IL SOGNATORE DI PROVIDENCE & LA POETESSA DEL MAINE
UNA STORIA D'AMORE MAI RACCONTATA
Howard Phillips Lovecraft ha lanciato un Richiamo? E i suoi incubi erano davvero solo incubi? I suoi racconti solo davvero racconti?
IL SOGNATORE DI PROVIDENCE & LA POETESSA DEL MAINE
UNA STORIA D'AMORE MAI RACCONTATA
Quanto erano lontani questi due scrittori? Erano davvero
così diversi? Si conoscevano?
Avevano letto le opere migliori l’uno dell’altro?
H. P. Lovecraft scrisse più volte la sua opinione riguardo
gli scritti di Algernon Blackwood, in Orrore
Soprannaturale in Letteratura per esempio scrive di lui:
Meno intenso di Arthur
Machen nel delineare l'orrore puro, ma infinitamente vicino all'idea di un
mondo irreale che minaccia costantemente il nostro, è il talentuoso e prolifico
Algernon Blackwood, tra le cui opere voluminose e irregolari si può trovare la
migliore letteratura spettrale di questo o in qualsiasi altro momento.
Il genio di Algernon
Blackwood è indiscutibile, perché nessuno si è avvicinato all'abilità, alla
serietà e alla fedeltà meticolosa con cui registra i toni della stranezza in
ambienti ed esperienze ordinarie, o la straordinaria perspicacia con cui
costruisce dettaglio per dettaglio tutte le percezioni. condurre dalla realtà a
una vita o visione soprannaturale. Sebbene non possieda una straordinaria
padronanza della magia verbale, Algernon Blackwood è il maestro assoluto e
indiscusso dell'atmosfera fantastica; e può suggerire un'intera storia da un
singolo pezzo di descrizione psicologica secca e concisa.
Soprattutto comprende
la passione con cui alcune menti sensibili si aggrappano per vivere per sempre
ai margini del sonno, e quanto sia relativa e debole la differenza tra le
immagini formate da oggetti reali e quelle suscitate dal gioco della fantasia.
Le opere minori di
Algernon Blackwood hanno diversi difetti come la didattica etica, occasionali
errori di fantasia insipida, la mitezza del soprannaturalismo benigno e un uso
molto liberale del moderno gergo "occulto". Un difetto nei suoi
sforzi più pretenziosi è la vaghezza e la verbosità che risulta da un tentativo
eccessivamente elaborato di visualizzare sensazioni concrete e sfumature di
suggestione spettrale, ostacolato da uno stile piuttosto semplice e
giornalistico, privo di magia, colore e vitalità. Ma nonostante tutto ciò, le
opere principali di Algernon Blackwood salgono a un livello genuinamente
classico, evocando come nient'altro nella letteratura un senso travolgente e
irresistibile dell'immanenza di strane entità e sfere spirituali. Le opere
minori di Algernon Blackwood hanno diversi difetti come la didattica etica,
occasionali errori di fantasia insipida, la mitezza del soprannaturalismo
benigno e un uso molto liberale del moderno gergo "occulto". Un
difetto nei suoi sforzi più pretenziosi è la vaghezza e la verbosità che
risulta da un tentativo eccessivamente elaborato di visualizzare sensazioni
concrete e sfumature di suggestione spettrale, ostacolato da uno stile
piuttosto semplice e giornalistico, privo di magia, colore e vitalità. Ma
nonostante tutto ciò, le opere principali di Algernon Blackwood salgono a un
livello genuinamente classico, evocando come nient'altro nella letteratura un
senso travolgente e irresistibile dell'immanenza di strane entità e sfere
spirituali.
Mi chiedo come mai Lovecraft non citi mai L’Accordo Umano di Blackwood, e l’unica
spiegazione che riesco a darmi è quella più semplice: probabilmente non lo
aveva letto!
Ma cosa ne pensava Algernon Blackwood di Lovecraft? Proprio
come Lovecraft, Algernon Blackwood era un lettore avido e un avido lettore ed
era abbastanza consapevole di ciò che stava accadendo nella storia dell'orrore
dall'altra parte dell'Atlantico. Sfortunatamente, a differenza di Lovecraft,
non ha mai espresso le sue opinioni in forma di saggio; così che ci restano
solo le sue lettere [a proposito, un numero considerevole] per sapere cosa
pensava di Lovecraft Algernon Blackwood.
In una lettera a Edward Wagenknecht [dove chiede quali sono
le sue storie di fantasmi preferite], datata 4 maggio 1946, Algernon Blackwood
risponde come segue:
The Wind in the Rose
Bush, di Emma Wilkins. Un paio di racconti che si trovano in The Diamond Lens,
di cui non ricordo l’autore; entrambi gli scrittori suonano autentici. Mi è
piaciuto molto anche The Demon Lover di Elizabeth Bowen. Se mi ricordo di altri
racconti te ne farò menzione in seguito.
La memoria di Algernon Blackwood per i nomi e i titoli degli
autori è decisamente approssimativa, come mostrano anche le sue altre lettere.
Nella stessa lettera però riprende: The
Two Magics di Henry James… The Room in the Tower e The Tower.
Per poi concludere la lettera a Edward Wagenknecht, così:
C'è una lista
piuttosto lunga di storie di fantasmi davvero di prim'ordine, ma sono sicuro
che le conoscerai, da Kipiling a LeFanu, A.E. Coppard ecc. Tales of the Uneasy,
di May Sinclair, tuttavia, l'ho visto raramente in alcuna antologia, se mai, ed
è ammirevole. "Le Horla", naturalmente, il piccolo capolavoro di
Maupassant, lo sai; anche La finestra aperta di Saki. Oh, e molti altri.
Non sorprende che Algernon Blackwood menzioni Rudyard
Kipling, Sheridan Le Fanu, A.E. Coppard, May Sinclair, Saki (e la sua storia:
The Open Window), persino Guy de Maupassant e il suo classico: The Horla. Inoltre
non è sorprendente che non menzioni Lovecraft; Soprattutto se consideriamo che,
prima del 1949, in Gran Bretagna venivano pubblicate solo una manciata di
storie scarne di Providence, principalmente nella serie Not at Night, che Algernon Blackwood leggeva quasi certamente.
Tuttavia, Algernon Blackwood aveva effettivamente letto
Lovecraft due anni prima della lettera scritta ad Edward Wagenknecht.
Lovecraft è arrivato ad Algernon Blackwood tramite un
corrispondente americano di nome Allen
McElfresh. Costui scrisse a Blackwood nel settembre 1944. La lettera arrivò
finalmente l'11 ottobre 1944. E probabilmente proprio quel giorno di ottobre Algernon
Blackwood lesse di H.P. Lovecraft, che purtroppo era già passato a miglior vita
da quasi sette anni.
Fatto sta che il giorno successivo Blackwood rispose a McElfresh:
Sono imbarazzato dai
suoi alti elogi per il mio lavoro, e anche dalla mia ignoranza degli scritti di
Phillips Lovecraft. Il suo nome, però, non ha mai incrociato la mia strada,
nemmeno il saggio di cui parli: “Supernatural Horror in Literature”, né i suoi
macabri scritti. Spero che mi mandi qualche riga per alleviare questa
ignoranza, e forse un libro o due. Dal momento che sono naturalmente
interessato a questa linea di lavoro, sono sempre alla ricerca di essa e mi
dispiace molto di non aver mai incontrato questo scrittore..
Il 1 novembre del 1944 Allen McElfresh rispose a Blackwood e,
pochi giorni dopo aver ricevuto l'ultima lettera di McElfresh, Algernon
Blackwood ricevette anche una lettera di August Derleth, datata 10 novembre
1944, alla quale rispose il 4 dicembre. A quanto pare Derleth gli ha inviato
un'antologia e una copia dell'opuscolo editoriale di Arkham House. Algernon
Blackwood gli scrisse in risposta:
Sono, come capirai,
molto interessato al campo di cui ti occupi così ampiamente, e pochi libri del
genere mi sfuggono. Nonostante questo, non mi sono mai imbattuto in nulla di
H.P. Lovecraft, probabilmente perché nessuno dei suoi libri è stato pubblicato
da queste parti. Un corrispondente di Lexington mi sta inviando un volume dai
suoi stessi scaffali e non vedo l'ora che arrivi. Noto anche che una delle sue
storie è inclusa nel libro che mi hai inviato, “Sleep No More”.
Sincronicità, direbbe Carl Jung. Il nome di Lovecraft piombò
su Algernon Blackwood a pochi giorni l'uno dall'altro. Un uomo come lui, un
membro della Golden Dawn, di certo si accorse di tali coincidenze. In effetti,
Blackwood sembrava sinceramente interessato a scoprire di più sul Sognatore di
Providence.
Per inciso, Blackwood menziona nella lettera a Derleth il titolo dell'antologia: Sleep No More, la prima collezione di Arkham House; che include un racconto di Algernon Blackwood (The Occupant of the Room); e tre storie di Lovecraft: Topi nei Muri; Two Black Bottles (in collaborazione con Wilfred Blanch Talman); e Orrore nel Cimitero (in collaborazione con Hazel Heald).
August Derleth rispose rapidamente (il 23 dicembre 1944), ma
Algernon Blackwood non gli scrisse più fino al 28 febbraio 1945. Erano passate
solo tre settimane dopo aver risposto a McElfresh, ed entrambe le lettere contemplavano
il lavoro di Lovecraft.
È chiaro a questo punto che Algernon Blackwood lesse
Lovecraft tra il dicembre 1944 e il gennaio 1945. Quello che lesse esattamente,
tuttavia, è più difficile da sapere.
Nella sua risposta del 5 febbraio 1945, Algernon Blackwood
ringrazia Allen McElfresh per “il piccolo volume dei racconti di Lovecraft”.
Questo ci dà un indizio. È improbabile che con “piccolo” Blackwood si riferisse
all’oggi rarissimo e oggi costossimo The
Outsider and Others, che consiste in 11 romanzi, 25 racconti e un saggio.
Né è esattamente “piccolo” neppure Beyond
the Wall of Sleep, che include 4 romanzi, 20 storie, 68 poesie. Infine
possiamo escludere, forse, la terza opzione e cioè Marginalia che Arkham House aveva pubblicato da poco che, pur
essendo meno voluminosa delle due precedenti raccolte, non può essere
considerata “piccola”. Il libro raggruppa infatti 3 romanzi, 17 saggi, 8
racconti e 8 poesie.
A questo punto, considerando che in quegli anni si era in
piena seconda guerra mondiale, è davvero possibile che McElfresh abbia inviato
ad Algernon Blackwood uno qualsiasi dei tre libri sopra menzionati,
considerando anche il fatto che le spedizioni dagli USA all’Inghilterra
dovevano essere effettuate tramite posta di guerra? Una corrispondenza
costosissima, lenta e inaffidabile? Se proviamo a escludere le tre antologie
della Arkham House, che cosa ci resta? Che libricino potrebbe aver letto
Algernon Blackwood di Lovecraft? Ci viene in mente solo il paperback della Bart
House, The Weird Shadow Over Innsmouth
unico altro libro di Lovecraft pubblicato, che conteneva cinque storie: L'ombra
su Innsmouth; L'estraneo; Lui; The Festival e Colui che sussurra nel buio.
Inoltre Derleth gli aveva già inviato una copia di Sleep No More, al cui interno c’era
I Ratti nel Muro, Due Bottiglie Nere e
L’Orrore nel Cimitero. Quindi l’opinione di Algernon Blackwood su Lovecraft si
basava solo su queste otto storie.
Blackwood scrive a McElfresh subito dopo aver letto le 5 storie
di Lovecraft in The Strange Shadow over
Innsmouth:
Ho letto Lovecraft con
grande piacere, ma, mentre ho apprezzato appieno la sua meravigliosa
immaginazione e il suo senso dell'atmosfera, l'emozione di Paura che esigo in
tali storie non è mai arrivata. Ha molto materiale, più che sufficiente, ma
leggerlo mi ha fatto sentire più oppresso che eccitato. C'è un accumulo di
dettagli che, per me, vanificano la loro stessa fine. Da un commento in una tua
lettera, penso che tu sia d'accordo con me sul fatto che lui (Lovecraft) non
padroneggi mai del tutto il suo materiale e che l'effetto cumulativo è un po'
opprimente per la mente.
Algernon Blackwood è duro con Lovecraft, ma è anche leale.
Apprezza la sua lettura, l'immaginazione e la sua capacità di creare
un'atmosfera, ma non esita a mettere in evidenza quegli aspetti per i quali non
sente alcuna affinità. Blackwood elogia l'atmosfera di queste storie e sappiamo
che Lovecraft pensava che questo fosse l'aspetto più importante della narrativa
weird.
Più avanti nella stessa lettera, Algernon Blackwood
condivide alcune riflessioni sullo stile di Lovecraft:
Avrei desiderato che
qualcosa sia lasciato all'immaginazione, che fosse suggerito, insinuato, invece
di imporsi con una ricchezza di aggettivi che tende a stancare. Né ho reagito
con simpatia alla sua preoccupazione per i cadaveri e la decomposizione; in
effetti, ho avuto difficoltà a finire il suo “Ratti nei Muri”, una storia che
mi ha riempito di repulsione piuttosto che di orrore.
Critico, ancora, ma giusto. Non sorprende che lo stile
sovraccarico di Lovecraft non piacesse troppo ad Algernon Blackwood, che era
anche, diciamo, un po' barocco, ma lontano dalla verbosità del sognatore di
Providence.
D'altra parte, Blackwood distingue chiaramente l'orrore
dalle altre emozioni negative, in questo caso, la repulsione provocata da “I
Ratti nei Muri”. Curioso comunque perché quando si legge una storia
dell'orrore, indipendentemente dalla trama ci si aspettano forti emozioni; ma
Algernon Blackwood sembra aspettarsi un tipo di emozione molto specifico, e
certamente disgusto e repulsione non fanno parte dei suoi appetiti. Prosegue la
lettera aggiungendo:
Quello che chiamiamo “orrore
spirituale” è ciò che suscita in me paura. L'orrore fisico mi rende
insensibile. Ad esempio, trovo un culmine di puro orrore spirituale in “Il giro
di vite”, la terribile minaccia per le anime dei due ragazzi, anche se mi rendo
conto che questa storia non è tra le sue preferite. Immagino che non siamo d’accordo
su questo ma io non riesco a leggere “Il giro di vite” nemmeno alla luce del
giorno senza avere un vero brivido lungo la schiena, mentre nessuna delle
storie di Lovecraft mi ha davvero catturato in nessun momento.
Dopo aver elogiato l'immaginazione e l'atmosfera di
Lovecraft, probabilmente per non offendere il suo corrispondente (che,
ricordiamo, si era preso la briga di inviargli il libro), Algernon Blackwood si
fa più schietto con le sue opinioni, che sono piuttosto dure. Tuttavia, lui stesso sembra rendersi conto di
quello che sta facendo e cerca di appianare un po' le cose:
In effetti, né Monty
James né Bierce mi hanno mai spaventato, anche se Machen una o due volte si è
avvicinato.
Questo commento mette le cose in prospettiva. Algernon
Blackwood non era un lettore facile da accontentare. Né Monty James (M.R. James)
né Ambrose Bierce lo hanno colpito; e Arthur Machen ci è riuscito appena. Se
questi tre grandi maestri del genere non sono riusciti a trovare un accordo con
lui, è logico che nemmeno Lovecraft lo abbia fatto.
Ora, in risposta a McElfresh, Blackwood menziona tre storie
dell'antologia Sleep No More che “sono
riuscite davvero a spaventarmi” e “mi hanno dato quel vero brivido di paura che
cerco in questo tipo di lavoro”. Le storie sono: The Yellow Sign di Robert W. Chambers; Egli viene e passa di H. R. Wakefield; e Un gentiluomo di Praga di Stephen Crendon. Ovviamente siamo
d'accordo con i primi due. Chambers e Wakefield sono due maestri del genere, ma
Stephen Crendon? È improbabile che August Derleth gli avesse detto che quello
era uno dei suoi pseudonimi, ma non possiamo escluderlo. In ogni caso, per
gentilezza o genuina affinità, Algernon Blackwood sembra aver provato quel “vero
brivido di paura” in una storia di Derleth, non in una di Lovecraft!
In una risposta ad August Derleth, Algernon Blackwood lo
ringrazia anche per avergli inviato la copia di Sleep No More e uno della collezione di Henry S. Whitehead: Jumbee.
Spero di leggerli con
il massimo interesse possibile, in particolare le straordinarie storie di
Whitehead, alcune delle quali già conosco.
È chiaro dalla sua lettera a McElfresh che Algernon
Blackwood aveva già letto Sleep No More,
ma qui dice a Derleth che non vede l'ora di leggerlo. Possiamo solo presumere
che, non avendo trovato l'antologia del tutto soddisfacente, Blackwood non
volesse ferire i sentimenti di August Derleth. Ironia della sorte, se avesse
elogiato la storia di Stephen Crendon (lo pseudonimo di Derleth) in questa
lettera, e non quella che aveva inviato a McElfresh, avrebbe dato a Derleth un
aneddoto memorabile da raccontare ai posteri: “Sai, a Blackwood non piacevano
le storie di HPL, ma amava una delle mie”.
Infine, un ultimo commento di Blackwood su Lovecraft nella
lettera a Derleth:
Anche Lovecraft lo
trovo estremamente interessante, anche se vorrei che la sua immaginazione esuberante
e potente fosse un po' meno preoccupata per l'orrore fisico del decadimento.
Sono sicuro che non ti dispiacerà questa piccola critica.
Algernon Blackwood conclude sottolineando la sua ammirazione
per le produzioni di Arkham House “Non
abbiamo niente di simile qui in Inghilterra”.
L'unica altra storia di Lovecraft che possiamo dire con
certezza che Blackwood ha letto è The
Shunned House, inclusa nell’antologia: Who's
Calling? che ricevette da August Derleth nel maggio 1946.
È importante notare che le opinioni di Algernon Blackwood si
basano su una selezione molto limitata della narrativa di Lovecraft: solo nove
storie. A meno che Blackwood non avesse trovato altri racconti tra il gennaio
1945 e il giugno 1946 (possibile ma improbabile), stava attingendo solo a una
piccola parte della produzione letteraria di Lovecraft. Inoltre, con
l'eccezione di Colui che sussurra
nell'oscurità e L'ombra su Innsmouth,
Blackwood non ha letto la migliore produzione di Lovecraft. Sarebbe
interessante ascoltare i tuoi pensieri se avessi letto L'ombra calata dal tempo, Il colore venuto dallo spazio o Alle montagne della follia. Le sue
opinioni su Lovecraft sarebbero cambiate?
Ancora più interessante è notare che le opinioni critiche di
Algernon Blackwood sulla narrativa di Lovecraft sono molto simili a quelle
dello stesso Lovecraft. Il Sogntore di Providence, infatti, fece un'acuta analisi
dei propri difetti, gli stessi che evidenzia Blackwood, e cercò di correggerli
attraverso quella che lui chiamava «meraviglia cosmica».
È interessante notare che in una lettera a Fritz Leiber,
datata 9 novembre 1936, Lovecraft afferma quanto segue:
Quello che mi manca in
Machen, James, Dunsany, de la Mare, Shiel e persino Blackwood e Poe, è un senso
del cosmico.
È strano che Lovecraft non riconosca quel “senso del cosmico”
così evidente nel romanzo L’Accordo Umano
come in altri racconti di Algernon Blackwood, che forse Lovecraft non lesse. L’Accordo Umano, romanzo cosmico-fonetico-ebraico-cerimoniale
e magico che fu pubblicato da Algernon Blackwood 1910, Lovecraft aveva venti
anni all’epoca. Un romanzo, tra l’altro, finora mai tradotto in Italia e che
adesso tutti, possono, finalmente apprezzare.
H. P. Lovecraft, così fissato con la pronuncia dei nomi e
della fonetica degli dei del suo pantheon sarebbe stato un fan de L’Accordo Umano di Blackwood! Ed è
probabile che se Blackwood avesse letto i giusti racconti di Lovecraft non
avrebbe potuto non citarli considerando quanto ha scritto nel 1910 ne L’Accordo Umano.
Dobbiamo anzitutto sgomberare il campo da equivoci: Joshi
ritiene, ed io con lui, che il racconto sia stato interamente scritto da
Lovecraft per la sua amica. Sarebbe qui davvero lungo ricordare la storia
letteraria di questo testo, scritto nel 1929 e pubblicato solo nel 1940 dopo la
morte di Lovecraft grazie agli sforzi di Frank Belknap Long (che era l’agente
della Bishop) e di August Derleth, anche se lo faremo in un saggio di prossima uscita.
Il terribile racconto, terribile nel senso che a leggerlo
bene si trova un’anima attuale e terrificante, è stato scritto da Lovecraft nel
1929 su un’unica indicazione della Bishop, come confermato da R.H. Barlow, che battuto ha macchina il
manoscritto di Lovecraft nel 1934, e l’indicazione, piuttosto scarna, era:
C'è un
tumulo indiano qui vicino, che è infestato da un fantasma senza testa. A volte
è una donna.
Da una frase così banale è difficile scrivere qualcosa di non
banale ma Lovecraft non solo lo ha fatto, ma lo ha fatto con tale maestria da
sconvolgere i lettori anche quasi cento anni dopo. Sconvolgerli perché nel
racconto Lovecraft ha creato un mondo su questa banale frase. Un mondo
futuristico e terribile, di cui oggi se ne vedono le avvisaglie. Eppure, credetemi, un
fantasma senza testa è decisamente un input banale…
Quello che a noi interessa è in questo caso la possibilità
che il racconto “Il Tumulo” sia stato ispirato da una precisa località
geografica.
Nella contea di Caddo, in Oklahoma, c'è un gruppo di colline rocciose, vere e proprie colline, non tumuli di terra come Cahokia Mounds nell'Illinois, conosciute come Caddo Mounds, vicino alle piccole città di Binger e Hydro. Due di questi in particolare sono stati suggeriti come la fonte definitiva per la leggenda alla base di questo racconto: Ghost Mound e Dead Woman's Mound.
I resoconti originali sono scarsi, ma più recenti articoli di giornale forniscono alcune informazioni: il 4 aprile del 1965 esce un articolo intitolato “The Legend of Ghost Mound” a firma di Ferdie J. Deering, sul The Daily Oklahoman, 4 Apr 1965.
Qualche anno dopo, il 29 ottobre del 1987 troviamo, sempre su The Daily Oklahoman, questa volta a firma di Jim Etter "White Things, Eerie Noises, Haunt Mound"
Il punto è che H. P. Lovecraft ha fedelmente preso la frase di Zealia ci ha costruito un capolavoro intorno. Per farlo ha certamente attinto da tutte le fonti possibili e forse la descrizione di John Willis, maresciallo degli Stati Uniti e dei suoi cavalieri fantasma, è stata presa da Myths and Legends of Our Own Land (1896) o da un'altra fonte di quell'epoca. Non è impossibile neppure che avesse letto quanto aveva scritto proprio in quegli anni la residente Laura Cox Brand negli anni trenta su Dead Woman Mound o Dead Woman's Mound e o da altre leggende locali. Certo è che la frase della Bishop a Lovecraft doveva esser sembrata subito piatta e banale, infatti nel testo originale scrive: Ero andato in Oklahoma per rintracciare e mettere in relazione uno dei tanti racconti di fantasmi che circolavano tra i coloni bianchi, ma che aveva una forte conferma indiana e, ne ero sicuro, una fonte indiana originaria. Erano molto curiosi, questi racconti di fantasmi all'aria aperta; e sebbene suonassero piatti e prosaici nella bocca dei bianchi, avevano evidenti segni di collegamento con alcune delle epoche più ricche ed oscure della mitologia indigena. Tutti erano intessuti attorno ai vasti, solitari tumuli dall'aspetto artificiale nella parte occidentale dello stato, e tutti implicavano apparizioni curiose ed estremamente bizzarre.
Va notato che Lovecraft, avendo già ambientato in Oklahoma “La maledizione di Yig”, doveva sforzarsi di essere coerente con il racconto precedente: Yig riappare (era stato precedentemente menzionato come Niguratl-Yig! in "Il Boia Elettrico", scritto tra "La Maledizione di Yig" e "Il Tumulo"), così come nonna Compton e Aquila grigia, che finisce per avere un ruolo molto ampio come fonte di tradizioni e leggende locali. Le prime due storie di Lovecraft per Zealia Bishop formano quindi una sorta di mini-miti a sé stanti, anche se il Sognatore di Providence con "Il Tumulo" decise di scrivere qualcosa di molto più ampio e strano rispetto a quanto finora avesse mai fatto.
Diciamo subito che “Il Tumulo" tocca una serie di punti di
interesse, troppi per elencarli qui in dettaglio. C’è chi sostiene che il
popolo di K'n-Yan sia una permutazione dell'idea dei “Mound-Builders”, una
razza che ha preceduto i nativi americani nel continente nordamericano di cui i
nativi hanno ereditato le strutture e le rovine. Ora per quanto ad oggi nessuno sa se
questa sia la verità è indubbio che The Mound-Builders (1930) di Henry
Shetrone asserisce che i nativi americani avessero costruito tumuli come
Cahokia e Fort Ancient, anche se tutto ciò fornisce comunque ampio spazio alla fantasia: gli
Shonokins di Manly Wade Wellman, che apparvero alcuni decenni dopo su Weird Tales come avversari del detective
dell'occulto John Thunstone ne sono un fulgido esempio. Ma da qui ad affermare che l'idea
dell'esistenza dei “Mound-Builders” sia un'idea essenzialmente razzista è follia. È un abile
stratagemma, voluto o meno, per cancellare ed evitare indagini ulteriori su chi
e come sono stati costruiti questi tumuli e le piramidi! Dire che l’idea di
base dei “Mound-Builders” serva a minimizzare i risultati e le capacità dei
popoli indigeni delle Americhe sostenendo che non avevano le capacità di
costruire tali strutture è pura arroganza od ottusità. Oggi nessun serio
studioso può affermare con certezza che le piramidi siano state effettivamente
erette dagli antichi egiziani, mancandone ogni traccia documentale dell'epoca. Lo spirito
di ricerca deve andare avanti e non essere castrato da istanze pseudo razziste.
Personalmente credo che “i Tumuli” possano essere stati eretti dai nativi o
dagli avi dei nativi stessi, e che vadano indagati e studiati se aneliamo
veramente alla verità, ma se la verità è scomoda o ci fa paura, allora accontentiamoci
di una pietosa bugia.
"Il Tumulo" è fondamentale ed incredibile perché in esso il lettore del 2022 trova la cultura di K'n-Yan (che tra l'altro è la civiltà aliena più sviluppata che Lovecraft delineò fino a Alle Montagne della Follia, scritto all'inizio del 1931). Ma c’è molto di più, fermarsi a vedere riferimenti alla saga di Pellucidar di Edgar Rice Burroughs o a quanto si trova scritto in The Decline of the West di Oswald Spengler, è decisamente ottuso. Ne “Il Tumulo” Lovecraft descrive i K'n-Yan come quasi umani (non umani, ma quasi!) il lettore dovrebbe pensare a quanto oggi è in grado di fare la scienza moderna all’essere umano. Siamo in grado di riprogrammare il nostro sistema immunitario con delle istruzioni inviate dall’esterno, siamo in grado di clonare animali e perché no anche tutto il resto del mondo animale, nessuno escluso. Siamo in grado di utilizzare la PNL, di influenzare le menti a livello chimico, siamo in grado i creare esseri umani dove prima sembrava impossibile, insomma la civiltà moderna è molto simile ai K’n-Yan descritti da Lovecraft ne “Il Tumulo”.
Questi K'n-Yan sono quindi quasi umani… ma saggi, potenti e decadenti. I loro “gruppi
affettivi” - composti da maschi e femmine per relazioni essenzialmente libere e poliamorose – fanno eco con le terribili
bambole giapponesi umane, sempre più vicine a delle donne vere che allietano le
giornate di facoltosi filantropi asociali. Questi K’n-Yan, non è questo il
luogo per trattare l’argomento sembrano usciti dai libri di Harari. Ne “Il Tumulo” li
troviamo insulari ma imperialisti; dediti alle necromanzie e alla schiavitù,
crudeli e adoranti strani dei alieni. Non mi spingo oltre con i parallelismi
con il nostro mondo moderno in cui la schiavitù ha preso un altro nome e in
futuro è facile che sia programmata dall’alto, con un’etica, molto simile a
quella dei K’n-Yan. I K'n-yan avevano combattuto, conquistato e soggiogato la
razza intelligente nelle caverne rosse di Yoth, che in seguito fu allevata per
generazioni in bestie da soma... e come una fonte di cibo.
Le bestie o gli gyaa-yothn, mi hanno detto, sono esemplari curiosi, ma soprattutto non pericolosi. La carne che mangiano non è quella delle persone intelligenti della razza padrona, ma soltanto quella della classe speciale degli schiavi che per la maggior parte ha cessato di essere completamente umana, e che è in effetti l’alimento base dei K’n-yan. Loro—o I primi di loro—erano stati ritrovati in uno stato selvaggio tra le rovine ciclopiche del rossatro mondo di Yoth che giace sotto il bluastro mondo di K’n-yan. Quella parte di loro era umana, sembrava abbastanza evidente ; ma gli uomini di scienza non avrebbero mai potuto decidere se fossero effettivamente i discendenti delle esseri passati che avevano vissuto e regnato nelle strane rovine. Il motivo principale per una tale supposizione era il fatto ben noto che gli abitanti scomparsi di Yoth erano un tempo quadrupedi. Questo lo appresero dai pochissimi manoscritti e dalle incisioni trovate nelle volte di Zin, situata sotto la più grande città in rovina di Yoth. Questi manoscritti affermavano anche che gli esseri di Yoth avevano posseduto l'arte di creare sinteticamente la vita e avevano creato e distrutto diverse razze di animali industriali e da trasporto progettandole [oggi diremmo bioingegnerizzandole] in modo efficiente nel corso della loro storia, per non parlare della creazione e progettazione di chimeriche forme viventi atte esclusivamente a soddisfare il divertimento e per far loro ottenere nuove sensazioni durante il loro lungo periodo di decadenza. Gli esseri di Yoth erano indubbiamente di affiliazione rettiliana, e la maggior parte dei fisiologi di Tsath concordava sul fatto che le attuali bestie erano state decisamente inclini al rettiliano prima di essere state incrociate con la classe degli schiavi mammiferi di K'n-yan.
Su quanto appena letto si potrebbe scrivere un saggio a se stante. Si percepiscono le dottrine transumaniste odierne, la loro applicazione più sfrenata. Sono evidenti le noie di chi ha raggiunto una vita lunghissima grazie alla scienza e la creazione ad hoc di esseri biologici per attenuare queste noie o paranoie ma mi fermo qui, per adesso.
Torniamo quindi al più rassicurante (forse) tumulo, geograficamente parlando. Quale è? Ce ne sono solo due in lizza:
Dead Woman Mound e Ghost Mound entrambe formazioni naturali (?) nella contea di Caddo, in Oklahoma, con nomi leggendari che sono state utilizzati come punti di riferimento durante la migrazione occidentale.
La storia di Dead Woman
Mound, riguarda un attacco da parte di indiani contro una carovana di
coloni. I coloni combatterono arditamente ma essendo in inferiorità numerica perirono. Quando fu chiaro che tutto era perduto, una giovane donna
raccolse orologi, anelli e denaro nel suo grembiule. Si arrampicò su un tumulo
vicino e nascose gli oggetti di valore in una fessura. Molte persone hanno setacciato
Dead Woman Mound ma nessun segno del tesoro - o dell'attacco - è mai stato
trovato.
Alcuni locali dicono che il tumulo prende il nome da un
misterioso cadavere femminile che è stato trovato da un allevatore e sepolto
alla base di questo Tumulo di 522 metri di terra rossa e arenaria. Altri dicono
che il tumulo abbia preso il nome dal vicino Dead Woman Creek, che passa sotto
la vecchia Route 66. Ah, nessuno sa perché il fiume Dead Woman Creek si chiami
comunque così.
Se vuoi provare a vedere personalmente se questo è il tumulo
della storia di Lovecraft, sotto il quale si annidano i degenerati K'n-Yan, queste sono le coordinate: Latitudine 35.4025,
Longitudine-98.61306.
L'altro tumulo si chiama Ghost Mound e, come puoi immaginare, pare sia infestato dai fantasmi. Lo spettro in questo caso è un fantasma femminile che a volte
appare senza testa. Ghost Mound potrebbe essere stato l'ispirazione alla base della novella che H.P.
Lovecraft ha scritto per conto di Zelia Bishop.
Se vuoi provare ad arrivare dai degenerati K'n-Yan o a persino a Yoth questa sembra essere la strada più
corta (forse): coordinate Latitudine 35.4025, Longitudine-98.50444.
Cthulhu Codici & Curiosità
“Loro adoravano, così dicevano, I Grandi Antichi che vivevano eoni prima della venuta dell’uomo e che giunsero dal cielo sulla giovane terra. Questi Grandi Antichi ormai sono andati, scomparsi dentro la terra e sotto il mare; ma i loro cadaveri avevano raccontato i loro segreti in sogno ai primi uomini, che formarono un culto che non era mai morto. Questo era quel culto, e i prigionieri dicevano che era sempre esistito e sarebbe sempre esistito, nascosto in distese lontane e luoghi oscuri in tutto il mondo fino al tempo in cui il grande sacerdote Cthulhu, nella sua casa oscura nella potente città di R'lyeh sotto le acque, sarebbe emerso e avrebbe ripreso il dominio sulla terra. Un giorno sarebbe tornato, quando le stelle sarebbero state al punto giusto, e il segreto culto in attesa lo avrebbe infine liberato.”
– H. P. Lovecraft, The Call of Cthulhu (1928, Weird Tales, Vol. 11, No. 2).
Al
giorno d’oggi gente di tutte le età conosce ormai i Miti di Cthulhu. Dall’ultra
sessantenne che ne ha letto nei primi racconti di H.P. Lovecraft mai tradotti
in italia al teenager che ne apprezza i videogiochi. Ci sono poi I cinefili e I
collezionisti, gli amanti delle espressioni artistiche e dei giochi da tavolo
ispirati al mondo creato, oltre cento anni fa, da H. P. Lovecraft e ci sono
anche gli esosteristi o gli storici che hanno studiato, e continuano a farlo,
l’influenza della cosmogonia e della mitopoiesi lovecraftiana sulla narrativa e
sul moderno occultismo e sulla magia cerimoniale. Se ciò vi sembra esagerato,
sono certo che abbiate sentito nominare il Necronomicon, un linro proibito, uno
pseudobiblion che non trova pace e continua ad apparire quà e là in tutto il
mondo adesso anche in vendita su Amazon o su eBay, adesso prodotto dalle case
editrici adesso prodotto da oscuri artigiani a prezzi da capogiro. Personalmente
ho studiato Lovecraft in lungo e in largo per oltre venti anni, ho scritto
decine di libri sull’argomento, alcuni scomodi perchè distruggevano la figura
oscura e cupa che si è venuta a creare in Italia sulla scorta del libro di Michel
Thomas, più noto come Michel Houellebecq di cui qui ometterò il titolo in
quanto si tratta di un libro fuorviante in cui il lettore potrà trovare l’autore
francese e non certo H. P. Lovecraft. Dicevo dopo anni di scavo, di
collaborazioni internazioni, ho cominciato anche a far sostituire nella vulgata
popolare quell’ignobile appellativo, e quanto mai lontano dalla verità, “il
Solitario di Providence” con “Il Sognatore di Providence” in quanto H. P
Lovecraft non era un solitario, aveva una rete di amici invidiabile, con il suo
scmabio epistolare—uno dei più ampi al mondo—gestiva una sorta di social
network ante litteram, amava il sole, il mare e sognava di andare a Cuba e a
Rio de Janeiro. E tante, tante altre cose che il povero Houellebecq forse non
ha mai sognato. Per riferimenti vi prego di consultare www.claudiofoti.com
detto questo c’è anche un altro aspetto di Lovecraft che non deve essere noto,
quello della sua conoscenza magica. È indubbio che il Sognatore di Providence
fosse a conoscenza di varie dottrine occulte e di codici usati in questa
particolare branca della letteratura. Nel suo racconto “The
Case of Charles Dexter Ward”, menziona senza
esitazioni numerosi e famosi libri esotrici e grimori come il Turba
Philosophorum, lo Zohar, l’Ars Magna
et Ultima di Ramon Lull ed altri, mostrando tra l’altro una notevole
conoscenza della stregoneria tradizionale e dell’astrologia.
Quindi,
prestando attenzione a questo importante dettaglio, desidero mostrarvi qualcosa
di molto interessante sulla famosa frase nell'esotico "linguaggio
r'lyehiano" che è più legato a CTHULHU:
«Ph’nglui
mlgw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah’nagl fhtagn »
Che
tradotto in inglese da Lovecraft sarebbe:
«Nella sua casa a R’lyeh il morto Cthulhu aspetta
dormiente».
Bene,
il fatto è che, se scriviamo queste frasi in inglese fianco a fianco, vedremo
che entrambe hanno esattamente la stessa quantità di lettere, sia se contiamo
solo le lettere:
PhngluiMglwnafhCthulhuRlyehWgahnaglFhtagn
= 41
InHisHouseAtRlyehDeadCthulhuWaitsDreaming
= 41
Sia
se continamo le lettere, gli spazi tra di loro e gli apostrofi:
Ph'nglui_mglw'nafh_Cthulhu_R'lyeh_wgah'nagl_fhtagn
= 50
In_his_House_at_R'lyeh_dead_Cthulhu_waits_dreaming
= 50
Mi
sembra una coincidenza curiosa, ben più di una coincidenza in effetti.
Lovecraft avrebbe scritto queste due frasi con lo stesso quantitativo di lettere
o caratteri casualmente? Anche se fosse così, e personalmente non lo credo,
sono convinto che ci sia dell’altro, che Lovecraft volesse nascondere qualcosa
dietro un codice. E
ricercando troviamo che:
1) Nella Gematria Ebraica il numero 41 è associate al valore di HUL ("ct<HUL<hu"), che significa “terrore”. Questo termine si trova nel Quinti Pentacolo di Marte, nella Grande Chiave di Salomone che ne ha anche l’immagine dello Scorpione:
Scorpione… tutto sommato
un animale non troppo lontano da Cthulhu in quanto nell’astrologia babilonese,
Marte era chiamato Nergal, ed era il dio della pestilenza e del mondo ctonio. E
lo Scorpione è tradizionalmente connesso con l’elemento Acqua e con il mondo
ctonio.
2) il numero 50 è il
valore gematrico della lettera Nun, associata con il segno dello Scorpione (ancora!)
e con il Tredicesimo Arcano dei Tarocchi “Morte”. Sia questo Arcano che il
segno sono connessi profondamente con il mistero della Vita-Morte-Rinascita e agli
importanti animali simbolici come Serpente (Forza Vitale), lo Scorpione (veleno)
e il Pesce (Acqua Materna), l’Aquila (Sole e Fuoco) e la Fenice (Rinascita
dalle ceneri). Altra corrispondenza tra Nun/Scorpione è la Kundalini, il
selvaggio serpent che giace dormiente nel Chakra della Radice in attesa di
essere svegliato …
“La maledicano quelli che
maledicono il giorno, quelli esperti nell'evocare Leviathan.” (Giobbe 3:8)
Che altro dire sul nome
Cthulhu che non sia stato già detto? Basti forse evidenziare che è
un nome “curioso”. Non so spiegare esattamente come, ma non vi sembra essere
stranamente familiare e misterioso? Sono innumerevoli le teorie per il nome Cthulhu,
e tutte sembrano corroborare la visione di Lovecraft di questo essere
immaginario (?), assolutamente terrificante e ripugnante. Inoltre, i chiari
dettami fonetici specificati da Lovecraft su come dovrebbe essere pronunciato
il nome (Clulu, Khlûl<hloo, ecc.) sembrano supportare queste teorie:
1)
La teoria secondo cui l’origine del nome CTHULHU che
ho trovato molto intrigante è che deriverebbe dalla parola greca χθόνιος
[chthonios],
che significa "sotto la terra ",
da χθών (chthôn)
significante"earth".
2)
Secondo alcune fonti, KETUL<HU ( כתול הוא )
significa "colui che è imprigionato" in
aramaico. Non sono riuscito a trovare conferma, ma in ebraico KHATUL ( חתול )
può significare sia "bendare" o
"legare" entrambi
termini che possono essere associate all’immagine di essere imprigionati. Inoltre,
HU ( הוא )
significa "lui",
quindi forse si è sulla strada giusta. Un ulteriore studio mi ha fatto scoprire
che nella gematria ebraica KHATUL è composto da 8+400+6+30 = 444 che è il
valore di un altro termine מקדש mqdš ("Il
Santuario " equivale forse a R'lyeh?) e la parola דמשק dmšq
(Damascus = secondo la narrativa di Lovecraft, è
il luogo dove Abdul Alhazred visse e scrisse il Necronomicon). Possiamo per
tanto dire che queste informazioni siano per lo meno curiose se non
interessanti vista la connessione che sembrano creare con vari aspetti dei Miti
di Cthulhu? Insomma anche la curiosa
ripetizione dello stesso numero ricorda il famoso 666. Oh e tra l’altro il sistema
numerale su cui era basato l’antico alfabeto Greco chiamato Isopsephia,
convertirebbe il “Necronomicon” (Νεκρονοικον)
nel numero 555.
3)
Nel Corano, surâ 25 verse 29, Satan viene chiamato
_ و__ khadhula ('khazoola'),
che significa, un "disertore" o
"abbandonato" per l'uomo. In un certo senso, questo potrebbe essere rappresentato
dall'adorazione di Cthulhu da parte degli umani, che alla fine scatenano la
propria dannazione.
4) Nella
Mitologia Babilonese uno degli undici mostri creati da Tiamat per distuggere Marduk
era chiamato KULULLU, l’Uomo-Pesce. Tra l’altro foneticamente assomiglia molto
alla pronuncia di Lovecraft, ci teneva molto a questa cosa, del nome CTHULHU come
"Clooloo" e "Khlûl<hloo".
5) Molti
sanno che esiste anche il Necronomicon di Simon in cui c’è scritto che il
termine sumero KUTU significa CUTHA, l’antica città sacra di Nergal, il dio
della guerra, della peste e dell’oltremondo, mentre LU significa Uomo. Secondo alcuni "KUTULU" è
il modo corretto di indicare l’Uomo di CUTHA, secondo altri no.
6) Nella
mitologia Hawaiana, KANALOA (Tangaroa in Maori) è il Dio Seppia dell’oceano
che, è indubbio, assomiglia molto a CTHULHU. Secondo Huna, KANALOA è il dio
della Mana Loa, la grnade energia della forza vitale.
7) Nella
Mitologia Polinesiana, KUTUN è il grande dio del mare che vive nella barriera
coralline e nella laguna.
C'è un'altra cosa che vorrei
menzionare qui, che è correlata al Segno dell'Antico. L'ho trovato su un breve
ma molto interessante articolo di Ryan Parker, intitolato The "Elder Sign" and its Occult Associations in Arab Magic (2010).
Questa è un'immagine del segno dell'antico, ideata e disegnata per la prima
volta dallo stesso Lovecraft:
Questo simbolo sembra essere del
tutto sconosciuto agli occultisti occidentali. Tuttavia, è facilmente
riconoscibile come un simbolo relativamente comune nelle tradizioni magiche
arabe. Sembra essere uno dei 28 grafemi attribuiti al medico turco Diagoridos
del I secolo (سوديروقسيد). Il simbolo divenne più popolare nelle
tradizioni occulte arabe a metà del IX secolo a causa della sua inclusione nel
testo Shuq al Mastaham Fi Ma’arifat Rumuz
al Aqlaam di Ibn Wahshiyya (ةيشحو نبا). Wahshiyya
è famoso per i suoi contributi al grimorio arabo conosciuto in Occidente come
Picatrix, che ha realizzato tramite il suo testo Kitab[1]
al Falaha al Nabatiyya. È anche
famoso per aver decifrato molti geroglifici egizi secoli prima che si verificasse
una svolta simile in Occidente.
Di seguito è riportato un
riepilogo delle associazioni esoteriche del Segno Antico basato sugli scritti
di Wahshiyya e integrato con materiale aggiuntivo, principalmente da Ibn ‘Arabi
(يبرع نبا). Si spera che questo possa fornire alcune
informazioni sul significato e l'uso di questo simbolo all'interno delle
tradizioni magiche arabe, e forse per estensione, la magia dei miti di Cthulhu:
Il nome della lettera è “Zai” (ياز)
It is a Solar Grapheme [huruf ash-shams (سمشلا فورح)]
Il suo valore numerico 7 (٧)
È associate con la
diciannovesima casa lunare [manzil (لزنم)]
chiamata “Il Pungiglione” [ash-shaula (ء(وشلا)]
Il suo segno zodiacale è lo
Scorpione [burj al ‘aqrab (برقعلا جرب)]
Il Nome divino ad esso associato
è “Il Vivente” [al Hayy (يحلا)]
È associato terrestrialmente con
l’elemento Acqua e celestialmente con l’Aria.
Ricapitolando secondo Parker
nella tradizione magica araba erano usati molti cifre per scrivere l’alfabeto
arabo. Uno di questi era chiamato "Tree Cipher", dato che i suoi
simboli ricordavano alberi con i rami:
Come
potete vedere dal disegno la lettera evidenziata è Zai ( ز). Ed ha l’esatta forma del Lovecraftiano Segno
degli Antichi. Nella magia araba questa lettera ha il valore di 7 (come sono 7 le
lettere in "CTHULHU"), ed è connessa con la Diciannovesima casa
lunare chiamata ash.Shaula (
ء____ ا), "Il
Pungiglione ". La sua attribuzione zodiacale è evidentemente il
segno dello Scorpione, e il suo nome divino è al.Hayy
(___ ا), "Il
Vvivente ". Abbiamo visto in precedenza un'altra connessione
molto specifica con uno Scorpione, in particolare con il Quinto Pantacolo di
Marte nella Chiave Maggiore di Salomone e la sua parola "HUL" che
significa "Terrore".
In questo caso, però, è molto più significativo, in quanto il periodo in cui la
Luna nella sua Diciannovesima Casa, da 21°15' Scorpione a 4°17' Sag., è,
secondo il Picatrix,
un tempo specifico in cui i possono essere fatti talismani per rilasciare
schiavi, consetire ai prigionieri di scappare, per assediare le città e i villaggi, e per affondare le navi.
Nel sistema vedico di astrologia (oggi indiano) la diciannovesima casa lunare
si chiama Moola, "il Tetto " o
"Il Nucleo ".
è astrologicamente governata da Ketu, La coda del
Drago (Nodo Lunare Sud), che ha una natura spirituale
selvaggia e distruttiva. È presediuto dalla divinità Nirriti ("calamità"),
la dea della distruzione e della dissoluzione.
Cthulhu: Il Vivente che giace morto, ma dormiente, sotto le acque degli Inferi.
"Iä!
Iä! Cthulhu fhtagn!"