto.

David Haden afferma che secondo una nota di Chris Perridas, potrebbe esserci una foto ancora inedita, nell’annuario del 1908. Ma Chris non è riuscito a controllare in quanto neppure quello del 1907 è ancora stato scansionato e messo online, ma si potrebbe tentare con l’annuario del 1906 che ho scoperto che la Brown University ha nella “Anna Eleanor Wallace papers 1874-1982” collection. In ogni modo forse si tratta di una foto già nota, forse no, un po’ come i suoi poemi che riaffiorano di tanto in tanto.