"Contro il Mondo e Contro la Vita" di Michel Houellebecq non parla di H. P. Lovecraft
Ho pensato molto se fare questo post che sicuramente mi alienerà molte simpatie ma non posso più pensare che qualche neofito di Lovecraft possa continuare a cercare Lovecraft nel libro “Contro il Mondo e Contro la Vita” di Michel Houellebecq, perché Lovecraft in quel libro non c’è!
Lo comprai anche io quando uscì la prima volta e, come tutti i lettori lo accolsi con grandi aspettative e attenzione. Tuttavia, sebbene il titolo suggerisca una riflessione profonda su H. P. Lovecraft, in realtà l'opera si distacca notevolmente da una valutazione autentica e ben informata del famoso scrittore dell'orrore cosmico, me ne accorsi subito, mio malgrado, perché avevo già letto altre biografie in inglese sul Sognatore di Providence.
Qui cercherò di spiegare brevemente come non solo non ci sia Lovecraft nel libro di Houellebecq, ma come questo distorca l'immagine di Lovecraft fino a servire fini narrativi e provocatori dell'autore francese piuttosto che fare un'analisi seria e accurata del più grande scrittore Horror-Weird di sempre.
Purtroppo “Contro il Mondo e Contro la Vita” presenta H. P. Lovecraft in una luce esclusivamente negativa, riducendolo a una figura quasi caricaturale e oscura. Houellebecq descrive Lovecraft come un misantropo rinchiuso nella sua torre d'avorio, alienato dalla società e immerso in una paranoia cosmica. Una rappresentazione superficiale, se non strumentale, che non tiene conto della complessità della vita e dell'opera del padre di Cthuhu. Lovecraft era, senza dubbio, un personaggio complesso, ma ridurre il suo pensiero a una mera manifestazione di angoscia e isolamento è una semplificazione eccessiva, sempre che Houellebecq non scriva di se stesso…
Lo scrittore francese sembra infatti utilizzare Lovecraft più come uno strumento narrativo che come soggetto di studio. Il libro non è tanto una disamina accurata della vita e dell'opera di Lovecraft, ma piuttosto una tela su cui Houellebecq dipinge la propria visione del mondo e della società contemporanea. Le riflessioni di Houellebecq si intrecciano con le sue preoccupazioni esistenziali e critiche sociali, distorcendo il focus originario sull'autore del New England. Questa strumentalizzazione è evidente nell'interpretazione, distorta, che serve a sostenere argomenti più ampi e spesso controversi dell'autore francese.
Il Vero Lovecraft
H. P. Lovecraft, nato nel 1890 a Providence, Rhode Island, era noto per la sua vasta immaginazione e per la creazione di un universo mitico che ha influenzato generazioni di lettori e scrittori. La sua vita, sebbene segnata da difficoltà economiche e personali, era anche caratterizzata da una passione per la scienza, la letteratura, i viaggi (ne fece moltissimi soprattutto verso luoghi caldi e assolati che amava) e la storia. Lovecraft non era un solitario sconfitto dal mondo; tutt'altro era al centro di un vasto scambio epistolare che, come nei miei altri saggi della collana I Miti di Arkham ho descritto come “un social network ante litteram”. Il Sognatore di Providence, perché solitario davvero non era (basta sfogliare le sue lettere o la biografia di S. T. Joshi per rendersene conto), era un uomo di grande intelligenza e curiosità, che cercava di esplorare i confini della comprensione umana attraverso la letteratura dell'orrore.
Le opere di Lovecraft, come “Il Richiamo di Cthulhu” e “Alle Montagne della Follia”, sono caratterizzate da una ricca mitologia e da una profonda esplorazione dell'ignoto. Il suo scrivere non è solo un riflesso della sua angoscia personale, ma anche una critica più ampia alla condizione umana e alla nostra comprensione del cosmo. Purtroppo Houellebecq, sembra trascurare queste dimensioni della sua opera (a dirla tutta sembra considerare solo le proprie concezioni nel testo), concentrandosi invece su aspetti che servono i suoi scopi narrativi.
Dal mio punto di vista, ognuno giustamente ha il suo, "Contro il Mondo e Contro la Vita" è un testo manipolatorio dove l’autore francese strumentalizza la figura di Lovecraft. Lo erge e lo sfrutta come simbolo del disincanto e del cinismo, distorcendone la figura per adattarla alle sue teorie e alle sue argomentazioni. Questo approccio non è eticamente accettabile soprattutto perché reca un "disservizio" alla comprensione reale di Lovecraft, e diffonde una visione parziale e inaccurata della sua vita e della sua opera.
Oggi è davvero importante rendersi conto che il libro di Houellebecq sia, in gran parte, un'opera di fantasia. Sebbene possa contenere spunti di riflessione interessanti e stimolanti, non si può considerare un saggio accurato di H. P. Lovecraft, ma lo sappiamo la narrativa di Houellebecq è progettata per provocare e sfidare, piuttosto che per informare in modo obiettivo e ben documentato.
Concludendo, quindi, nel suo libro Houellebecq usa Lovecraft come uno strumento per esprimere le proprie preoccupazioni e visioni personali.
Per coloro che invece cercano una comprensione accurata di Lovecraft e della sua opera, è consigliabile rivolgersi a fonti più dirette e ben documentate, che rispettino la complessità e la ricchezza della sua opera.
Insomma non troverete Lovecraft nel libro di Houellebecq.