giovedì 15 dicembre 2022

 

IL SOGNATORE DI PROVIDENCE & LA POETESSA DEL MAINE

UNA STORIA D'AMORE MAI RACCONTATA




Il sesto volume dei Miti di Arkham prende in esame una vicenda poco nota. Una storia che nei decenni è stata dimenticata, volutamente o meno. Tuttavia è una storia che doveva essere riportata alla luce. Una vicenda misteriosa, come sempre riguardo la vita di Lovecraft, ma al contempo sentimentale. Sì, decisamente sentimentale, per quanto questo termine possa sembrare del tutto estraneo alla vita del Sognatore di Providence.


Chi era Virginia Winifred Jackson? Quale era il suo legame con Lovecraft? Quanto è durato? Chi ne era a conoscenza? Se nel giornalismo amatoriale era di dominio pubblico come mai è andato dimenticato nel corso degli anni? Quante lettere sopravvivono tra i due? Perchè Virginia voleva che Lovecraft le bruciasse dopo averle lette?


Quanti racconti scrissero insieme? Quante opere? Come si firmavano, quanti e quali pseudonimi utilizzavano?

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sabato 22 ottobre 2022

 


LOVECRAFT & BLACKWOOD






Quanto erano lontani questi due scrittori? Erano davvero così diversi? Si conoscevano?

Avevano letto le opere migliori l’uno dell’altro?

H. P. Lovecraft scrisse più volte la sua opinione riguardo gli scritti di Algernon Blackwood, in Orrore Soprannaturale in Letteratura per esempio scrive di lui:  

Meno intenso di Arthur Machen nel delineare l'orrore puro, ma infinitamente vicino all'idea di un mondo irreale che minaccia costantemente il nostro, è il talentuoso e prolifico Algernon Blackwood, tra le cui opere voluminose e irregolari si può trovare la migliore letteratura spettrale di questo o in qualsiasi altro momento.

Il genio di Algernon Blackwood è indiscutibile, perché nessuno si è avvicinato all'abilità, alla serietà e alla fedeltà meticolosa con cui registra i toni della stranezza in ambienti ed esperienze ordinarie, o la straordinaria perspicacia con cui costruisce dettaglio per dettaglio tutte le percezioni. condurre dalla realtà a una vita o visione soprannaturale. Sebbene non possieda una straordinaria padronanza della magia verbale, Algernon Blackwood è il maestro assoluto e indiscusso dell'atmosfera fantastica; e può suggerire un'intera storia da un singolo pezzo di descrizione psicologica secca e concisa.

Soprattutto comprende la passione con cui alcune menti sensibili si aggrappano per vivere per sempre ai margini del sonno, e quanto sia relativa e debole la differenza tra le immagini formate da oggetti reali e quelle suscitate dal gioco della fantasia.

Le opere minori di Algernon Blackwood hanno diversi difetti come la didattica etica, occasionali errori di fantasia insipida, la mitezza del soprannaturalismo benigno e un uso molto liberale del moderno gergo "occulto". Un difetto nei suoi sforzi più pretenziosi è la vaghezza e la verbosità che risulta da un tentativo eccessivamente elaborato di visualizzare sensazioni concrete e sfumature di suggestione spettrale, ostacolato da uno stile piuttosto semplice e giornalistico, privo di magia, colore e vitalità. Ma nonostante tutto ciò, le opere principali di Algernon Blackwood salgono a un livello genuinamente classico, evocando come nient'altro nella letteratura un senso travolgente e irresistibile dell'immanenza di strane entità e sfere spirituali. Le opere minori di Algernon Blackwood hanno diversi difetti come la didattica etica, occasionali errori di fantasia insipida, la mitezza del soprannaturalismo benigno e un uso molto liberale del moderno gergo "occulto". Un difetto nei suoi sforzi più pretenziosi è la vaghezza e la verbosità che risulta da un tentativo eccessivamente elaborato di visualizzare sensazioni concrete e sfumature di suggestione spettrale, ostacolato da uno stile piuttosto semplice e giornalistico, privo di magia, colore e vitalità. Ma nonostante tutto ciò, le opere principali di Algernon Blackwood salgono a un livello genuinamente classico, evocando come nient'altro nella letteratura un senso travolgente e irresistibile dell'immanenza di strane entità e sfere spirituali.


Mi chiedo come mai Lovecraft non citi mai L’Accordo Umano di Blackwood, e l’unica spiegazione che riesco a darmi è quella più semplice: probabilmente non lo aveva letto!

Ma cosa ne pensava Algernon Blackwood di Lovecraft? Proprio come Lovecraft, Algernon Blackwood era un lettore avido e un avido lettore ed era abbastanza consapevole di ciò che stava accadendo nella storia dell'orrore dall'altra parte dell'Atlantico. Sfortunatamente, a differenza di Lovecraft, non ha mai espresso le sue opinioni in forma di saggio; così che ci restano solo le sue lettere [a proposito, un numero considerevole] per sapere cosa pensava di Lovecraft Algernon Blackwood.





In una lettera a Edward Wagenknecht [dove chiede quali sono le sue storie di fantasmi preferite], datata 4 maggio 1946, Algernon Blackwood risponde come segue:

 

The Wind in the Rose Bush, di Emma Wilkins. Un paio di racconti che si trovano in The Diamond Lens, di cui non ricordo l’autore; entrambi gli scrittori suonano autentici. Mi è piaciuto molto anche The Demon Lover di Elizabeth Bowen. Se mi ricordo di altri racconti te ne farò menzione in seguito.

 

La memoria di Algernon Blackwood per i nomi e i titoli degli autori è decisamente approssimativa, come mostrano anche le sue altre lettere. Nella stessa lettera però riprende: The Two Magics di Henry James… The Room in the Tower e The Tower.

Per poi concludere la lettera a Edward Wagenknecht, così:

C'è una lista piuttosto lunga di storie di fantasmi davvero di prim'ordine, ma sono sicuro che le conoscerai, da Kipiling a LeFanu, A.E. Coppard ecc. Tales of the Uneasy, di May Sinclair, tuttavia, l'ho visto raramente in alcuna antologia, se mai, ed è ammirevole. "Le Horla", naturalmente, il piccolo capolavoro di Maupassant, lo sai; anche La finestra aperta di Saki. Oh, e molti altri.

Non sorprende che Algernon Blackwood menzioni Rudyard Kipling, Sheridan Le Fanu, A.E. Coppard, May Sinclair, Saki (e la sua storia: The Open Window), persino Guy de Maupassant e il suo classico: The Horla. Inoltre non è sorprendente che non menzioni Lovecraft; Soprattutto se consideriamo che, prima del 1949, in Gran Bretagna venivano pubblicate solo una manciata di storie scarne di Providence, principalmente nella serie Not at Night, che Algernon Blackwood leggeva quasi certamente.

Tuttavia, Algernon Blackwood aveva effettivamente letto Lovecraft due anni prima della lettera scritta ad Edward Wagenknecht.



Lovecraft è arrivato ad Algernon Blackwood tramite un corrispondente americano  di nome Allen McElfresh. Costui scrisse a Blackwood nel settembre 1944. La lettera arrivò finalmente l'11 ottobre 1944. E probabilmente proprio quel giorno di ottobre Algernon Blackwood lesse di H.P. Lovecraft, che purtroppo era già passato a miglior vita da quasi sette anni.

Fatto sta che il giorno successivo Blackwood rispose a McElfresh:

Sono imbarazzato dai suoi alti elogi per il mio lavoro, e anche dalla mia ignoranza degli scritti di Phillips Lovecraft. Il suo nome, però, non ha mai incrociato la mia strada, nemmeno il saggio di cui parli: “Supernatural Horror in Literature”, né i suoi macabri scritti. Spero che mi mandi qualche riga per alleviare questa ignoranza, e forse un libro o due. Dal momento che sono naturalmente interessato a questa linea di lavoro, sono sempre alla ricerca di essa e mi dispiace molto di non aver mai incontrato questo scrittore..

 

Il 1 novembre del 1944 Allen McElfresh rispose a Blackwood e, pochi giorni dopo aver ricevuto l'ultima lettera di McElfresh, Algernon Blackwood ricevette anche una lettera di August Derleth, datata 10 novembre 1944, alla quale rispose il 4 dicembre. A quanto pare Derleth gli ha inviato un'antologia e una copia dell'opuscolo editoriale di Arkham House. Algernon Blackwood gli scrisse in risposta:

Sono, come capirai, molto interessato al campo di cui ti occupi così ampiamente, e pochi libri del genere mi sfuggono. Nonostante questo, non mi sono mai imbattuto in nulla di H.P. Lovecraft, probabilmente perché nessuno dei suoi libri è stato pubblicato da queste parti. Un corrispondente di Lexington mi sta inviando un volume dai suoi stessi scaffali e non vedo l'ora che arrivi. Noto anche che una delle sue storie è inclusa nel libro che mi hai inviato, “Sleep No More”.

 

Sincronicità, direbbe Carl Jung. Il nome di Lovecraft piombò su Algernon Blackwood a pochi giorni l'uno dall'altro. Un uomo come lui, un membro della Golden Dawn, di certo si accorse di tali coincidenze. In effetti, Blackwood sembrava sinceramente interessato a scoprire di più sul Sognatore di Providence.






Per inciso, Blackwood menziona nella lettera a Derleth il titolo dell'antologia: Sleep No More, la prima collezione di Arkham House; che include un racconto di Algernon Blackwood (The Occupant of the Room); e tre storie di Lovecraft: Topi nei Muri; Two Black Bottles (in collaborazione con Wilfred Blanch Talman); e Orrore nel Cimitero (in collaborazione con Hazel Heald).

August Derleth rispose rapidamente (il 23 dicembre 1944), ma Algernon Blackwood non gli scrisse più fino al 28 febbraio 1945. Erano passate solo tre settimane dopo aver risposto a McElfresh, ed entrambe le lettere contemplavano il lavoro di Lovecraft.

È chiaro a questo punto che Algernon Blackwood lesse Lovecraft tra il dicembre 1944 e il gennaio 1945. Quello che lesse esattamente, tuttavia, è più difficile da sapere.

Nella sua risposta del 5 febbraio 1945, Algernon Blackwood ringrazia Allen McElfresh per “il piccolo volume dei racconti di Lovecraft”. Questo ci dà un indizio. È improbabile che con “piccolo” Blackwood si riferisse all’oggi rarissimo e oggi costossimo The Outsider and Others, che consiste in 11 romanzi, 25 racconti e un saggio. Né è esattamente “piccolo” neppure Beyond the Wall of Sleep, che include 4 romanzi, 20 storie, 68 poesie. Infine possiamo escludere, forse, la terza opzione e cioè Marginalia che Arkham House aveva pubblicato da poco che, pur essendo meno voluminosa delle due precedenti raccolte, non può essere considerata “piccola”. Il libro raggruppa infatti 3 romanzi, 17 saggi, 8 racconti e 8 poesie.

A questo punto, considerando che in quegli anni si era in piena seconda guerra mondiale, è davvero possibile che McElfresh abbia inviato ad Algernon Blackwood uno qualsiasi dei tre libri sopra menzionati, considerando anche il fatto che le spedizioni dagli USA all’Inghilterra dovevano essere effettuate tramite posta di guerra? Una corrispondenza costosissima, lenta e inaffidabile? Se proviamo a escludere le tre antologie della Arkham House, che cosa ci resta? Che libricino potrebbe aver letto Algernon Blackwood di Lovecraft? Ci viene in mente solo il paperback della Bart House, The Weird Shadow Over Innsmouth unico altro libro di Lovecraft pubblicato, che conteneva cinque storie: L'ombra su Innsmouth; L'estraneo; Lui; The Festival e Colui che sussurra nel buio.

Inoltre Derleth gli aveva già inviato una copia di Sleep No More, al cui interno c’era I  Ratti nel Muro, Due Bottiglie Nere e L’Orrore nel Cimitero. Quindi l’opinione di Algernon Blackwood su Lovecraft si basava solo su queste otto storie.

Blackwood scrive a McElfresh subito dopo aver letto le 5 storie di Lovecraft in The Strange Shadow over Innsmouth:

Ho letto Lovecraft con grande piacere, ma, mentre ho apprezzato appieno la sua meravigliosa immaginazione e il suo senso dell'atmosfera, l'emozione di Paura che esigo in tali storie non è mai arrivata. Ha molto materiale, più che sufficiente, ma leggerlo mi ha fatto sentire più oppresso che eccitato. C'è un accumulo di dettagli che, per me, vanificano la loro stessa fine. Da un commento in una tua lettera, penso che tu sia d'accordo con me sul fatto che lui (Lovecraft) non padroneggi mai del tutto il suo materiale e che l'effetto cumulativo è un po' opprimente per la mente.

Algernon Blackwood è duro con Lovecraft, ma è anche leale. Apprezza la sua lettura, l'immaginazione e la sua capacità di creare un'atmosfera, ma non esita a mettere in evidenza quegli aspetti per i quali non sente alcuna affinità. Blackwood elogia l'atmosfera di queste storie e sappiamo che Lovecraft pensava che questo fosse l'aspetto più importante della narrativa weird.

Più avanti nella stessa lettera, Algernon Blackwood condivide alcune riflessioni sullo stile di Lovecraft:

Avrei desiderato che qualcosa sia lasciato all'immaginazione, che fosse suggerito, insinuato, invece di imporsi con una ricchezza di aggettivi che tende a stancare. Né ho reagito con simpatia alla sua preoccupazione per i cadaveri e la decomposizione; in effetti, ho avuto difficoltà a finire il suo “Ratti nei Muri”, una storia che mi ha riempito di repulsione piuttosto che di orrore.

Critico, ancora, ma giusto. Non sorprende che lo stile sovraccarico di Lovecraft non piacesse troppo ad Algernon Blackwood, che era anche, diciamo, un po' barocco, ma lontano dalla verbosità del sognatore di Providence.

D'altra parte, Blackwood distingue chiaramente l'orrore dalle altre emozioni negative, in questo caso, la repulsione provocata da “I Ratti nei Muri”. Curioso comunque perché quando si legge una storia dell'orrore, indipendentemente dalla trama ci si aspettano forti emozioni; ma Algernon Blackwood sembra aspettarsi un tipo di emozione molto specifico, e certamente disgusto e repulsione non fanno parte dei suoi appetiti. Prosegue la lettera aggiungendo:

Quello che chiamiamo “orrore spirituale” è ciò che suscita in me paura. L'orrore fisico mi rende insensibile. Ad esempio, trovo un culmine di puro orrore spirituale in “Il giro di vite”, la terribile minaccia per le anime dei due ragazzi, anche se mi rendo conto che questa storia non è tra le sue preferite. Immagino che non siamo d’accordo su questo ma io non riesco a leggere “Il giro di vite” nemmeno alla luce del giorno senza avere un vero brivido lungo la schiena, mentre nessuna delle storie di Lovecraft mi ha davvero catturato in nessun momento.

Dopo aver elogiato l'immaginazione e l'atmosfera di Lovecraft, probabilmente per non offendere il suo corrispondente (che, ricordiamo, si era preso la briga di inviargli il libro), Algernon Blackwood si fa più schietto con le sue opinioni, che sono piuttosto dure.  Tuttavia, lui stesso sembra rendersi conto di quello che sta facendo e cerca di appianare un po' le cose:

In effetti, né Monty James né Bierce mi hanno mai spaventato, anche se Machen una o due volte si è avvicinato.

Questo commento mette le cose in prospettiva. Algernon Blackwood non era un lettore facile da accontentare. Né Monty James (M.R. James) né Ambrose Bierce lo hanno colpito; e Arthur Machen ci è riuscito appena. Se questi tre grandi maestri del genere non sono riusciti a trovare un accordo con lui, è logico che nemmeno Lovecraft lo abbia fatto.

Ora, in risposta a McElfresh, Blackwood menziona tre storie dell'antologia Sleep No More che “sono riuscite davvero a spaventarmi” e “mi hanno dato quel vero brivido di paura che cerco in questo tipo di lavoro”. Le storie sono: The Yellow Sign di Robert W. Chambers; Egli viene e passa di H. R. Wakefield; e Un gentiluomo di Praga di Stephen Crendon. Ovviamente siamo d'accordo con i primi due. Chambers e Wakefield sono due maestri del genere, ma Stephen Crendon? È improbabile che August Derleth gli avesse detto che quello era uno dei suoi pseudonimi, ma non possiamo escluderlo. In ogni caso, per gentilezza o genuina affinità, Algernon Blackwood sembra aver provato quel “vero brivido di paura” in una storia di Derleth, non in una di Lovecraft!

In una risposta ad August Derleth, Algernon Blackwood lo ringrazia anche per avergli inviato la copia di Sleep No More e uno della collezione di Henry S. Whitehead: Jumbee.

Spero di leggerli con il massimo interesse possibile, in particolare le straordinarie storie di Whitehead, alcune delle quali già conosco.

È chiaro dalla sua lettera a McElfresh che Algernon Blackwood aveva già letto Sleep No More, ma qui dice a Derleth che non vede l'ora di leggerlo. Possiamo solo presumere che, non avendo trovato l'antologia del tutto soddisfacente, Blackwood non volesse ferire i sentimenti di August Derleth. Ironia della sorte, se avesse elogiato la storia di Stephen Crendon (lo pseudonimo di Derleth) in questa lettera, e non quella che aveva inviato a McElfresh, avrebbe dato a Derleth un aneddoto memorabile da raccontare ai posteri: “Sai, a Blackwood non piacevano le storie di HPL, ma amava una delle mie”.

Infine, un ultimo commento di Blackwood su Lovecraft nella lettera a Derleth:

Anche Lovecraft lo trovo estremamente interessante, anche se vorrei che la sua immaginazione esuberante e potente fosse un po' meno preoccupata per l'orrore fisico del decadimento. Sono sicuro che non ti dispiacerà questa piccola critica.

Algernon Blackwood conclude sottolineando la sua ammirazione per le produzioni di Arkham House “Non abbiamo niente di simile qui in Inghilterra”.

L'unica altra storia di Lovecraft che possiamo dire con certezza che Blackwood ha letto è The Shunned House, inclusa nell’antologia: Who's Calling? che ricevette da August Derleth nel maggio 1946.

È importante notare che le opinioni di Algernon Blackwood si basano su una selezione molto limitata della narrativa di Lovecraft: solo nove storie. A meno che Blackwood non avesse trovato altri racconti tra il gennaio 1945 e il giugno 1946 (possibile ma improbabile), stava attingendo solo a una piccola parte della produzione letteraria di Lovecraft. Inoltre, con l'eccezione di Colui che sussurra nell'oscurità e L'ombra su Innsmouth, Blackwood non ha letto la migliore produzione di Lovecraft. Sarebbe interessante ascoltare i tuoi pensieri se avessi letto L'ombra calata dal tempo, Il colore venuto dallo spazio o Alle montagne della follia. Le sue opinioni su Lovecraft sarebbero cambiate?

Ancora più interessante è notare che le opinioni critiche di Algernon Blackwood sulla narrativa di Lovecraft sono molto simili a quelle dello stesso Lovecraft. Il Sogntore di Providence, infatti, fece un'acuta analisi dei propri difetti, gli stessi che evidenzia Blackwood, e cercò di correggerli attraverso quella che lui chiamava «meraviglia cosmica».

È interessante notare che in una lettera a Fritz Leiber, datata 9 novembre 1936, Lovecraft afferma quanto segue:

Quello che mi manca in Machen, James, Dunsany, de la Mare, Shiel e persino Blackwood e Poe, è un senso del cosmico.

È strano che Lovecraft non riconosca quel “senso del cosmico” così evidente nel romanzo L’Accordo Umano come in altri racconti di Algernon Blackwood, che forse Lovecraft non lesse. L’Accordo Umano, romanzo cosmico-fonetico-ebraico-cerimoniale e magico che fu pubblicato da Algernon Blackwood 1910, Lovecraft aveva venti anni all’epoca. Un romanzo, tra l’altro, finora mai tradotto in Italia e che adesso tutti, possono, finalmente apprezzare.



H. P. Lovecraft, così fissato con la pronuncia dei nomi e della fonetica degli dei del suo pantheon sarebbe stato un fan de L’Accordo Umano di Blackwood! Ed è probabile che se Blackwood avesse letto i giusti racconti di Lovecraft non avrebbe potuto non citarli considerando quanto ha scritto nel 1910 ne L’Accordo Umano.


giovedì 15 settembre 2022

TROVATO IL TUMULO DI HPL?

 

Il titolo potrebbe fare pensare ben altro, qui si intende il tumulo geografico, realmente esistente, che Lovecraft prese in prestito per il racconto omonimo scritto per Zelaia Bishop.






Dobbiamo anzitutto sgomberare il campo da equivoci: Joshi ritiene, ed io con lui, che il racconto sia stato interamente scritto da Lovecraft per la sua amica. Sarebbe qui davvero lungo ricordare la storia letteraria di questo testo, scritto nel 1929 e pubblicato solo nel 1940 dopo la morte di Lovecraft grazie agli sforzi di Frank Belknap Long (che era l’agente della Bishop) e di August Derleth, anche se lo faremo in un saggio di prossima uscita.

Il terribile racconto, terribile nel senso che a leggerlo bene si trova un’anima attuale e terrificante, è stato scritto da Lovecraft nel 1929 su un’unica indicazione della Bishop, come confermato da  R.H. Barlow, che battuto ha macchina il manoscritto di Lovecraft nel 1934, e l’indicazione, piuttosto scarna, era:

C'è un tumulo indiano qui vicino, che è infestato da un fantasma senza testa. A volte è una donna.

Da una frase così banale è difficile scrivere qualcosa di non banale ma Lovecraft non solo lo ha fatto, ma lo ha fatto con tale maestria da sconvolgere i lettori anche quasi cento anni dopo. Sconvolgerli perché nel racconto Lovecraft ha creato un mondo su questa banale frase. Un mondo futuristico e terribile, di cui oggi se ne vedono le avvisaglie. Eppure, credetemi, un fantasma senza testa è decisamente un input banale…

Quello che a noi interessa è in questo caso la possibilità che il racconto “Il Tumulo” sia stato ispirato da una precisa località geografica.

Nella contea di Caddo, in Oklahoma, c'è un gruppo di colline rocciose, vere e proprie colline, non tumuli di terra come Cahokia Mounds nell'Illinois, conosciute come Caddo Mounds, vicino alle piccole città di Binger e Hydro. Due di questi in particolare sono stati suggeriti come la fonte definitiva per la leggenda alla base di questo racconto: Ghost Mound e Dead Woman's Mound

I resoconti originali sono scarsi, ma più recenti articoli di giornale forniscono alcune informazioni: il 4 aprile del 1965 esce un articolo intitolato “The Legend of Ghost Mound” a firma di Ferdie J. Deering, sul The Daily Oklahoman, 4 Apr 1965.

 


Qualche anno dopo, il 29 ottobre del 1987 troviamo, sempre su The Daily Oklahomanquesta volta a firma di Jim Etter "White Things, Eerie Noises, Haunt Mound"



Il punto è che H. P. Lovecraft ha fedelmente preso la frase di Zealia ci ha costruito un capolavoro intorno. Per farlo ha certamente attinto da tutte le fonti possibili e forse la descrizione di John Willis, maresciallo degli Stati Uniti e dei suoi cavalieri fantasma, è stata presa da Myths and Legends of Our Own Land (1896) o da un'altra fonte di quell'epoca. Non è impossibile neppure che avesse letto quanto aveva scritto proprio in quegli anni  la residente Laura Cox Brand negli anni trenta su Dead Woman Mound o Dead Woman's Mound e o da altre leggende locali. Certo è che la frase della Bishop a Lovecraft doveva esser sembrata subito piatta e banale, infatti nel testo originale scrive: Ero andato in Oklahoma per rintracciare e mettere in relazione uno dei tanti racconti di fantasmi che circolavano tra i coloni bianchi, ma che aveva una forte conferma indiana e, ne ero sicuro, una fonte indiana originaria. Erano molto curiosi, questi racconti di fantasmi all'aria aperta; e sebbene suonassero piatti e prosaici nella bocca dei bianchi, avevano evidenti segni di collegamento con alcune delle epoche  più ricche ed oscure della mitologia indigena. Tutti erano intessuti attorno ai vasti, solitari tumuli dall'aspetto artificiale nella parte occidentale dello stato, e tutti implicavano apparizioni curiose ed estremamente bizzarre.

Va notato che Lovecraft, avendo già ambientato in Oklahoma “La maledizione di Yig”, doveva sforzarsi di essere coerente con il racconto precedente: Yig riappare (era stato precedentemente menzionato come Niguratl-Yig! in "Il Boia Elettrico", scritto tra "La Maledizione di  Yig" e "Il Tumulo"), così come nonna Compton e Aquila grigia, che finisce per avere un ruolo molto ampio come fonte di tradizioni e leggende locali. Le prime due storie di Lovecraft per Zealia Bishop formano quindi una sorta di mini-miti a sé stanti, anche se il Sognatore di Providence con "Il Tumulo" decise di scrivere qualcosa di molto più ampio e strano rispetto a quanto finora avesse mai fatto.

Diciamo subito che “Il Tumulo" tocca una serie di punti di interesse, troppi per elencarli qui in dettaglio. C’è chi sostiene che il popolo di K'n-Yan sia una permutazione dell'idea dei “Mound-Builders”, una razza che ha preceduto i nativi americani nel continente nordamericano di cui i nativi hanno ereditato le strutture e le rovine. Ora per quanto ad oggi nessuno sa se questa sia la verità è indubbio che The Mound-Builders (1930) di Henry Shetrone asserisce che i nativi americani avessero costruito tumuli come Cahokia e Fort Ancient, anche se tutto ciò fornisce comunque ampio spazio alla fantasia: gli Shonokins di Manly Wade Wellman, che apparvero alcuni decenni dopo su Weird Tales come avversari del detective dell'occulto John Thunstone ne sono un fulgido esempio. Ma da qui ad affermare che l'idea dell'esistenza dei “Mound-Builders” sia un'idea essenzialmente razzista è follia. È un abile stratagemma, voluto o meno, per cancellare ed evitare indagini ulteriori su chi e come sono stati costruiti questi tumuli e le piramidi! Dire che l’idea di base dei “Mound-Builders” serva a minimizzare i risultati e le capacità dei popoli indigeni delle Americhe sostenendo che non avevano le capacità di costruire tali strutture è pura arroganza od ottusità. Oggi nessun serio studioso può affermare con certezza che le piramidi siano state effettivamente erette dagli antichi egiziani, mancandone ogni traccia documentale dell'epoca. Lo spirito di ricerca deve andare avanti e non essere castrato da istanze pseudo razziste. Personalmente credo che “i Tumuli” possano essere stati eretti dai nativi o dagli avi dei nativi stessi, e che vadano  indagati e studiati se aneliamo veramente alla verità, ma se la verità è scomoda o ci fa paura, allora accontentiamoci di una pietosa bugia.

"Il Tumulo" è fondamentale ed incredibile perché in esso il lettore del 2022 trova la cultura di K'n-Yan (che tra l'altro è la civiltà aliena più sviluppata che Lovecraft delineò fino a Alle Montagne della Follia, scritto all'inizio del 1931). Ma c’è molto di più, fermarsi a vedere riferimenti alla saga di Pellucidar di Edgar Rice Burroughs o a quanto si trova scritto in The Decline of the West di Oswald Spengler, è decisamente ottuso. Ne “Il Tumulo” Lovecraft descrive i K'n-Yan come quasi umani (non umani, ma quasi!) il lettore dovrebbe pensare a quanto oggi è in grado di fare la scienza moderna all’essere umano. Siamo in grado di riprogrammare il nostro sistema immunitario con delle istruzioni inviate dall’esterno, siamo in grado di clonare animali e perché no anche tutto il resto del mondo animale, nessuno escluso. Siamo in grado di utilizzare la PNL, di influenzare le menti a livello chimico, siamo in grado i creare esseri umani dove prima sembrava impossibile, insomma la civiltà moderna è molto simile ai K’n-Yan descritti da Lovecraft ne “Il Tumulo”. 

Questi K'n-Yan sono quindi quasi umani… ma saggi, potenti e decadenti. I loro “gruppi affettivi” - composti da maschi e femmine per relazioni essenzialmente libere e poliamorose  – fanno eco con le terribili bambole giapponesi umane, sempre più vicine a delle donne vere che allietano le giornate di facoltosi filantropi asociali. Questi K’n-Yan, non è questo il luogo per trattare l’argomento sembrano usciti dai libri di Harari. Ne “Il Tumulo” li troviamo insulari ma imperialisti; dediti alle necromanzie e alla schiavitù, crudeli e adoranti strani dei alieni. Non mi spingo oltre con i parallelismi con il nostro mondo moderno in cui la schiavitù ha preso un altro nome e in futuro è facile che sia programmata dall’alto, con un’etica, molto simile a quella dei K’n-Yan. I K'n-yan avevano combattuto, conquistato e soggiogato la razza intelligente nelle caverne rosse di Yoth, che in seguito fu allevata per generazioni in bestie da soma... e come una fonte di cibo.

Le bestie o gli gyaa-yothn, mi hanno detto, sono esemplari curiosi, ma soprattutto non pericolosi. La carne che mangiano non è quella delle persone intelligenti della razza padrona, ma soltanto quella della classe speciale degli schiavi che per la maggior parte ha cessato di essere completamente umana, e che è in effetti l’alimento base dei K’n-yan. Loro—o I primi di loro—erano stati ritrovati in uno stato selvaggio tra le rovine ciclopiche del rossatro mondo di Yoth che giace sotto il bluastro mondo di K’n-yan. Quella parte di loro era umana, sembrava abbastanza evidente ; ma gli uomini di scienza non avrebbero mai potuto decidere se fossero effettivamente i discendenti delle esseri passati che avevano vissuto e regnato nelle strane rovine. Il motivo principale per una tale supposizione era il fatto ben noto che gli abitanti scomparsi di Yoth erano un tempo  quadrupedi. Questo lo appresero dai pochissimi manoscritti e dalle incisioni trovate nelle volte di Zin, situata sotto la più grande città in rovina di Yoth. Questi manoscritti affermavano anche che gli esseri di Yoth avevano posseduto l'arte di creare sinteticamente la vita e avevano creato e distrutto diverse razze di animali industriali e da trasporto progettandole [oggi diremmo bioingegnerizzandole] in modo efficiente nel corso della loro storia, per non parlare della creazione e progettazione di chimeriche forme viventi atte esclusivamente a soddisfare il divertimento e per far loro ottenere nuove sensazioni durante il loro lungo periodo di decadenza. Gli esseri di Yoth erano indubbiamente di affiliazione rettiliana, e la maggior parte dei fisiologi di Tsath concordava sul fatto che le attuali bestie erano state decisamente  inclini al rettiliano prima di essere state incrociate con la classe degli schiavi mammiferi di K'n-yan.

Su quanto appena letto si potrebbe scrivere un saggio a se stante. Si percepiscono le dottrine transumaniste odierne, la loro applicazione più sfrenata. Sono evidenti le noie di chi ha raggiunto una vita lunghissima grazie alla scienza e la creazione ad hoc di esseri biologici per attenuare queste noie o paranoie ma mi fermo qui, per adesso. 




Torniamo quindi al più rassicurante (forse) tumulo, geograficamente parlando. Quale è? Ce ne sono solo due in lizza:

Dead Woman Mound e Ghost Mound entrambe formazioni naturali (?) nella contea di Caddo, in Oklahoma, con nomi leggendari che sono state utilizzati come punti di riferimento durante la migrazione occidentale.



La storia di Dead Woman Mound, riguarda un attacco da parte di indiani contro una carovana di coloni. I coloni combatterono arditamente ma essendo in inferiorità numerica perirono. Quando fu chiaro che tutto era perduto, una giovane donna raccolse orologi, anelli e denaro nel suo grembiule. Si arrampicò su un tumulo vicino e nascose gli oggetti di valore in una fessura. Molte persone hanno setacciato Dead Woman Mound ma nessun segno del tesoro - o dell'attacco - è mai stato trovato.

Alcuni locali dicono che il tumulo prende il nome da un misterioso cadavere femminile che è stato trovato da un allevatore e sepolto alla base di questo Tumulo di 522 metri di terra rossa e arenaria. Altri dicono che il tumulo abbia preso il nome dal vicino Dead Woman Creek, che passa sotto la vecchia Route 66. Ah, nessuno sa perché il fiume Dead Woman Creek si chiami comunque così.

Se vuoi provare a vedere personalmente se questo è il tumulo della storia di Lovecraft, sotto il quale si annidano i degenerati K'n-Yan, queste sono le coordinate: Latitudine 35.4025, Longitudine-98.61306.




L'altro tumulo si chiama Ghost Mound e, come puoi immaginare, pare sia infestato dai fantasmi. Lo spettro in questo caso è un fantasma femminile che a volte appare senza testa. Ghost Mound potrebbe essere stato l'ispirazione alla base della novella che H.P. Lovecraft ha scritto per conto di Zelia Bishop.

Se vuoi provare ad arrivare dai degenerati K'n-Yan o a persino a Yoth questa sembra essere la strada più corta (forse): coordinate Latitudine 35.4025, Longitudine-98.50444.

 


 

mercoledì 4 maggio 2022

 

Cthulhu Codici & Curiosità

 

“Loro adoravano, così dicevano, I Grandi Antichi che vivevano eoni prima della venuta dell’uomo e che giunsero dal cielo sulla giovane terra. Questi Grandi Antichi ormai sono andati, scomparsi dentro la terra e sotto il mare; ma i loro cadaveri avevano raccontato i loro segreti in sogno ai primi uomini, che formarono un culto che non era mai morto. Questo era quel culto, e i prigionieri dicevano che era sempre esistito e sarebbe sempre esistito, nascosto in distese lontane e luoghi oscuri in tutto il mondo fino al tempo in cui il grande sacerdote Cthulhu, nella sua casa oscura nella potente città di R'lyeh sotto le acque, sarebbe emerso e avrebbe ripreso il dominio sulla terra. Un giorno sarebbe tornato, quando le stelle sarebbero state al punto giusto, e il segreto culto in attesa lo avrebbe infine liberato.”

– H. P. Lovecraft, The Call of Cthulhu (1928, Weird Tales, Vol. 11, No. 2).

 

Al giorno d’oggi gente di tutte le età conosce ormai i Miti di Cthulhu. Dall’ultra sessantenne che ne ha letto nei primi racconti di H.P. Lovecraft mai tradotti in italia al teenager che ne apprezza i videogiochi. Ci sono poi I cinefili e I collezionisti, gli amanti delle espressioni artistiche e dei giochi da tavolo ispirati al mondo creato, oltre cento anni fa, da H. P. Lovecraft e ci sono anche gli esosteristi o gli storici che hanno studiato, e continuano a farlo, l’influenza della cosmogonia e della mitopoiesi lovecraftiana sulla narrativa e sul moderno occultismo e sulla magia cerimoniale. Se ciò vi sembra esagerato, sono certo che abbiate sentito nominare il Necronomicon, un linro proibito, uno pseudobiblion che non trova pace e continua ad apparire quà e là in tutto il mondo adesso anche in vendita su Amazon o su eBay, adesso prodotto dalle case editrici adesso prodotto da oscuri artigiani a prezzi da capogiro. Personalmente ho studiato Lovecraft in lungo e in largo per oltre venti anni, ho scritto decine di libri sull’argomento, alcuni scomodi perchè distruggevano la figura oscura e cupa che si è venuta a creare in Italia sulla scorta del libro di Michel Thomas, più noto come Michel Houellebecq di cui qui ometterò il titolo in quanto si tratta di un libro fuorviante in cui il lettore potrà trovare l’autore francese e non certo H. P. Lovecraft. Dicevo dopo anni di scavo, di collaborazioni internazioni, ho cominciato anche a far sostituire nella vulgata popolare quell’ignobile appellativo, e quanto mai lontano dalla verità, “il Solitario di Providence” con “Il Sognatore di Providence” in quanto H. P Lovecraft non era un solitario, aveva una rete di amici invidiabile, con il suo scmabio epistolare—uno dei più ampi al mondo—gestiva una sorta di social network ante litteram, amava il sole, il mare e sognava di andare a Cuba e a Rio de Janeiro. E tante, tante altre cose che il povero Houellebecq forse non ha mai sognato. Per riferimenti vi prego di consultare www.claudiofoti.com detto questo c’è anche un altro aspetto di Lovecraft che non deve essere noto, quello della sua conoscenza magica. È indubbio che il Sognatore di Providence fosse a conoscenza di varie dottrine occulte e di codici usati in questa particolare branca della letteratura. Nel suo racconto “The Case of Charles Dexter Ward”, menziona senza esitazioni numerosi e famosi libri esotrici e grimori come  il Turba Philosophorum, lo Zohar, l’Ars Magna et Ultima di Ramon Lull ed altri, mostrando tra l’altro una notevole conoscenza della stregoneria tradizionale e dell’astrologia.

Quindi, prestando attenzione a questo importante dettaglio, desidero mostrarvi qualcosa di molto interessante sulla famosa frase nell'esotico "linguaggio r'lyehiano" che è più legato a CTHULHU:

 

«Ph’nglui mlgw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah’nagl fhtagn »

Che tradotto in inglese da Lovecraft sarebbe:

«Nella sua casa a R’lyeh il morto Cthulhu aspetta dormiente».

 

Bene, il fatto è che, se scriviamo queste frasi in inglese fianco a fianco, vedremo che entrambe hanno esattamente la stessa quantità di lettere, sia se contiamo solo le lettere:

 

PhngluiMglwnafhCthulhuRlyehWgahnaglFhtagn = 41

InHisHouseAtRlyehDeadCthulhuWaitsDreaming = 41

 

Sia se continamo le lettere, gli spazi tra di loro e gli apostrofi:

 

Ph'nglui_mglw'nafh_Cthulhu_R'lyeh_wgah'nagl_fhtagn = 50

In_his_House_at_R'lyeh_dead_Cthulhu_waits_dreaming = 50

 

Mi sembra una coincidenza curiosa, ben più di una coincidenza in effetti. Lovecraft avrebbe scritto queste due frasi con lo stesso quantitativo di lettere o caratteri casualmente? Anche se fosse così, e personalmente non lo credo, sono convinto che ci sia dell’altro, che Lovecraft volesse nascondere qualcosa dietro un codice. E ricercando troviamo che:

 

1)     Nella Gematria Ebraica il numero 41 è associate al valore di HUL ("ct<HUL<hu"), che significa “terrore”. Questo termine si trova nel Quinti Pentacolo di Marte, nella Grande Chiave di Salomone che ne ha anche l’immagine dello Scorpione:

 


  

Scorpione… tutto sommato un animale non troppo lontano da Cthulhu in quanto nell’astrologia babilonese, Marte era chiamato Nergal, ed era il dio della pestilenza e del mondo ctonio. E lo Scorpione è tradizionalmente connesso con l’elemento Acqua e con il mondo ctonio.

 

2) il numero 50 è il valore gematrico della lettera Nun, associata con il segno dello Scorpione (ancora!) e con il Tredicesimo Arcano dei Tarocchi “Morte”. Sia questo Arcano che il segno sono connessi profondamente con il mistero della Vita-Morte-Rinascita e agli importanti animali simbolici come Serpente (Forza Vitale), lo Scorpione (veleno) e il Pesce (Acqua Materna), l’Aquila (Sole e Fuoco) e la Fenice (Rinascita dalle ceneri). Altra corrispondenza tra Nun/Scorpione è la Kundalini, il selvaggio serpent che giace dormiente nel Chakra della Radice in attesa di essere svegliato …

 

“La maledicano quelli che maledicono il giorno, quelli esperti nell'evocare Leviathan.” (Giobbe 3:8)

 

Che altro dire sul nome Cthulhu che non sia stato già detto? Basti forse evidenziare che è un nome “curioso”. Non so spiegare esattamente come, ma non vi sembra essere stranamente familiare e misterioso? Sono innumerevoli le teorie per il nome Cthulhu, e tutte sembrano corroborare la visione di Lovecraft di questo essere immaginario (?), assolutamente terrificante e ripugnante. Inoltre, i chiari dettami fonetici specificati da Lovecraft su come dovrebbe essere pronunciato il nome (Clulu, Khlûl<hloo, ecc.) sembrano supportare queste teorie:

 

1) La teoria secondo cui l’origine del nome CTHULHU che ho trovato molto intrigante è che deriverebbe dalla parola greca χθόνιος [chthonios], che significa "sotto la terra ", da χθών (chthôn) significante"earth".

 

2) Secondo alcune fonti, KETUL<HU ( כתול הוא ) significa "colui che è imprigionato" in aramaico. Non sono riuscito a trovare conferma, ma in ebraico KHATUL ( חתול ) può significare sia "bendare" o "legare" entrambi termini che possono essere associate all’immagine di essere imprigionati. Inoltre, HU ( הוא ) significa "lui", quindi forse si è sulla strada giusta. Un ulteriore studio mi ha fatto scoprire che nella gematria ebraica KHATUL è composto da 8+400+6+30 = 444 che è il valore di un altro termine מקדש mqdš ("Il Santuario " equivale forse a R'lyeh?) e la parola דמשק dmšq (Damascus = secondo la narrativa di Lovecraft, è il luogo dove Abdul Alhazred visse e scrisse il Necronomicon). Possiamo per tanto dire che queste informazioni siano per lo meno curiose se non interessanti vista la connessione che sembrano creare con vari aspetti dei Miti di Cthulhu?  Insomma anche la curiosa ripetizione dello stesso numero ricorda il famoso 666. Oh e tra l’altro il sistema numerale su cui era basato l’antico alfabeto Greco  chiamato Isopsephia, convertirebbe il “Necronomicon” (Νεκρονοικον) nel numero 555.

 

3) Nel Corano, surâ 25 verse 29, Satan viene chiamato _ و__ khadhula ('khazoola'), che significa, un "disertore" o "abbandonato" per l'uomo. In un certo senso, questo potrebbe essere rappresentato dall'adorazione di Cthulhu da parte degli umani, che alla fine scatenano la propria dannazione.

 

4) Nella Mitologia Babilonese uno degli undici mostri creati da Tiamat per distuggere Marduk era chiamato KULULLU, l’Uomo-Pesce. Tra l’altro foneticamente assomiglia molto alla pronuncia di Lovecraft, ci teneva molto a questa cosa, del nome CTHULHU come "Clooloo" e "Khlûl<hloo".

5) Molti sanno che esiste anche il Necronomicon di Simon in cui c’è scritto che il termine sumero KUTU significa CUTHA, l’antica città sacra di Nergal, il dio della guerra, della peste e dell’oltremondo, mentre LU significa Uomo. Secondo alcuni "KUTULU" è il modo corretto di indicare l’Uomo di CUTHA, secondo altri no.

6) Nella mitologia Hawaiana, KANALOA (Tangaroa in Maori) è il Dio Seppia dell’oceano che, è indubbio, assomiglia molto a CTHULHU. Secondo Huna, KANALOA è il dio della Mana Loa, la grnade energia della forza vitale.

7) Nella Mitologia Polinesiana, KUTUN è il grande dio del mare che vive nella barriera coralline e nella laguna.

C'è un'altra cosa che vorrei menzionare qui, che è correlata al Segno dell'Antico. L'ho trovato su un breve ma molto interessante articolo di Ryan Parker, intitolato The "Elder Sign" and its Occult Associations in Arab Magic (2010). Questa è un'immagine del segno dell'antico, ideata e disegnata per la prima volta dallo stesso Lovecraft:



Questo simbolo sembra essere del tutto sconosciuto agli occultisti occidentali. Tuttavia, è facilmente riconoscibile come un simbolo relativamente comune nelle tradizioni magiche arabe. Sembra essere uno dei 28 grafemi attribuiti al medico turco Diagoridos del I secolo (سوديروقسيد).  Il simbolo divenne più popolare nelle tradizioni occulte arabe a metà del IX secolo a causa della sua inclusione nel testo Shuq al Mastaham Fi Ma’arifat Rumuz al Aqlaam di Ibn Wahshiyya (ةيشحو نبا). Wahshiyya è famoso per i suoi contributi al grimorio arabo conosciuto in Occidente come Picatrix, che ha realizzato tramite il suo testo Kitab[1] al Falaha al Nabatiyya.  È anche famoso per aver decifrato molti geroglifici egizi secoli prima che si verificasse una svolta simile in Occidente.

Di seguito è riportato un riepilogo delle associazioni esoteriche del Segno Antico basato sugli scritti di Wahshiyya e integrato con materiale aggiuntivo, principalmente da Ibn ‘Arabi (يبرع نبا).  Si spera che questo possa fornire alcune informazioni sul significato e l'uso di questo simbolo all'interno delle tradizioni magiche arabe, e forse per estensione, la magia dei miti di Cthulhu:

Il nome della lettera è “Zai” (ياز)

It is a Solar Grapheme [huruf ash-shams (سمشلا فورح)]

Il suo valore numerico 7 (٧)

È associate con la diciannovesima casa lunare [manzil (لزنم)] chiamata “Il Pungiglione” [ash-shaula (ء(وشلا)]

Il suo segno zodiacale è lo Scorpione [burj al ‘aqrab (برقعلا جرب)]

Il Nome divino ad esso associato è “Il Vivente” [al Hayy (يحلا)]

È associato terrestrialmente con l’elemento Acqua e celestialmente con l’Aria.

Ricapitolando secondo Parker nella tradizione magica araba erano usati molti cifre per scrivere l’alfabeto arabo. Uno di questi era chiamato "Tree Cipher", dato che i suoi simboli ricordavano alberi con i rami:



Come potete vedere dal disegno la lettera evidenziata è Zai ( ز). Ed ha l’esatta forma del Lovecraftiano Segno degli Antichi. Nella magia araba questa lettera ha il valore di 7 (come sono 7 le lettere in "CTHULHU"), ed è connessa con la Diciannovesima casa lunare chiamata ash.Shaula ( ء____ ا), "Il Pungiglione ". La sua attribuzione zodiacale è evidentemente il segno dello Scorpione, e il suo nome divino è al.Hayy (___ ا), "Il Vvivente ". Abbiamo visto in precedenza un'altra connessione molto specifica con uno Scorpione, in particolare con il Quinto Pantacolo di Marte nella Chiave Maggiore di Salomone e la sua parola "HUL" che significa "Terrore". In questo caso, però, è molto più significativo, in quanto il periodo in cui la Luna nella sua Diciannovesima Casa, da 21°15' Scorpione a 4°17' Sag., è, secondo il Picatrix, un tempo specifico in cui i possono essere fatti talismani per rilasciare schiavi, consetire ai prigionieri di scappare, per assediare le città  e i villaggi, e per affondare le navi. Nel sistema vedico di astrologia (oggi indiano) la diciannovesima casa lunare si chiama Moola, "il Tetto " o "Il Nucleo ". è astrologicamente governata da Ketu, La coda del Drago (Nodo Lunare Sud), che ha una natura spirituale selvaggia e distruttiva. È presediuto dalla divinità Nirriti ("calamità"), la dea della distruzione e della dissoluzione.

 

Cthulhu: Il Vivente che giace morto, ma dormiente, sotto le acque degli Inferi.


"Iä! Iä! Cthulhu fhtagn!"

www.claudiofoti.com



[1] Kitab significa semplicemente “libro”.