lunedì 24 dicembre 2018

MAPPA DI ARKHAM


MAPPA DI ARKHAM


A quell'epoca le visite di Edward si fecero più frequenti, le sue allusioni più chiare e concrete. Racconti incredibili anche per un posto antico come Arkham, con una secolare tradizione di infestazioni e stregonerie: resoconti di oscuri riti e cupe esperienze.
—La Cosa sulla Soglia

Quale è il Sacro Graal dell’opera di H. P. Lovecraft? Le risposte potrebbero essere molteplici, in quanto molteplici sono gli scrigni e le rarità insite nei suoi racconti. Alcune sono andate irrimediabilmente perdute, altre per fortuna ci sono giunte quasi intonse. L’opera del Sognatore di Providence è pregna di rarità e una di queste si trova ben conservata alla Brown University Library di Providence, dove un foglio manoscritto ha in sé qualcosa di magico: la mappa, disegnata a mano dallo stesso Lovecraft, delle parti principali della sua favolosa e terrificante Arkham. “Map of the Principal Parts of Arkham, Massachusetts” (Box: 24, accession no: A54798 [45]).
La biblioteca ci informa che è stata redatta da Howard Phillips Lovecraft nei primi mesi del 1934 e che in una lettera a D. Wandrei del 28 marzo 1934 Lovecraft scrisse: «ultimamente ho realizzato una mappa di Arkham, così i riferimenti per le mie storie future saranno più precisi». La mappa fu pubblicata per la prima volta con il nome di “Map of Arkham” nella rivista The Acolyte, 1, No. 1 (inverno 1942).






Arkham sembra basata su Salem, vista la sua reputazione occulta. August Derleth, che ebbe l’unico merito di tramandare l’opera di Lovecraft, ma che è bene ribadirlo non lo conobbe mai di persona, scrisse: «Arkham... è il famoso e ben noto nome inventato da Lovecraft per la leggendaria Salem, nel Massachusetts, che ha usato nella sua straordinaria narrativa».
A dire la verità, leggendo le lettere e l’intero corpus di Lovecraft appare che Arkham fosse basata più su Danvers che su Salem, in quanto il Sognatore di Providence ben sapeva che i processi alle streghe furono fatti per quello che accadde a Danvers Village, quindi è probabile che Arkham fosse stata ispirata da Danvers.
Arkham la troviamo citata in tredici racconti:
“L’Immagine nella casa” (scritto nel 1920)
“Herbert West—Reanimator” (scritto tra 1921–22);
“L’Innominabile” (scritto nel 1923)
“La Chiave d’Argento” (scritto nel 1926)
“Il Colore venuto dallo spazio” (scritto nel 1927)
“L’Orrore di Dunwich” (scritto nel 1928)
“Colui che sussurrava nelle tenebre” (scritto nel 1930);
“Alle Montagne della Follia” (scritto nel 1931) Una delle navi si chiama Arkham
“La Maschera di Innsmouth” (scritto nel 1931)
“I Sogni nella casa della strega” (scritto nel 1932)
“Attraverso i cancelli della Chiave d’Argento” (scritto nel 1932–1933)
“La Cosa sulla soglia” (scritto nel 1933)
“L’ombra venuta dal tempo” (scritto tra 1934–1935)



Arkham è citata in tredici racconti, numero curioso ed esotericamente valente. Molto potrebbe dirsi su questa cittadina inventata, ma qui non ne abbiamo lo spazio, per ora ci sovviene un dubbio.
Sulla mappa tracciata da Lovecraft la via in basso e Lich St, o Ligh St?
Potrebbe essere Light St.?
Molte vecchie città avevano una strada con questo nome, un po’ come via Roma in Italia. Ma è anche vero che potrebbe proprio essere Lich street in quanto Lich è un termine oscuro che appartiene al mondo dei morti e che Lovecraft conosceva bene. Forse uno dei tanti giochi di parole di Lovecraft usare Lich al posto di Light. Curiosamente sulla mappa di Lovecraft di Arkham map, Lich St. corre lungo il cimitero di Parsonage St. fino a Peabody Ave.
Si sembra proprio un gioco di parole del Sognatore di Providence.

domenica 25 novembre 2018

IL POEMA PERDUTO DI H. P. LOVECRAFT

IL POEMA RITROVATO



David Haden, noto studioso di Howard Phillips Lovecraft, afferma che sia stato ritrovato un nuovo poema del Sognatore di Providence. Non un poema macabro, ma addirittura risalente alle prime composizioni del Maestro, una parte di quei juvenilia, tanto cercati che purtroppo sembrano andati tutti perduti. Fu lo stesso H. P. Lovecraft infatti a scrivere che aveva distrutto tutte le sue opere, compresi decine di racconti weird su Roma (sic!). Il poema in questione è la prefazione all’annuario dell’anno scolastico 1907 della Hope Street High School, The Blue & White.
La Hope Street High School (ora nota come Hope High School) è un liceo pubblico nell’East Side di Providence, Rhode Island, U.S.A., fondata nel 1898. 



Personalmente ho ricercato a lungo è ho scoperto che questo annuario del 1907 della Hope Street, pubblicato oltre 110 anni fa, in rarissime copie, non è mai stato offerto o venduto. Si tratta, questo è certo, di un pezzo raro, le cui altre copie, non più di una cinquantina, sono andate perse nelle pieghe dei tempi.
Ci sono almeno due diretti riferimenti a Lovecraft in quest’annuario del 1907. Innanzitutto è citato come “Howard P. Lovecraft” a pagina 46 [scansione sotto] come uno dei “Sophomores, Classical Course.” 
Questa era la classificazione scolastica dei ragazzi: il decimo grado è detto Sophomore e comprende gli alunni dai 15 ai 16 anni.




E incredibilmente il suo nome appare anche a pagina 64 [scansione sotto] come “H. P. L. (Sophomorite)” come autore di parte, se non di tutto, l’atto IV che riporto integralmente in seguito.



Va ricordato che Lovecraft era una matricola alla Hope Street High nel 1904-05 (avendo circa 14-15 anni), ma se ne andò nel novembre del 1905 e non tornò prima del settembre 1906. Formalmente lasciò il liceo il 10 giugno 1908, senza aver ottenuto il diploma di scuola superiore, dato che aveva frequentato solo per alcuni mesi nel suo ultimo anno.

Questo annuario a detta dei venditori su eBay, contiene molte opere narrative, alcune gotiche, quasi Lovecraftiane. Nessuno dei lavori però è purtroppo firmato. Non è impossibile pensare che Lovecraft stesso possa essere stato l’autore di almeno uno di questi poemetti.
In ogni caso c’è un’opera teatrale che riporta proprio il nome di H.P. Lovecraft. E questa potrebbe benissimo essere stata la prima opera di narrativa scritta e pubblicata da H. P. Lovecraft.  
“H.P.L.” appare quindi nel testo di un umoristico pezzo dello stesso Annuario, intitolato “Merry Drama of Hope” in cui egli cerca, invano, di spiegare i percorsi di volo meteoritici. 



Atto IV, Scena 1.

Nel corridoio dopo la lezione (frammenti di conversazione ascoltati).
[…]

“H. P. L. (Sophomorite :) “Bene, l’unica teoria certa riguardo la causa delle traiettoie delle meteoriti, iperboliche o ellettiche è—”

Giddy Freshite (ridacchiando istericamente :) “—E poi ha detto –”

    (Il corridoio pian piano si svuota)

Sappiamo bene che Howard Phillips Lovecraft era ossessionato dall'astronomia in quegli anni. Anni in cui scriveva e pubblicava il suo giornale The Rhode Island Journal of Astronomy (1903-1907), che distribuiva tra i suoi amici; ed è stato in questo periodo che ha iniziato a scrivere una colonna mensile di astronomia per The Pawtuxet Valley Gleaner, un giornale a distribuzione locale. Non sappiamo se Lovecraft abbia scritto personalmente le parole citate, o, più probabilmente ne fu deriso amorevolmente, dai suoi compagni più grandi per essere un pedante saputello. Tutto ciò in fondo non ha molta importanza. In ogni caso è affascinante scoprire che la sua personalità fosse così spiccata da finire in un annuario, sia che l’abbia fatto lui stesso, sia che vi sia stato inserito come esempio. 
È un’altra prova comunque che l’interesse di H.P. Lovecraft per l’astronomia era così noto a quei tempi che finì persino in un annuario. 

Ma veniamo adesso alla prefazione-poema dell’annuario del 1907. È certamente scritta in un linguaggio arcaico, pieno zeppo di modi di dire antichi e dimenticati, in stile XVIII secolo, epoca che H. P. Lovecraft amava e rimpiangeva. Secondo S.T. Joshi, autorità in materia, non dovrebbe trattarsi di un testo del Sognatore di Providence, in quanto contiene degli errori proprio su quest’uso arcaico dell’inglese che, secondo il biografo, Lovecraft non avrebbe commesso. Va tenuto conto però che a quell’epoca H. P. Lovecraft era agli inizi, non aveva neppure diciassette anni, e questi errori potrebbero essere frutto della sua ancora poca esperienza letteraria. In quello stesso periodo infatti bruciò tutti i suoi juvenilia. Tornando al testo riemerso dal tempo, se lo si analizza bene si trovano anche alcune parole che sembrano non neologismi, ma neoarcaismi come “strange-froughte”, tipici ed esclusivi del Maestro di Providence. Curiosamente però né il titolo, né la prima frase del poema si trovano nei volumi The Ancient Track o in generale nelle altre raccolte note dei suoi poemi.


Ora se si tratta di uno dei primi poemi di Lovecraft, è evidente che l'autore era in “ye humbell Boarde of Editours” (cioè nella redazione giornalistica) all'inizio dell'estate 1907, e a questo punto si potrebbe anche ipotizzare che, Lovecraft avesse avuto anche una certa influenza sulla realizzazione della copertina che, a un primo sguardo sembra familiare a ogni amante del Ciclo di Cthulhu. 



Infatti sulla copertina c’è una fiamma tentacolare che (se la si guarda bene) sembra una versione Lovecraftiana di un djinn che accompagna le lampade di Aladino ai lati. Sappiamo quanto Lovecraft avesse amato le mille e una notte e quanto i jinn possano rappresentare la prima idea di Grandi Antichi. Inoltre, è probabile che Howard Phillips Lovecraft già a quell’età portasse gli occhiali e tutto sommato il volto centrale della copertina sembra una sorta di suo autoritratto.

David Haden afferma che secondo una nota di Chris Perridas, potrebbe esserci una foto ancora inedita, nell’annuario del 1908. Ma Chris non è riuscito a controllare in quanto neppure quello del 1907 è ancora stato scansionato e messo online, ma si potrebbe tentare con l’annuario del 1906 che ho scoperto che la Brown University ha nella “Anna Eleanor Wallace papers 1874-1982” collection. In ogni modo forse si tratta di una foto già nota, forse no, un po’ come i suoi poemi che riaffiorano di tanto in tanto.

lunedì 11 giugno 2018

LOVECRAFT E IL CALAMARO DELLO SPAZIO



Sembra incredibile, leggendo il titolo eppure non lo è.
Lovecraft parlava di calamari e polpi scesi dalle stelle che popolavano i golfi dello spazio e che sono giunti sulla terra, questo ogni appassionato del Gentiluomo di Providence lo sa bene.
Quello che forse non è noto, e che diventa giorno dopo giorno più difficile da provare, è che qualcosa di simile a quello che descriveva Lovecraft esiste davvero. E quando parliamo di prove, parliamo di prove serie, di prove provenienti dal sito della Nasa.


Le due foto sopra sono scomparse dal sito, ma fortunatamente le potete vedere ancora qui. In precedenza esistevano molte più foto di queste prove che però sono scomparse, sopratutto gli ingrandimenti, dal sito dell'ente spaziale americano.

Qui di seguito due link delle sole due foto esistenti sul sito ad oggi in cui si vede, sotto la terra parte di un 'calamaro spaziale':