LO STRANO TRIANGOLO
LOVECRAFT-JACKSON-BRAITHWAITE 1/3
Riflessioni di vario genere sui versi insoliti prevalenti in quest’epoca mi portano a menzionare un nuovo bardo il cui lavoro non ho ancora esaminato, ma la cui poesia è stata recensita dal signor William Stanley Braithwaite in un recente numero del “Boston Transcript” Scrive H. P. Lovecraft ai Kleicomolo.
Siamo nel 1917 e William Stanley Braithwaite, quasi quaranta anni scriveva per il Boston Transcript da almeno dodici e in quell’anno avrebbe pubblicato la sua quarta antologia annuale di “Magazine Verse” pur essendo uno scrittore di colore. In tutta la vita Braithwaite subì discriminazioni per il colore della sua pelle ma anche sperticati elogi per il suo lavoro come poeta, critico ed editore. In quello stesso anno, il 1917, H. P. Lovecraft aveva 27 anni ed era appena emerso dalle macerie della sua vita familiare, grazie al Giornalismo Amatoriale dove convogliò—grazie a Cook—i suoi scritti, i suoi componimenti poetici e le sue critiche letterarie, sia via lettera sia recandosi di persona alle convention.
Nessuno sa come e quando Lovecraft conobbe Braithwaite quello che è certo è che lo cita per la prima volta in una lettera del 1916 riguardante The Poetry Review of America e sembra che Braithwaite abbia sentito parlare di Lovecraft solo nel 1921 riguardo alcuni poemi collegati a Winifred Virginia Jackson che furono pubblicati su The Conservative la rivista diretta da Lovecraft. Vedremo nel saggio prossimamente alle stampe come Winifred Virginia Jackson fu il collegamento tra i due, anzi in Howard Phillips Lovecraft & Winifred Virginia Jackson scopriremo ben altro!
Per quel che qui ci riguarda Lovecraft e Braithwaite non si conobbero mai di persona cosa curiosa in quanto a legarli non era solo la splendida Winifred ma anche Clark Ashton Smith e George Sterling che frequentavano gli stessi circoli letterari, quindi allo stato sappiamo che Lovecraft e Braithwaite si scambiarono solo qualche lettera… lettere quasi tutte purtroppo scomparse. Scomparse come quelle tra Lovecraft e la Jackson (lei gli chiedeva di bruciarle subito dopo averle lette) un po’ come i messaggi odierni di Whatsapp o di Telegram, ma questi sono argomenti che analizzeremo nel saggio. Tornando a Braithwaite e al fatto che fosse di colore troviamo da più parti scritto che era difficile giudicare la razza da una foto in bianco e nero sui giornali dell’epoca. Così come alcuni studiosi ritengono, anche se non lo crediamo, che Lovecraft apprese solo in seguito che Braithwaite non fosse bianco. Siamo nel 1918 quando, aprendo un giornale Lovecraft apprese che William Stanley Braithwaite aveva vinto la Springarn medal—un premio annuale per gli Afro Americani. Quanto scrisse privatamente a Rehinhart Kleiner il 5 maggio di quello stesso anno fu la sua lettera più virulenta e razzista.
Parlando di critici di poesia—non mi sono ancora ripreso dallo shock che il giornale mi ha dato la scorsa notte! Alla First Baptist Church in questa città, venerdì sera, si è tenuta la cerimonia annuale del premio “Spingarn Medal”, che viene assegnate a un membro della razza nera che ottiene il miglior successo in qualsiasi campo di elevato o onorevole impegno umano durante l'anno. A questi esercizi impressionanti, il Gov. Beeckman del Rhode Island ha premiato con grazia il distintivo della supremazia africana al poeta, critico ed editore letterario di Boston: William Stanley Braithwaite !!!!!!!!!!!! Pensaci - masticalo - lascia che penetri nella tua coscienza stupita e oltraggiata - il grande dittatore di Transcript, il piccolo zar della Poetry Review, è un nero, un meticcio, una semi-scimmia! —Sì, dei—sospiro—non posso dire di più! Aiutatemi, voi elfi e demoni benigni dell’ anticlimax! Così, questo è il tizio che ha tenuto i destini del nascente Milton nella sua mano fuligginosa; questo è il saggio che ha posto il sigillo della sua approvazione sul vers libre e sull'amylowellismo: un miserabile mulatto! Pensare agli anni in cui ho preso sul serio questo nero, leggendo i suoi testi critici come se fosse un bostoniano e un uomo bianco! Potrei prendermi a calci! L'immagine di William è stampata nel Bulletin accanto alla notizia, e dalla somiglianza data non posso dedurre alcun segno visibile del suo sangue nero. Un paio di baffi pesanti ricadono su quelle che potrebbero essere spesse labbra negroidi. Ma dopotutto ... suppongo che abbia solo una leggera macchia della bestia. Nessun nero più nero di un mendicante potrebbe mai raggiungere il livello intellettuale che ha senza dubbio raggiunto. Non sto minimizzando ciò che il tizio sa, ma penso che sia mostruoso di cattivo gusto al Transcript imporre un nero ai suoi lettori letterari!
Va ricordato che questa lettera privata viene scritta nel periodo in cui in America c’erano le leggi razziali. Il razzismo negli Stati Uniti d'America nacque fin dall'epoca coloniale. I privilegi e i diritti dati ai bianchi americani, erano negati ai nativi americani, agli afroamericani, agli asioamericani e agli ispanici sudamericani. Agli statunitensi di origine europea, in particolare ai ricchi protestanti anglosassoni, vennero concessi privilegi esclusivi in materia d'istruzione, immigrazione, diritto di voto, cittadinanza, acquisizione dei terreni e procedimenti penali per un periodo di tempo che va dal XVII secolo fino agli anni sessanta del XX secolo. Quindi Lovecraft è figlio di quell’epoca e anzi scrisse questa lettera privatamente e pubblicamente non diede mai alcun accenno razziale come invece faceva il mondo intorno a lui. In quel periodo infatti anche gli immigrati europei non protestanti irlandesi, polacchi e italiani subirono, all'interno della società statunitense, un'emarginazione xenofoba ed altre forme di discriminazione basate sull'etnia e, almeno fino ad un certo periodo, non vennero neppure considerati come degli autentici bianchi.
Quindi tornando alla lettera in questione, che ricordo era una lettera privata, pare evidente come Lovecraft fosse convinto—insieme alla cultura americana dell’epoca—che la razza nera non fosse al livello di quella bianca. Detto questo, nonostante tutto il razzismo presente in questo stralcio di lettera, c'è motivo di pensare che almeno parte dell'indignazione di Lovecraft sia un'iperbole: il riferimento al vers libre (verso libero, poesia che non segue le regole convenzionali della rima o del metro) e “amylowellismo” (Amy Lowell era una nota sostenitrice del verso libero) riflette i pregiudizi poetici di Lovecraft piuttosto che i suoi pregiudizi razziali, ma questo immagino sia chiaro solo a coloro che masticano tali argomenti di critica letteraria.
Nella lettera il razzismo di Lovecraft è netto e sebbene ci siano poche menzioni di Braithwaite nella sua corrispondenza, ha sentito il bisogno di ri-scrivere questo suo astio anche ad altri stretti corrispondenti definendo il critico letterario “il nero Bill Braithwaite" o, “quell'eminente critico moro William Stanley Braithwaite” (Letters to Family & Family Friends) e “nero Braithwaite” (Letters to Maurice W. Moe). Non è confortante ricordare che un simile sentimento razzista era a quell’epoca condiviso da molti altri, come Agatha Christie “Ten Little Niggers” questo il titolo originale di “Dieci Piccoli Indiani”, Jack London o H. L. Mencken che in una lettera del 1919 a George Sterling fece riferimento a “The Braithwaite coon” (From Baltimora to Bohemia) e così via. Quello che va notato è che Lovecraft scrisse questa lettera carica di insulti razzisti a un suo amico e che era una lettera privata, non pubblica, epiteti riservati alla sua famiglia e gli amici più stretti nelle rare occasioni in cui Braithwaite apparve nella sua corrispondenza. Erano lettere private, non mi stancherò mai di dirlo, che mai Lovecraft immaginava potessero essere rese pubbliche, questo il lettore di oggi probabilmente lo dimentica un po’ troppo spesso. Sarebbe un po’ come se oggi venissero rese pubbliche le chat di whatsapp private... chissà cosa troveremmo…
CONTINUA…